"Intervista" Billè: il premier eviti di mercanteggiare

domenica 13 luglio 2003
Billè: il premier eviti di mercanteggiare Ora la riforma fiscale
ROMA - «Non servono cabine di regia. In un sistema maggioritario il leader deve fare il regista in proprio». A chiedere a Silvio Berlusconi di prendere con decisione in mano il volante del governo che «sta sbandando» è il presidente della Confcommercio Sergio Billè, che non crede alla ritrovata armonia tra Fini, Tremonti e Bossi. Il disordine nella maggioranza, dice, rischia di far stagnare l’azione di politica economica del governo frenando la ripresa. Così il presidente della Confcommercio, che riunisce 750 mila aziende commerciali e turistiche, dal negoziante al grande magazzino, dal bar all’albergo di lusso, manda a dire al premier che se le cose non cambieranno in tempi brevi il credito dato dai commercianti al governo in carica potrebbe venir meno. «I partiti della maggioranza continuano a pensare a questioni di assetto interno e non si occupano di risolvere la valanga di problemi del Paese» sostiene. La definizione del Dpef è però in dirittura d’arrivo. Perché si preoccupa? «Saremmo degli ingenui se credessimo che possa bastare un impegno cartaceo per cancellare d’un colpo dissensi che fino a 48 ore fa sembravano dover dilaniare la maggioranza. E’ già successo altre volte. L’esito si conosce: nella Prima Repubblica si risolveva tutto aprendo la cassa e accontentando un po’ tutti col risultato di accumulare quel debito pubblico che impedisce all’economia di espandersi. Oggi, per fortuna, c’è il patto di stabilità europeo a bloccare questa strada. Ma l’atteggiamento delle forze politiche di governo è lo stesso». Qual è? «Ogni partito della maggioranza vorrebbe sfruttare le scarse risorse finanziarie disponibili per accrescere la propria area di consenso in vista delle elezioni europee del 2004 e di quelle regionali successive». Vuol dire che siamo già in campagna elettorale «Esattamente: la Lega punta tutto sulla devolution, una riforma che per essere realizzata assorbirebbe, solo nella prima fase, più risorse di quelle che ci sono. An intende far leva sul consenso degli elettori del pubblico impiego, cosa che contrasta con l’obiettivo di recuperare risorse con una drastica riduzione della spesa corrente che oggi assorbe il 93% del Pil. L’Udc infine chiede risorse per il Sud che oggi è il suo maggiore bacino elettorale». E Forza Italia? «Forza Italia non si sa davvero cosa voglia fare». Quale soluzione suggerisce? «Il premier dovrebbe cominciare a usare il pugno di ferro nei confronti dei suoi alleati, a imporre la sua politica e a realizzare quelle che considera le vere priorità. Deve smettere di mercanteggiare, di qua e di là, in un gioco a rimpiattino che rischia di logorare la sua maggioranza. Lo facevano i leader della Prima Repubblica. Berlusconi ha goduto di ampi consensi perché si è presentato al Paese con un piglio fortemente decisionista. Lo utilizzi per realizzare le misure che ha promesso, altrimenti alle elezioni potrebbe correre qualche rischio. In fondo è lui che ha portato alla vittoria la Casa delle Libertà e quindi può presentare il conto alla maggioranza». Ma cosa dovrebbe fare Berlusconi? Quali sono le priorità per i commercianti? «Qui non si tratta di interessi settoriali del commercio. Ci va di mezzo la possibilità di ripresa del Paese. E Berlusconi deve innanzitutto rispettare gli impegni presi e quindi realizzare la riforma fiscale promessa, ridurre la spesa corrente e fare le riforme, prima tra tutte quella della Pubblica Amministrazione» E nell’immediato? «Il Dpef dovrebbe avere come obiettivo di fondo quello di ridare, in un momento di grave crisi congiunturale, fiducia alle famiglie e alle imprese. E dovrebbe indirizzare le risorse verso gli investimenti».
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Stefania Tamburello
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 Politica
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