13/5/2005 ore: 11:23
"Intervista" Epifani: «La Confindustria si accontenta della mancia»
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Pagina 3 Intervista Epifani: «La Confindustria si accontenta della mancia» Il segretario Cgil: «Sui contratti pubblici livello di guardia superato Non chiediamo la luna e il governo aveva detto che era d’accordo» GUGLIELMO Epifani, leader della Cgil, si dichiara «senza parole, indignato» da quello che giudica un «intervento a gamba tesa» di Confindustria sulla vertenza per il contratto dei pubblici dipendenti. Una scelta «immotivata, se non dal desiderio di avere qualche “mancia” dall’Esecutivo che avrà conseguenze - spiega - poiché non porgeremo certo l’altra guancia». Il sindacalista difende l’intesa per i «pubblici» su cui il governo in zona Cesarini si è tirato indietro, e oltre a respingere al mittente le accuse di irresponsabilità di Berlusconi, avverte: «Il governo stia attento, siamo ben oltre il livello di guardia». Segretario, perché ce l’ha con Confindustria? «È almeno un mese che ha costruito una campagna contro il rinnovo dei contratti pubblici. Non mi stupisce che nella discussione in giunta di Confindustria i toni fossero esacerbati: se si raccontano per mesi falsità, se si fanno comparazioni del tutto sballate, è evidente che il risultato è questo». Quali sarebbero le falsità? Non è forse vero che i contratti del settore privato prevedono aumenti salariali ben inferiori a quelli richiesti per i pubblici? Gli industriali, a parte il timore di una rincorsa salariale scatenata dai «pubblici», affermano che se ci sono risorse nel bilancio dello Stato, le priorità sono altre: la riduzione del costo del lavoro, o la riforma dell’Irap. Questo sarebbe l’obiettivo? Eppure, Epifani, lei era stato uno dei più solleciti a salutare la «nuova stagione» della Confindustria di Luca Montezemolo. Che cosa è cambiato? Ieri l’Istat ha diffuso i dati sulla produzione industriale e sul Pil. Come commenta la tesi di Berlusconi sulle «vacanze di Pasqua»? «Ma si può rispondere a una battuta così? Si commenta da sola. Veniamo da quattro anni di crescita vicina allo zero. E temo che il peggio non sia ancora arrivato. Possibile che non si sia notato che a quattro mesi dalla tanto strombazzata riduzione delle tasse l’effetto sull’economia sia stato assolutamente deprimente e recessivo, come avevamo per tempo segnalato? Il Pil cala, la produzione diminuisce, la precarietà dilaga, i contratti sono fermi, molte imprese delocalizzano, i conti pubblici sono nel mirino di Bruxelles, si parla di manovra aggiuntiva. Questo è il bilancio dopo quattro anni. E poi ci si chiede perché il Paese vota da un'altra parte». Permetta, segretario: ma se la situazione dei conti pubblici è così critica, dove e perché trovare risorse in più per i contratti pubblici? «L’errore del governo - che con la sua riduzione delle tasse ha regalato soldi ai ceti alti - non può certo ricadere sui lavoratori. Perché non può essere reintrodotta l’imposta di successione sulle grandi ricchezze? Perché devono pagare sempre i soliti? E poi, abbiamo chiesto aumenti che tengono conto delle difficoltà del Paese, non abbiamo certo chiesto la luna. Abbiamo convenuto con metà governo aumenti che sono inferiori a quelli concessi due anni fa dallo stesso Esecutivo, e assolutamente sostenibili. Stiamo parlando di un aumento salariale del 5%. La mediazione è questa. Altro che irresponsabili: è irresponsabile chi la ferma». Ma chi e come ha fermato l’accordo sui «pubblici»? E ora? «Non so, attendiamo una decisione del governo. Io dico solo che se non si chiude questa partita, non se la caveranno tanto facilmente. Il livello di guardia è superato». Ma davvero temete il blocco della stagione contrattuale? |