12/7/2007 ore: 11:25

"Lettera" Welfare e sviluppo (L.Angeletti)

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    giovedì 12 luglio 2007

    Pagina 4 - Economia
      la lettera

      Welfare e sviluppo
      la nuova frontiera
        Non è riformista ridurre il debito usando i contributi dei lavoratori invece delle tasse evase

        Luigi Angeletti

        Caro direttore,

        credo che la proposta di Walter Veltroni per un nuovo Patto fra le generazioni meriti grande attenzione. La vera emergenza sociale per il nostro Paese è la mancanza di senso del futuro per milioni di giovani. La perdita di competitività in un mercato globale ha determinato lo spostamento all´estero di molti centri decisionali e di ricerca verso i quali finiscono per emigrare anche i nostri migliori giovani. Un uso strumentale della flessibilità ha generato, per la prima volta dal dopoguerra, una condizione materiale per i figli peggiore di quella dei padri. Servirebbe, quindi, un vero patto per lo sviluppo più che un patto intergenerazionale, perché la ricchezza da distribuire va accresciuta e non semplicemente spostata.

        In questo quadro, l´idea che una nuova riforma delle pensioni possa rappresentare la soluzione a tali problematiche, secondo noi è sbagliata. Non è vero che il nostro sistema previdenziale sottrae risorse pubbliche. Esso è in equilibrio finanziario e le entrate dei contributi superano le uscite per erogazione di pensioni. E così sarà per i prossimi anni. In più, oggi, l´età effettiva media di pensionamento è già di 60,4 anni secondo i dati Eurostat: si va in pensione più tardi rispetto a quanto previsto dalla legge. Dovendo immaginare una progressiva permanenza al lavoro, perché allora non utilizzare lo strumento degli incentivi, aumentando così la libertà delle persone e consentendo a tutti quelli che non possono restare al lavoro di andarsene?

        Il vero problema è che i giovani di oggi avranno, domani, pensioni più povere. Quindi avremo un sistema previdenziale sempre più sostenibile dal punto di vista finanziario e sempre meno dal punto di vista sociale. Eppure l´intenzione di applicare coefficienti di trasformazione "peraltro sbagliati" che avrebbe l´effetto di ridurre ulteriormente queste pensioni, è stata l´unica idea espressa da alcuni politici e uomini di governo.

        Ha senso, dunque, far andare in pensione più tardi i padri sperando di risparmiare risorse per dare lavoro ai figli?

        Quel che è certo è che va costruito un nuovo welfare che accompagni i giovani nella loro esperienza lavorativa. Uno stato sociale che non li lasci soli quando perdono un lavoro e devono cercarne un altro, possibilmente migliore. Gli ultimi provvedimenti di questo Governo, voluti e condivisi dai sindacati, vanno verso questa direzione. Ma non basta. Le buone politiche giovanili sono quelle che scaturiscono dalle buone politiche economiche. Non sono solo le leggi che generano buona occupazione; sono le scelte economiche che gettano le basi per ridurre la precarietà e per dare slancio allo sviluppo. Bisogna puntare sulla crescita, fare investimenti in ricerca e infrastrutture materiali e immateriali, accentuare i processi di liberalizzazione, rendere capillari i percorsi formativi. In ogni Paese civile, le risorse finanziarie per far ciò provengono dalla tassazione e non dai contributi. Ma è veramente da riformisti pensare di utilizzare i contributi dei lavoratori dipendenti, in sostituzione delle tasse evase, per ridurre il debito e finanziare lo stato sociale? Noi pensiamo di no. Serve un vero patto per la crescita e l´equità.
      L´ autore è il segretario
      generale Uil

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