(Del 13/7/2002 Sezione: interni Pag. 7)
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«IL RUOLO DIVERSO DELLA CGIL E DEI DS NON DIVENGA SCONTRO IDEOLOGICO» |
«L´intransigenza porta alla sconfitta elettorale» |
D´Alema critica Cofferati che assicura: voglio un grande Ulivo non un nuovo partito |
ROMA Giovedì Sergio Cofferati ha siglato un armistizio con i Ds. Ma quanto durerà la tregua? E´ probabile che non riuscirà a sopravvivere al prossimo autunno. Già ieri Massimo D´Alema, pur non drammatizzando i contrasti che dividono la Quercia e la Cgil, ha lanciato più di un avvertimento all´indirizzo del leader sindacale. A San Miniato, per un seminario organizzato dalla Fondazione Italianieuropei, il presidente diessino ha ammonito: «La cultura della cosiddetta intransigenza, che considera l´avanzare proposte come un pericoloso cedimento al nemico di classe, è avversaria del riformismo come di qualsiasi possibilità di rivincita e di alternativa di governo». Una critica alla strategia fin qui tenuta dal segretario della Cgil. Come a dire: attenzione perché è una linea che può portare solo alla sconfitta. E ancora: «Non si vince la sfida della competitività - ha avvertito D´Alema - nel nome di una sola parte sociale, occorre un discorso più ampio che sappia parlare a un blocco sociale». Dunque, nonostante i duellanti abbiano ufficialmente deposto le armi per un breve periodo di tregua, la tentazione di tirare di fioretto rimane. A Cofferati, che nei giorni scorsi lamentava la sottovalutazione, da parte dei Ds, della gravità del Patto per l´Italia, e che dipingeva la rottura sindacale quasi come irreversibile, il presidente della Quercia ha replicato indirettamente con queste parole: «Il vero problema non è il giudizio sul patto, che è negativo, ma come rispondere. E´ necessario - si è chiesto a questo punto D´Alema - radicalizzare la divisione sindacale che si è creata, oppure bisogna mettere in campo una piattaforma che possa contribuire alla costruzione di un blocco sociale e di un sistema di alleanze capace di attrarre anche una parte del mondo dell´impresa, e di essere terreno, anche se non nell´immediato, di una ricomposizione del processo di unità sindacale? Questo è il problema vero della discussione». Dunque, un´altra critica al Cinese. Ma la Cgil non sembra curarsene troppo. Il leader in carica assicurava che «l´idea di un partito del lavoro è morta con la nascita del sindacato nel 1906, io vorrei un grande Ulivo, non un nuovo partito». E, su un altro fronte, il futuro segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, dichiarava: «Con il patto voluto dal governo si crea una generazione senza diritti». Ricevendo così la replica piccata del leader della Uil Luigi Angeletti: «Si tratta di una bugia e di una mistificazione, e di una fredda e misurata provocazione». Comunque, nonostante le divergenze e le polemiche a distanza, il presidente della Quercia ha cercato anche di non drammatizzare le differenze di vedute strategiche tra lui e il Cinese. «Sarebbe sbagliato - ha affermato - vedere queste due visioni come due diverse alternative politiche, perché c´è anche una diversità di ruoli tra chi rappresenta una parte della società e chi, invece, partito o schieramento politico, deve necessariamente lavorare alla costruzione di un blocco sociale. L´importante è che la diversità di ruoli non venga interpretata o non degeneri in conflitto politico-ideologico, ma venga vissuta come una positiva divisione del lavoro nel quadro di una battaglia d´opposizione che sappia usare gli strumenti della lotta e quindi della forza, ma al tempo stesso debba saper usare anche gli strumenti non della trattativa, come scrive qualche sciocco, bensì della proposta». Nessuna drammatizzazione, quindi, ma anche l´ennesimo avvertimento a Cofferati: che il Cinese non pensi di trasformare i Ds in una sorta di cinghia di trasmissione della Cgil e non creda di fare politica attraverso il sindacato. Ma se Cofferati, il suo carisma e la sua forza, mettono in difficoltà la dirigenza della Quercia, è anche vero che il ruolo che, volente o nolente, gioca in questo periodo il numero uno della Cgil comporta un problema anche per Rutelli, che tenta di mantenere la leadership dell´Ulivo ma che vede farsi sempre più ampio il consenso politico intorno al Cinese. «Cofferati - ha detto ieri il presidente della Margherita - fa il suo mestiere, noi il nostro. Comunque, spero che quando sarà, lui farà parte della squadra, che sarà uno dei dirigenti più importanti dell´Ulivo». Un modo per lasciar intendere al Cinese che, se vorrà, la porta del centrosinistra per lui è aperta, ma che sarà uno tra i tanti leader. Un modo, insomma, per cooptarlo, mettergli le briglie, e continuare a tenere in mano le chiavi di casa dell´Ulivo senza dovergliele consegnare. Ma questa strada, con Cofferati, offrendogli incarichi e seggi, l´hanno già tentata i Ds. Senza successo.
m. t. m. |
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