"Intervista" G.Benetton: intimidazioni a Tesauro? Abbiamo solo difeso Autogrill
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Il pilota della diversificazione di Ponzano parla delle acquisizioni, dei debiti e dello scontro con l´Antitrust «Roma non perdona ai Benetton di aver acquistato Autostrade» Gilberto: intimidazioni a Tesauro?Abbiamo solo difeso Autogrill
DAL NOSTRO INVIATO GIORGIO LONARDI
PONZANO VENETO - Non ci sta Gilberto Benetton, presidente di Edizione Holding, la finanziaria di famiglia, all´accusa di aver messo in un angolo l´abbigliamento per puntare su settori protetti dalla concorrenza come Autostrade o Autogrill. Si accomoda nel suo studio di Villa Minelli, lancia un´occhiata agli imponenti affreschi di Pietro Della Vecchia e inizia a parlare: «Abbiamo deciso di diversificare già nel 1994. Lo Stato-azienda voleva vendere alcuni beni e noi siamo stati quelli che hanno offerto più di tutti. È stata una scelta strategica: avevamo i mezzi e l´abbiamo fatto. Non mi sembra che in questo Paese ci sia stata una gran voglia di partecipare alle privatizzazioni». Resta il fatto che avete puntato su settori protetti dalla concorrenza. O no? «Settori protetti? Quando l´abbiamo comprata Autogrill valeva 1.300 miliardi di lire, ora ne vale 6.500. Quella che era una società italiana oggi è leader mondiale della ristorazione per chi viaggia. Tutti coloro che hanno frequentato gli Autogrill in questi anni si sono resi conto del grande salto di qualità che è stato compiuto». Le Autostrade, però, sono un monopolio naturale. «Guardi, le Autostrade non sono solo pedaggi. C´è tecnologia in quell´azienda, tanta tecnologia. Lo dimostra la gara vinta in Austria per il sistema elettronico di pedaggio. E poi quando abbiamo preso Autostrade non la voleva nessuno. Gli unici a fare un´offerta mettendo in piedi una cordata siamo stati noi. Hanno detto che ce l´hanno regalata: col cavolo!» La vendita di Autogrill avrebbe portato nelle casse di Edizione circa 2 miliardi di euro. Adesso, accantonata l´operazione, Edizione non è troppo indebitata? Ci sono i 500 milioni di debiti della Benetton, gli 800 milioni di Autogrill e gli 8,3 miliardi di Autostrade... «Il debito è modesto. Gli 800 milioni di Autogrill fanno ridere per una società che nel 2003 ha un margine operativo di 418 milioni. Lo stesso discorso vale per Benetton: 500 milioni di debito contro 329 milioni di mol». E Autostrade? «Anche quella è una macchina che produce cassa (1.517 milioni di mol nel 2003, ndr), in linea con le medie internazionali. Altrimenti Moody´s e S&P non avrebbero dato un ottimo rating al debito Autostrade. In ogni caso l´indebitamento di Edizione è limitato: 650 milioni contro un valore degli asset di circa 6,2 miliardi». Come mai è saltata la vendita di Autogrill? Possibile che tutto si sia arenato perché gli acquirenti non hanno accettato le clausole di riservatezza? «E invece è andata proprio così. Tutto è successo il giorno prima della rottura. Le lettere con le clausole di riservatezza erano conosciute da un mese, si trattava solo di firmarle. E le quattro cordate in lizza si sono rifiutate di farlo. Forse non avevano valutato le clausole con attenzione o forse non erano in grado di rispettarle. Per noi questo è un segnale di scarsa serietà». Perché avete giudicato la riservatezza così importante? «Noi non sapevamo chi c´era nelle cordate: si trattava di 30-40 soggetti diversi. E se al loro interno ci fossero stati dei concorrenti di Autogrill?» Cosa sarebbe potuto accadere? «Le faccio un esempio. I dirigenti di Autogrill avevano partecipato a una serie di gare per aprire