22/1/2007 ore: 12:54
"Intervista" Bombassei: Basta che non vinca la sinistra radicale
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Pagina 5 - Primo Piano LA CONFINDUSTRIA Intervista a Alberto Bombassei Basta che non vinca la sinistra radicale Torna la concertazione, come nel '93. «Dopo 13 anni le cose sono un po' cambiate. Oggi l'economia è globale e Bruxelles ha un peso sempre maggiore. E' giusto che quel metodo sia tornato ma adesso ci vuole una svolta, una scossa per far crescere il Paese». Detto questo... «Se il metodo funziona ci guadagneremo tutti. D'altra parte, devo riconoscere che ciò di cui si dovrà discutere sono proprio i temi segnalati da Confindustria come la competitività, le infrastrutture, le liberalizzazioni, la concorrenza, la previdenza». Ma non c'è troppa carne al fuoco? «Forse è così ma non vedo altra via d'uscita. I temi sono oggettivamente tanti e complessi, ma ogni ministro può fare bene il proprio lavoro come sta facendo il ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani sulle liberalizzazioni o Luigi Nicolais sul pubblico impiego». Se manca una scadenza non c'è il rischio che molte cose finiscano in cavalleria tra elezioni locali, Dpef e via dicendo? «Le dichiarazioni fatte finora da importanti uomini di governo non vanno in quella direzione. La lettera del ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa pubblicata dal Corriere della Sera potrebbe essere tranquillamente sottoscritta da qualsiasi vertice di Confindustria. Poi c'è quella del viceministro Vincenzo Visco sul Sole 24 Ore che sostiene la linea di toccare la spesa e non le tasse. Mi sembra un approccio sincero e non formale». I ministri di Rifondazione e dei Verdi però non condividono... «Certo se dovesse ancora prevalere la parte massimalista il Paese sarebbe condannato a un declino inesorabile. Ma se si sono spesi sulle riforme, che noi condividiamo, alcuni tra i ministri più importanti del governo, abbiamo il dovere di essere ottimisti e di sederci al tavolo sicuri di trovare punti di intesa». Però il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha affermato che «il governo non aumenterà l'età pensionabile». «Strano che abbia detto questo. Lui, da buon ex sindacalista e grande mediatore, ha sempre sostenuto che avrebbe lasciato i 60 anni introducendo incentivi e disincentivi. Forse sono parole ispirate al tatticismo del momento». Sulle pensioni qual è la vostra richiesta? «Elevare l'età pensionabile come sta facendo tutta Europa in virtù dell'aumento delle aspettative di vita. Non dobbiamo inoltre dimenticare che in Italia non solo si va in pensione prima ma si lavora un numero di ore inferiore alla media europea». Lo scalone e la revisione dei coefficienti? «Credo che difficilmente lo scalone potrà essere modificato viste le difficoltà a reperire le risorse. Così pure i coefficienti sono previsti dalla legge Dini e vanno rivisti. Mi piacerebbe che una lettera riformatrice analoga a quella di Padoa-Schioppa fosse stata scritta anche da Guglielmo Epifani». |