"LaBarca 3" Due fratelli e due verità
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venerdì 23 dicembre 2005
Pagina 5 - Primo Piano
IL LEASING CONTESTATO - A NOME DEL CANTIERE, DAVID DI VEROLI SMENTISCE QUEL CHE HA DETTO ALLA «STAMPA» CESARE
Sulla barca di D’Alema due fratelli e due verità
ROMA Due fratelli, due opposte versioni sul leasing per la barca di Massimo D’Alema. Ieri David Di Veroli ha smentito quanto aveva raccontato alla Stampa, in una intervista, il responsabile amministrativo della Base Nautica Stella Polare di Fiumicino, Cesare Di Veroli. Sarebbe stato proprio il cantiere del celebre Ikarus II, di cui il presidente Ds è armatore insieme con altri soci, a orientare la scelta verso la Banca popolare italiana di Fiorani. Insomma, D’Alema non era andato in cerca di favori ma si era limitato ad apporre la firma sotto il contratto.
In un comunicato diffuso di prima mattina e firmato nella veste di rappresentante della società Stella Polare, David Di Veroli sostiene che «la società di leasing scelta dall’on. D’Alema è stata da me direttamente consigliata, visti i pregressi buoni rapporti instaurati con la finanziaria stessa che ha finanziato altre volte armatori che ci avevano commissionato costruzioni di barche nuove».
Sostiene ancora Di Veroli (David) che la società di leasing in questione era «tra le poche ad avere condizioni vantaggiose e a finanziare la barca, anche se non ancora finita». Per questo era stata utilizzata dal cantiere Stella Polare negli anni 2000-2004, quelli in cui D’Alema aveva stipulato il suo leasing. Se si crede a questa ricostruzione, la Base Nautica ebbe un conto presso la banca di Fiorani nel 2001 e nel 2002, mentre con il Monte dei Paschi di Siena ha iniziato a lavorare «da soli sei mesi».
Dopo questa «strambata» del cantiere, la Direzione della Stampa ha diffuso una nota in cui si comunica che il redattore autore dell’articolo, «come risulta dal testo pubblicato, ha parlato col signor Cesare Di Veroli, fratello di David, autore della smentita. Il signor Cesare Di Veroli si è qualificato come amministratore della società. Le sue dichiarazioni sono registrate e a disposizione dei suoi soci e dell’on. D’Alema».
Nell’intervista al nostro giornale Di Veroli (Cesare) sosteneva che «non siamo stati noi a chiedere a Massimo D’Alema di aprire un conto alla Bpi.
Perché mai avremmo dovuto consigliare una banca con la quale non abbiamo mai lavorato, visto che da anni abbiamo i nostri istituti di fiducia verso i quali indirizzare la clientela?». Nell’intervista si sottolineava inoltre che «non è nostra abitudine dare indicazioni», in quanto «facciamo avere al cliente la documentazione delle banche che offrono denaro alle condizioni più favorevoli, senza indicare alcuna preferenza».
Per spiegare la contraddizione col fratello, David Di Veroli informa che Cesare «è in forza presso l’ufficio amministrativo soltanto dal mese di gennaio 2005». In altre parole, era inconsapevole.
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