Rapporto Monti sulla concorrenza. Decreto legislativo La Loggia sulla competenza concorrente fra stato e regioni. E, sullo sfondo, l'eterna vicenda della riforma organica delle libere professioni. Sono mesi caldi, questi, per il Cup, il Comitato unitario permanente degli ordini e dei collegi professionali, chiamato a salvaguardare, come spesso accaduto nel corso delle ultime due legislature, il ruolo e l'identità delle professioni intellettuali italiane, mettendole al riparo dagli attacchi di quanti in esse individuano un freno alla libera concorrenza. Sforzandosi, però, di far emergere con chiarezza gli intenti riformatori che ispirano le scelte politiche dell'organizzazione. ´Non ci appartengono logiche corporative, non facciamo battaglie di retroguardia', afferma Raffaele Sirica, che del Cup è presidente da quasi due anni. ´I primi a sollecitare una riforma dell'intero comparto delle libere professioni italiane', spiega Sirica, ´siamo proprio noi. Siamo noi per primi a volere in tempi rapidi una riforma giusta, moderna ed equilibrata. In questi anni abbiamo ampiamente dimostrato ai nostri interlocutori che i professionisti non sono affatto un indistinto coacervo di interessi privati ma un pilastro del sistema-Italia, un elemento insostituibile in ogni possibile processo di modernizzazione del paese'. Domanda. Eppure, presidente Sirica, sul modello ordinistico proprio negli ultimi anni sono piovute accuse esplicite. I vostri detrattori affermano che gli ordini costituiscono un freno insormontabile alla libera concorrenza e all'affermarsi di logiche di mercato nel mondo del lavoro.
Risposta. A dire il vero questo è un punto di vista che ha avuto dei sostenitori soprattutto in passato, quando si tentò di far passare l'idea secondo la quale lo smantellamento degli ordini professionali avrebbe comportato, miracolosamente, maggiori opportunità di lavoro per le giovani generazioni. Come se gli ordini esistessero per difendere privilegi e interessi di parte e non quelli di stato e cittadini. Lo slogan era: ´Ordini uguale conservazione'. La reazione del Cup a quegli attacchi è stata vigorosa. Nessuno parla più di eliminazione degli ordini professionali. Oggi il dibattito su questa materia muove da presupposti radicalmente diversi, riassumibili, grosso modo, in questi termini: le professioni sono una risorsa irrinunciabile, da riformare per garantirne la permanenza in un contesto socio-economico, nazionale e internazionale in continua evoluzione. Un salto di qualità nella discussione che è frutto soprattutto della nostra caparbietà. Nella battaglia degli scorsi anni ci siamo forgiati, acquisendo sul campo una maggiore consapevolezza delle nostre grandi potenzialità.
D. Potenzialità tanto grandi che qualcuno ha addirittura auspicato la nascita di un partito dei professionisti. Crede sia un'ipotesi percorribile?
R. Non credo che in Italia ci sia penuria di partiti. Ma quella resta comunque una provocazione utile per porre con coraggio il tema della forza sociale ed economica dei professionisti. Le elenco un po' di numeri: 1,7 milioni di iscritti negli albi, 900 mila praticanti, 1 milione di dipendenti, un'incidenza sul pil superiore all'11%. Sono cifre che parlano da sole e che ci convincono della necessità che la rappresentanza di questa forza sia consapevole, coesa, propositiva, presente e organizzata a rete sul territorio, con circoli locali e regionali, alla cui nascita stiamo dando impulso. È questa la direzione nella quale sta operando il Cup. I professionisti sono una delle parti sociali in campo, come i sindacati, come Confindustria. È ora di affermarlo con maggiore determinazione.
D. Passano gli anni, cambiano le maggioranze politiche, ma la riforma delle libere professioni resta ferma al palo. Qualcosa si sta muovendo?
R. Siamo a un passaggio importante, che potrebbe risultare risolutivo per la fuoriuscita da una situazione di stallo che si protrae da troppo tempo. Lo schema di decreto legislativo La Loggia, che, dopo un risolutivo incontro con i tecnici del Cup, ha accolto i presupposti delle professioni e scongiurato il rischio che le competenze venissero distinte su base regionale, fa finalmente chiarezza sui dubbi e sui potenziali conflitti legati alla riforma federalista dello stato. Ora il testo di riforma delle professioni, messo a punto dal sottosegretario alla giustizia, Michele Vietti, anche in questo caso con il contributo determinante del Cup, che abbiamo giudicato sostanzialmente equilibrato e unitario, può tornare al centro del dibattito parlamentare in un quadro evidentemente meglio definito. Noi ci auguriamo che sia la volta buona, perché di una riforma che abbia come approdo una maggiore competitività del nostro comparto c'è bisogno. Un primo, importante segnale della rinnovata volontà delle forze politiche di giungere in tempi brevi a una riforma di sistema sarebbe l'approvazione rapida del decreto La Loggia.
D. Più conflittuale sembra essere invece il vostro rapporto con la Commissione europea. Il rapporto Monti sulla concorrenza, che tante polemiche ha suscitato, giunge al termine di una legislatura europea che si è spesso occupata di libere professioni, sollecitando la rimozione di presunti ostacoli in materia di esclusive, accesso, tariffe, pubblicità, società multidisciplinari. Come rispondete a Bruxelles?
R. In realtà io sono convinto che con la Commissione e in particolare con il commissario Monti ci siano meno contrasti di quanto si sia detto e scritto negli ultimi tempi. Il suo rapporto sulla concorrenza non ci è mai sembrato un mero atto di accusa contro gli ordini quanto piuttosto una sollecitazione forte, peraltro in gran parte condivisibile, rivolta a stati e albi affinché rimuovano eventuali ostacoli e restrizioni che non siano motivati da interesse generale. Nulla in contrario. Le nostre posizioni sulla pubblicità e sulla libera circolazione dei professionisti all'interno dei confini della Comunità, per esempio, sono note da tempo e credo collimino con quelle contenute nel rapporto. Certo, permangono punti di vista diversi: noi, a differenza della Commissione, restiamo convinti che tariffe minime ed esami di stato siano un'insostituibile garanzia di qualità, soprattutto per i cittadini. Ma il confronto con la Commissione è comunque sereno e costruttivo.
D. Avanzerete proposte sul tema delle libere professioni nel corso della campagna elettorale per le europee?
R. Il 9 maggio terremo a Napoli una manifestazione nazionale, organizzata con l'Adepp e con i Cup territoriali, alla quale interverranno numerosi esponenti del mondo politico, nel corso della quale presenteremo ufficialmente il nostro ´Manifesto delle professioni per l'Europa', il cui obiettivo principale è quello di valorizzare la presenza delle libere professioni in ambito comunitario. Un contributo, con proposte concrete, a un dibattito, quello in corso sulle professioni a livello continentale, che ci auguriamo prosegua, nel rispetto delle reciproche posizioni, anche nella prossima legislatura. (riproduzione riservata)
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