Intervista a cura di la.ma.
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21.11.2003 «Questa Finanziaria è una manovra disperata che invita ciascuno a fare il furbo: non ha nulla a che vedere con il rilancio dell’economia» Peggiora il tenore di vita e a pagare di più è il ceto medio
MILANO I consumi sono fermi. E non si sbloccheranno a breve. Gli italiani sono più poveri e hanno paura che la situazione possa ulteriormente peggiorare. «Anche da questo punto di vista, l’ultima Finanziaria è un po’ disperata. Il modello complessivo che passa è cinico, come evidenziano soprattutto i condoni: non c’è rilancio, non c’è investimento, c’è l’idea che ciascuno si faccia furbo, non solo in sede giudiziaria, ma dovunque si può». Chiara Saraceno, docente di sociologia della famiglia all’Università di Torino, fa il punto della situazione su come cambiano, in tempi di crisi e di paura per il futuro, i consumi degli italiani. Con una premessa: i dati dell’Istat, dice, non sono sbagliati, ma siccome l’inflazione ha un ritmo diverso a seconda dei beni - può pesare molto per frutta e verdura, ad esempio, e molto poco per la telefonìa - alla fine inciderà maggiormente su chi è più vincolato nei propri acquisti. Vale a dire, sui redditi più bassi. Professoressa Saraceno, al di là degli ultimi dati e delle polemiche sull’Istat, il problema inflazione in Italia continua ad essere pesante. E i consumi sono fermi. «C’è un peggioramento progressivo. L’abbiamo già visto nei dati 2002 sulla povertà, che registravano un apparente paradosso: l’area di povertà era diminuita, ma solo perchè era diminuito il tenore di vita medio complessivo. Un problema che interessa soprattutto il ceto medio, e che rende più evidenti alcune divaricazioni». Non è che quest’anno le cose siano andate meglio. «No, infatti. La gente non consuma, un dato che apparirà nelle prossime rilevazioni. Si hanno meno soldi, e inoltre l’orizzonte complessivo, nazionale ed internazionale, non è dei più sicuri, sono in molti a sentirsi un po’ a rischio. Pensiamo solo ai cassintegrati della Fiat: cassa integrazione, ricordiamolo, non significa solo stipendio decurtato, ma anche azzeramento degli straordinari, dei premi di produzione e di tutto quello che prima costituiva il reddito. E il futuro è un’incognita». Gli italiani sono più poveri e hanno paura del futuro, e anche chi non ha particolari problemi di reddito te me di poterne avere: è così? «Direi che il calo dei consumi è dovuto ad entrambi i fenomeni, sì. In più, il clima internazionale non aiuta. Credo che siano successe tre cose che incidono sulla questione. La prima: il nostro ingresso nell’euro è stato più faticoso di quanto pensassimo. Intendiamoci, io sono convinta sia stata la scelta giusta, ma questo non toglie che la strada sia stata, e sia ancora, in salita. La seconda: abbiamo avuto una fiammata inflazionistica, da noi più pesante che in altri Paesi. E la sensazione che siano mancati i controlli sistematici sull’andamento dei prezzi ha alimentato un clima di sfiducia. La terza cosa: viviamo nell’insicurezza generale, in una tensione continua». Come si esce da questo stallo? «Non è facile. Anche perchè il nostro è un sistema industriale poco evoluto, dove la forza lavoro è troppo poco qualificata e non spendiamo per riqualificarla, a parte dei finti corsi che servono solo a mettere la gente in cassa integrazione. Insomma, ci vorrebbe un grandissimo investimento in ricerca e in capitale umano, necessario per far ripartire l’economia, invece si assiste ad una sostanziale devastazione dell’esistente. L’idea è solo quella, cinica, di sfruttare fino in fondo quello che c’è». Pensa anche alla Finanziaria? «Anche quest’ultima Finanziaria è una manovra disperata, il modello complessivo è che ciascuno si faccia furbo, non solo in sede giudiziaria, ma dovunque si può. È chiaro che questo non ha nulla a che vede re con il rilancio dell’economia, nè dei consumi». Le rinunce che dovremo continuare a fare, come influiranno sui comportamenti degli italiani? «Continueremo a tagliare tutto il superfluo, certo. Cinema, ristoranti, vestiti, si cambierà sempre meno l’auto, l’elettrodomestico. Si rinvierà tutto il rinviabile. Sarà vincolato il raggio di opzioni possibili anche per gli studi dei figli, per esempio. Ma innanzitutto si taglia su tutto quanto attiene al tempo libero, ed è evidente che questo incida sulla socialità, rendendola più povera. Si hanno più timori, più insicurezze, e si sviluppa un atteggiamento complessivamente più aggressivo».
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