"Intervista" Bertinotti: Siamo con la Cgil. Il centrosinistra invece esita
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Intervista a: Fausto Bertinotti |
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09.07.2002 Siamo con la Cgil. Il centrosinistra invece esita
ROMA Fausto Bertinotti oggi incontra il capo della Cgil Sergio Cofferati per esprimergli solidarietà, dopo gli attacchi feroci del governo e del ministro Maroni. E per discutere con lui uno schema politico dentro il quale svolgere, ciascuno dalle sue posizioni con le sue idee, la battaglia a difesa dello Statuto dei lavoratori e dei diritti sindacali. Bertinotti sostiene che in questa fase della battaglia politica è possibile sperimentare nuove forme di unità, che non impongano a nessuno di rinunciare alle proprie posizioni, ai punti di vista, alle idee, ma permettano una compatibilità tra linee di lotta diverse l'una dall’altra. Dice che è un metodo che già è stato sperimentato con successo dai no-global. Per esempio, giusto un anno fa, a Genova, quando combatterono insieme - senza mischiarsi ma senza ostacolarsi - la suora che pregava Iddio a Boccadasse e il giovane “disobbediente” che sfilava in corteo gridando slogan contro Bush e Berlusconi. L’incontro con Cofferati è un momento importante nei rapporti tra di voi... E’ un incontro importante ma facile. Cosa che capita di rado in politica. Approvo le scelte della Cgil. Lo dico senza nessun diplomatismo. Del resto lo sapete benissimo quali sono i rapporti tra noi e la Cgil. Abbiamo avuto spesso da criticare e lo abbiamo fatto in modo molto netto. Quando diciamo di essere d’accordo è perché lo siamo davvero. Quindi nessuna critica, nessuna rivendicazione nei confronti della Cgil? La Cgil ha fatto benissimo a ritirarsi dal negoziato. Anche perché quello non era un negoziato, era un percorso politico alla fine del quale c’era - già decisa - la manomissione di uno dei diritti fondamentali dei lavoratori e lo smantellamento della forza contrattuale dei sindacati. Cofferati ha visto giusto. Non era un tavolo di trattative, era uno scivolo verso la disfatta. Secondo lei la maggioranza dei lavoratori ha capito la scelta di Cofferati e la sostiene? Sì. Cofferati ha interpretato un senso comune diffusissimo tra i lavoratori. In queste settimane ho girato tutt’Italia, ho incontro operai e impiegati in moltissime fabbriche, mi ha stupito la loro compattezza. La nettezza con la quale sentono la necessità di difendere l’articolo 18 e combattere l’attacco anti-sindacale del governo. Non solo i lavoratori che sono protetti dall’articolo 18, ma persino quelli che attualmente ne sono esclusi, come i lavoratori a termine. E’ raro trovare un senso comune così diffuso e compatto. Quindi ritiene che si può aprire una stagione di lotte e di conflitto molto forte? Sì. La seconda ragione per la quale condivido le scelte di Cofferati e della Cgil è la decisione di dare alla lotta contro l’articolo 18 tutta la forza possibile. E’ una decisione giusta. Anche perché io considero assolutamente illegittimo questo accordo separato tra Governo, Confindustria e due sindacati. Perché illegittimo? Primo perché non solo manca l’unità dei sindacati, ma addirittura manca il sindacato più rappresentativo. Secondo perché si è rifiutata una verifica della volontà dei lavoratori. Cioè non si è voluto sottoporre l’intesa al giudizio del lavoratori,a un referendum nelle aziende. Non si può considerare quel patto un patto tra le parti sociali. Quindi cosa dirà a Cofferati? Non so cosa dirò a Cofferati. Si parlerà, si discuterà. Cosa dirò dipenderà anche da cosa mi dirà. Andare già con il discorso pronto mi sembrerebbe uno sgarbo, e io credo che in queste settimane di sgarbi Cofferati me abbia ricevuti già troppi. Ti posso dire qual è la mia idea... Per esempio sul referendum proposto da Rifondazione, e che la Cgil non condivide (quello per l’estensione dell’articolo 18 anche alle aziende sotto il 15 dipendenti)... Cercherà di convincere Cofferati ad appoggiare il vostro referendum? Ma per carità. Non è questo il senso dell’incontro. Io penso che sia possibile fare un ragionamento molto semplice e serio. Ci sono forze diverse schierate per dare battaglia in difesa dell’articolo 18. Bisogna riuscire a tenerle insieme, ad allargarle, a costruire un fronte così largo e così forte da poter vincere. Cioè battere il governo. In che modo? Lo schema è quello che recentemente hanno fatto funzionare i no-global: ognuno mantiene le sue idee, le sue linee, e mette in campo gli strumenti politici che possiede e che ritiene più opportuni. Gli altri non sono tenuti ad aderire, ma si impegnano a non ostacolare, a favorire. Ognuno fa la sua parte, ciascuno a modo suo, tutti con lo stesso obiettivo. Se la Cgil raccoglierà le firme per una legge di iniziativa popolare, io firmerò quello legge anche se non la condivido del tutto... Questo stesso atteggiamento lo avrete verso il centro-sinistra? No. E’ diverso. Con la Cgil c’è unità sul punto fondamentale: la scelta di campo. Il centro-sinistra su questo non è chiaro. La mia critica al centrosinistra è molto radicale . E resterà radicale finché il centro-sinistra non si deciderà ad assumere una posizione netta e molto forte a difesa dell Cgil e contro quello sciagurato Patto per l’Italia.
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