"Intervista" Fassino: così Berlusconi indebolisce la lotta alle Br
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intervista Maria Teresa Meli
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(Del 27/3/2002 Sezione: Interni Pag. 2)
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LA PREOCCUPAZIONE DEL SEGRETARIO DS |
Fassino: così Berlusconi indebolisce la lotta alle Br |
«Il premier lacera la società mentre il terrorismo punta a destabilizzare il paese. Si impedisce l´unità che serve per sconfiggere l´eversione» |
ROMA ONOREVOLE Fassino, Berlusconi continua a giocare d´attacco
«Io credo che abbia ragione Ciampi. In queste ore si devono prendere sul serio le parole del Presidente, il quale ha detto tre cose molto chiare: che manifestare le proprie opinioni è il sale della democrazia, che il dialogo tra le parti deve fondarsi sul reciproco rispetto, e che il terrorismo è stato sconfitto grazie all´unità delle forze politiche e di tutti gli italiani. Sono parole molto esplicite, che Ciampi ha sentito il dovere di pronunciare, evidentemente, di fronte all´atteggiamento del governo che è francamente sconcertante. E in particolare sono sconcertanti il vocabolario e i toni: si è detto che milioni di cittadini che manifestano costituiscono un pericolo per la democrazia, si è detto che l´azione del sindacato aveva di fatto creato le condizioni favorevoli a una rinascita del terrorismo, teorizzando una contiguità che non c´è tra conflitto sociale, scontro politico e terrorismo. Ed è grave che si sia scesi così in basso».
Perché?
«Per tre ragioni. La prima è che questi giudizi ignorano la storia italiana. Io sono uno che la lotta al terrorismo l´ha vissuta, a Torino, negli Anni 70 e 80, e mi ricordo l´impegno in prima persona del partito e del sindacato per sconfiggere il terrorismo. Impegno reso più difficile dal fatto che non si percepì subito la pericolosità del fenomeno. Vi furono sottovalutazioni e posizioni sbagliate, che furono superate proprio grazie a una battaglia politica e culturale condotta in prima linea dalla Cgil di Lama e dal Pci di Berlinguer. Se il terrorismo è stato sconfitto è perché la sinistra e il sindacato furono i protagonisti di una mobilitazione unitaria di tutte le forze politiche».
Il centrodestra sostiene che Cofferati non è come Lama.
«Nella storia personale di Cofferati, e nell´esperienza della Cgil c´è la lezione morale e politica di Lama. E tutto ciò viene oggi cancellato dal centrodestra con una rozzezza di analisi che dimentica le lotte, i passaggi drammatici, in cui si pagò un prezzo in termini di vite umane, basti pensare a Guido Rossa. La seconda ragione per cui è grave che si sia scesi così in basso è che l´atteggiamento del governo e di alcuni suoi ministri è tanto più preoccupante perché contribuisce a lacerare la società nel momento in cui i terroristi puntano a destabilizzare il Paese e a inserirsi nella dialettica sociale e politica. Ci sarebbe bisogno di una grande unità per respingere questo tentativo e, invece, non ci si sottrae alla tentazione di usare il terrorismo come arma politica per colpire l´opposizione. Tutto ciò è insostenibile perché indebolisce la risposta al terrorismo e, di fatto, impedisce quell´unità che è indispensabile per sbarrare la strada all´eversione».
E la terza ragione?
«Le parole di alcuni ministri sono tanto più sconcertanti perché sono state pronunciate nel momento stesso in cui si invitavano le parti sociali a riprendere il dialogo. Ma si può invitare al dialogo chi si accusa di contiguità con il terrorismo? Non sta né in cielo né in terra. In questo passaggio difficile, io lancio un estremo appello a fermarsi, a non andare oltre con queste dichiarazioni che hanno come unico esito quello di indebolire la risposta al terrorismo. Berlusconi oggi è il presidente del Consiglio, e c´è una grande differenza tra essere capo del governo e essere capo di un partito o di una coalizione. Lui è il presidente del Consiglio di tutti gli italiani, anche di chi non l´ha votato, e non può comportarsi come un capo fazione. Credo sia giunto il tempo di porre un alt a un´escalation di dichiarazioni sempre più virulente che rendono ancora più critica la situazione».
Berlusconi, però, annuncia che andrà avanti lo stesso.
«Intanto introduciamo una distinzione: se il governo vuole andare avanti con il suo programma è libero di farlo, ma è sbagliato sovrapporre la lotta al terrorismo, che ci deve vedere uniti, e l´azione di governo, a cui è legittimo opporsi. Quanto poi all´andare avanti, se il governo vuole insistere, ribadisco, è libero di farlo, ma lo sollecito a una riflessione. Quei milioni di lavoratori che sono scesi in piazza sabato sono solo una parte di milioni e milioni di lavoratori che protestano contro quella modifica, e tra questi ce ne sono anche tantissimi che hanno votato per il Polo e per la Lega; lo sciopero generale è stato indetto da Cgil, Cisl e Uil; il presidente di Confcommercio Billè ha dichiarato che la modifica all´articolo 18 non ha l´importanza che le si dà; ci sono settori del mondo imprenditoriale che sono perplessi di fronte alla trasformazione di questa questione in uno scontro ideologico. E´ legittimo ricordare a Berlusconi che non si riforma a colpi di spallate. La Thatcher non c´è più, e rischia di essere solo una tragica caricatura quella che viene riproposta. Ma si può veramente credere che le riforme del lavoro, dello Stato sociale, si possano fare caricando a testa bassa, facendo finta che non ci sia l´esigenza di un consenso? Perciò oltre a chiedere a Berlusconi di smetterla di usare strumentalmente l´assassinio di Biagi per attaccare l´opposizione, gli chiedo di riflettere se sia responsabile precipitare il Paese in uno scontro sociale che non si conosceva da tempo».
An e Ccd hanno preso le distanze da certe dichiarazioni.
«Credo che sia significativo. Certamente An e Ccd non vogliono mettere in crisi il governo, e, tuttavia, si rendono conto dell´insostenibilità di questa posizione. Come se ne rendono conto alcuni settori dell´imprenditoria, che pure guardano al centrodestra, ma che sono preoccupati dall´eventualità di uno scontro sociale. La linea di Berlusconi, fin qui spinto da Bossi e Tremonti, è una linea suicida, che suscita dubbi persino nel suo vicepresidente del Consiglio».
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