12/12/2005 ore: 12:32

"Intervista" G.Poletti: «L’operazione Unipol-Bnl»

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    Lunedì 12 dicembre 2005
      Pagina 18 - Economia e Finanza



      Poletti: «L’operazione Unipol-Bnl è buona
      In Italia molti lasciano, le Coop investono»

      intervista
      PAOLO BARONI
        ROMA
        «Non c’è una finanza buona ed una finanza cattiva e oggi chi parla male dell’operazione Unipol-Bnl lo fa per ignoranza, perchè non conosce il progetto industriale ed i vantaggi che una aggregazione del genere può produrre». Giuliano Poletti, presidente della Legacoop, difende a spada tratta la compagnia assicurativa bolognese criticando quel mix di «pregiudizi, diffidenza e interessi contrapposti» che in queste settimane intralcia la scalata all’ex banca del Tesoro. «Delle inchieste dei magistrati non parlo - spiega -. Quanto ai manager coinvolti io sono convinto della piena legalità e della piena legittimità degli atti che hanno compiuto e guardo a questi gruppi dirigenti come a persone che in questi anni hanno prodotto risultati molto importanti per le loro imprese».

        Però l’operazione Unipol-Bnl è da mesi al centro delle polemiche...
          «Si tratta di una iniziativa esclusivamente imprenditoriale e come tale può certamente essere discussa e valutata. Mi pare però che nello specifico si sia andati molto oltre: non si è considerato che stiamo parlando di un grande gruppo assicurativo nazionale mentre sono state valutate poco le sinergie effettive che si possono realizzare tra i due gruppi».

          Si è parlato di operazione poco trasparente, di un eccesso di «scatole cinesi».
            «Se qualcuno vuole divertirsi a fare un controllo sulle società quotate in Borsa e vedere se hanno catene di comando più lunghe o più corte di Unipol lo può fare. Ma poi cosa si dovrebbe dire per quei altri casi che presenta una struttura societaria ben più farraginosa?».

            Dalla società guidata da Giovanni Consorte la bufera si è poi estesa a tutto l’universo delle coop.
              «Più che altro si è sproloquiato troppo attorno alla natura delle cooperative e alle loro finalità. Francamente in una situazione come quella italiana, dove prevalgono i casi di imprenditori che abbandonano il terreno o che comunque cedono le loro attività, ci saremmo aspettati un pochino più di considerazione».

              Forse perché venivate considerati imprenditori di serie B e all’improvviso avete tentato il colpo grosso dando la scalata ad una grande banca...
                «Non si è valutato fino in fondo quella che è stata la storia, l’esperienza, la dimensione economica ed il valore complessivo dell’imprenditoria cooperativa italiana. Parliamo di 75 mila imprese, molte delle quali leader nei loro settori».

                Ma tutta questa ostilità su cosa si fonda?
                  «Innanzitutto, nella vicenda Bnl, giocano interessi che puntano a ostacolare l’aggregazione. Poi c’è una dietrologia che chiama in causa la politica. Questo è un elemento che ritengo davvero poco fondato: se tutte le volte che un’impresa compie un atto dovessimo fare una radiografia alle amicizie politiche ne vedremmo delle belle. Di certo però non sarebbe il modo giusto per analizzarne le mosse. Infine c’è il ruolo giocato dal sistema informativo italiano, che sappiamo come è fatto e che ha tirato la volata a campagne pregiudizialmente ostili».

                  Si dice «coop rosse» e si pensa ai Ds: altro fuoco sulle polemiche.
                    «Su questo pesa un pregiudizio di fondo: si identifica la finanza col male e quindi chi va verso la finanza commette un errore, salvo poi il fatto che qualcun altro con la finanza può fare ciò che vuole. Anche nello stesso ambiente che guarda al mondo cooperativo c’è stato chi ha guardato in maniera preoccupata al fatto che non si “inquinassero” i principi ed i valori. Cosa che ovviamente interessa moltissimo anche a noi, ma basterebbe guardare come in questi anni è cambiato il modo di fare impresa per capire che la finanza è diventata un fattore importante di sviluppo. Faccio solo un esempio: nel settore delle opere pubbliche se non c’è finanza di progetto non si realizza più nulla e a nulla serve essere bravi muratori».

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