"Intervista" Giorgio Usai: «La politica dei redditi non si tocca»

Mercoledí 04 Febbraio 2004 Intervista
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«La politica dei redditi non si tocca» V.CH.
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MILANO - «L'accordo del '93 non si tocca. Ha funzionato bene finora e ci sono tutte le condizioni per recuperare nei prossimi contratti gli scostamenti tra inflazione reale e programmata. Dobbiamo assolutamente evitare di imboccare una strada decisamente sbagliata». Molto chiaro dunque il monito di Giorgio Usai, direttore dell'area strategica Welfare e risorse umane di Confindustria, sulle polemiche che investono i prezzi al consumo e gli strumenti di politica dei redditi in vista delle prossime scadenze contrattuali. Sindacati e consumatori sono sul piede di guerra, c'è molto scetticismo sui dati Istat, i contratti in questo clima non si annunciano facili. Intanto occorre smettere di dare informazioni generiche e non precise. Quello che è successo con i tranvieri è un caso a parte, molto particolare. Il protocollo del '93 dà indicazioni precise e se i contratti si rinnovano nei tempi e con le modalità prestabilite problemi non ce ne sono. Qual è il bilancio finora? Finora abbiamo già rinnovato 25 contratti per 2,5 milioni di lavoratori. Ora in discussione sono un'altra ventina di contratti, per settori come gomma, edilizia, tessile, calzature, legno, grafici-editoria, per oltre 2 milioni di lavoratori. Si tratta di contratti scaduti al 31 dicembre. Per i chimici abbiamo rinnovato l'accordo addirittura poco prima della scadenza. I segnali di raffreddamento dei prezzi sono d'aiuto? Indubbiamente sì, perchè si sta riducendo il divario tra l'inflazione reale e quella programmata. Tra l'altro con i sindacati abbiamo anche avviato un confronto sulle problematiche dell'inflazione percepita, che è più alta dei dati Istat. Resta semmai il problema del differenziale tra la dinamica inflattiva italiana e quella media europea, che penalizza la competitività delle imprese. Però ci sono tutte le condizioni per gestire i rinnovi con assoluta tranquillità. L'inflazione programmata è un obiettivo realistico? A questo punto credo proprio di sì. Per il 2004 abbiamo un tasso dell'1,7% e per il 2005 un 1,5 per cento. Occorre semmai approfittare fino in fondo dei vantaggi dell'euro forte che limita l'importazione dell'inflazione. Inoltre abbiamo tutte le condizioni e gli strumenti per consolidare il pregresso e quindi difendere il potere di acquisto dei lavoratori nell'ambito dell'accordo del '93. Del resto finora abbiamo avuto retribuzioni che sono cresciute in termini reali più dell'inflazione. Resta però alto il rischio di una stagione di conflittualità tra le parti sociali. La definizione dei contratti nei tempi fisiologici è un fatto fondamentale, nell'ambito del protocollo del '93. È chiaro che se le scadenze non sono rispettate, se i tempi si allungano, salta tutto. A più di due anni dalla scadenza naturale dei contratti, ad esempio, ci si confronta con un quadro completamente diverso dalla situazione di partenza. Non è contestando il solo meccanismo dell'inflazione programmata che si fanno passi avanti. Anzi, si rischia il caos. L'accordo del '93 può essere perfezionato, come tutte le cose, ma solo nel suo insieme. E si può discutere. ma guai a farsi prendere dalla foga di buttare a mare tutto propri ora che le tensioni sui prezzi si stanno raffreddando.
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