nuovi ristoranti sulla rete autostradale. Queste gare sono gestite da un advisor indipendente che ha imposto le clausole di riservatezza prevedendo forti penali in caso di inadempienza. Se dalle cordate fosse trapelato qualcosa sulle gare italiane, Autogrill avrebbe subìto un forte danno». E adesso, avete rinunciato definitivamente alla vendita? «Per il momento non ci pensiamo più. Ora ci concentriamo sul nostro business e basta». La comunità finanziaria è rimasta sbigottita dallo scambio di accuse fra Edizione e il presidente dell´Antitrust Tesauro. Proprio Tesauro ha parlato di «intimidazione» nei confronti dell´Antitrust. «Intimidazione? Direi proprio di no. Forse Tesauro si riferiva alla lettera pubblica che Edizione ha inviato alle principali Autorità dello Stato, in cui facevamo la storia delle continue indagini ad opera dell´Antitrust subìte da Edizione. Noi abbiamo sempre rispettato le regole. Ma da parte dell´Autorità c´è stata un´attenzione esagerata nei nostri confronti. La lettera è stata un atto in difesa della società e di tutti gli azionisti». Secondo l´Antitrust c´è il dubbio fondato che Autogrill sia favorita nelle gare per le aree di servizio nelle Autostrade. Che ne dice? «Dico che è assurdo. Ci sono le regole e c´è un advisor indipendente che le deve far rispettare. Qual è la nostra colpa? Forse Autogrill non ha il know how per vincere le gare? O forse la nostra colpa è di offrire di più? In ogni caso un risultato c´è stato: oggi Autogrill è meno presente in Italia di quanto non lo fosse alcuni anni fa». L´annullamento della vendita di Autogrill non impedisce a Edizione di investire in nuove aree di business? «È così, all´orizzonte non ci sono nuovi investimenti. Certo, se fossero arrivati quei 2 miliardi avremmo avuto il problema di come impiegarli. In ogni caso avremo le risorse per far fronte ai nostri nuovi impegni». A cosa si riferisce? «A Olimpia, la società che oggi controlla circa il 17 per cento di Telecom. Nel prossimo futuro dovremo consolidare la posizione che abbiamo. D´altronde per noi si tratta di una partecipazione strategica in un settore importante come le tlc in cui vogliamo continuare ad essere presenti». Questo vuol dire che intendete aumentare la vostra partecipazione del 16,8 per cento nell´azionariato di Olimpia? «No, il discorso è diverso. La nostra quota rimarrà invariata. Penso, però, che ci sarà richiesta un po´ di cassa o per ridurre il debito di Olimpia oppure per aiutare la società a crescere in Telecom». Siete contenti dell´investimento che avete effettuato in Olimpia? «Siamo molto contenti: Telecom è una società gestita molto bene». Ma quando siete entrati nell´azionariato di Olimpia le azioni Telecom venivano trattate a oltre 4 euro. Ora valgono la metà... «La colpa del valore delle azioni non è di Tronchetti Provera, è del mercato. Il nostro rapporto con Tronchetti è solido: siamo nel sindacato di Pirelli, in Olimpia, siamo con Pirelli e Caltagirone in Grandi Stazioni». È vero che fra i fratelli Benetton ci sono divergenze sulle strategie? «Siamo in quattro e il nostro rapporto continua a migliorare. Tutto quello che facciamo dall´Antitrust ad Autostrade, da Olimpia alla Benetton, è condiviso da tutti». Eppure le voci sulle divergenze continuano a correre, come mai? «Credo che sia stata l´acquisizione di Autostrade a scatenare le chiacchiere. Forse un certo mondo ce l´ha con noi per la trasparenza della nostra gestione. Mi diceva un giurista di cui non voglio fare il nome: "Roma non perdona a Benetton di aver tolto le Autostrade a Roma"».
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