"Intervista" G.Cobolli Gigli: «Così salta il patto per bloccare i listini»
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 martedì 21 dicembre 2004
intervista Vanni Cornero
IL PRESIDENTE DELLA FEDERDISTRIBUZIONE: PERCHE’IL GOVERNO CHIEDE MODERAZIONE SOLTANTO A NOI? «Così salta il patto per bloccare i listini» Cobolli Gigli: i nostri conti non possono sopportare questi rincari
ARRABBIATO? No,diciamo piuttosto preoccupato ed amareggiato», Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Federazione associazioni grande distribuzione, misura le parole ma il suo tono è duro.
Cosa è successo sul fronte prezzi per preoccuparla?
«E’successo che due giorni fa ho comprato “La Stampa”, come faccio tutte le mattine ed ho letto questo titolo: “Raffica di aumenti per Capodanno...” seguito da tutta una serie di previsioni di ulteriori rincari, fatti sostanzialmente da operatori molto potenti, quasi monopolistici: energia, gas, riscaldamento, telefono. Alcuni già decisi, altri annunciati. E penso quali sono le difficoltà che invece abbiamo noi commercianti, nella fattispecie operatori della grande distribuzione, a cercare di tenere i prezzi ben al di sotto dell’inflazione, o addirittura al di sotto di quelli dell’anno precedente. A questo punto mi sembra che sia a livello di opinione pubblica, sia di governo esistano figli e figliastri».
Sul fronte dell’opinione pubblica l’Intesa Consumatori ha aperto il fuoco contro questi aumenti, così come aveva fatto contro quelli degli alimentari.
«Bene, allora parliamo del governo. I ministri Marzano e Siniscalco, ci hanno stimolato molto in questi ultimi mesi e ci hanno anche indotto a questo accordo sulla moratoria dei prezzi per i generi di prima necessità. Però altri perché il petrolio aumenta - e qui ci si dimentica che la parità dollaro-euro è cambiata notevolmente - incominciano a delineare incrementi di prezzi consistenti nel 2005. Questo mi preoccupa, perché, se continuano a salire tutte le tariffe, i nostri conti economici diventano pesantissimi e non riusciremo a garantire listini stabili in futuro. Credo che l’impegno di contenere i prezzi dovrebbe essere preso da tutti, tantopiù che, se vado a guardare quanto floridi sono i bilanci di alcune di queste aziende che parlano di aumenti, mi pare che qualche spazio per una maggiore attenzione agli incrementi di costi e di tariffe nel 2005 ci potrebbe essere».
Lei vorrebbe che il governo esercitasse una «moral suasion» sui responsabili delle aziende a cui si riferisce?
«Non vedo perchè no. Con noi lo ha fatto».
Altrimenti che farete?
«Penso che ognuno si sentirà libero di fare quello che vuole. Chi sarà capace di resistere resisterà, perché evidentemente dobbiamo fare il nostro mestiere nei confronti dei consumatori e risultare convenienti, però tutto diventerà molto più difficile».
Quindi non ci sarà più moderazione nei rincari, a parte quello che rientra nelle vostre convenienze di concorrenza?
«Esattamente, non possiamo più garantirlo come contratto. In questo ha ragione il presidente della Confcommercio, Billé, quando dice che essendo noi l’ultimo anello della catena alla fine le martellate le prendiamo sempre e soltanto noi».
Però anche il primo anello della catena, cioè gli agricoltori, dice di essere penalizzato perché i prezzi all’origine scendono addirittura mentre quelli al consumo continuano a salire.
«C’è sicuramente una catena molto lunga tra il produttore e il punto vendita. Per quello che ci concerne noi seguiamo tranquillamente l’andamento dei prezzi: quando quello dei beni alla fonte si riduce noi riduciamo proporzionalmente i nostri listini. Penso che se il peso della distribuzione moderna fosse maggiore probabilmente la famosa catena si accorcerebbe».
Comunque lei dice che questi continui aumenti di prezzi e tariffe non si possono accettare?
«Dico che se si va avanti così il sistema scoppia. Noi abbiamo lavorato da gennaio a ottobre con un incremento prezzi del +0,1% e questo è un dato certificato. Allora perchè, visto che l’Istat indica l’inflazione media 2004 al 2,2%, i trasporti sono aumentati del 9,6%, i servizi bancari del 6,7%, i servizi postali del 5,8%, l’acqua potabile del 5,4%, i combustibili liquidi del 5,2%, la tassa rifiuti solidi del 3,9%? Così ogni accordo per garantire prezzi contenuti diventa insostenibile».
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