29/10/2007 ore: 10:54

"Intervista" Accornero: «Buste paga più dignitose col protocollo»

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    domenica 28 ottobre 2007

    Pagina 8 - Economia


    Aris Accornero: «La mossa della Fiat è intelligente e in sé non elude la contrattazione nazionale»
      «Buste paga più dignitose
      col protocollo welfare»

      Milano
      Professor Aris Accornero, cosa pensa della mossa Fiat di concedere 30 euro in più in busta paga?
        «Chissà, magari il governatore della Banca d’Italia aveva avvertito Marchionne del suo discorso sui salari troppo bassi... Battute a parte, non sono certo 30 euro a modificare la struttura dei contratti di lavoro. Ma si tratta comunque di una mossa intelligente, che peraltro la Fiat aveva già fatto in passato, per esempio, nel 1962. Anche se ad aprire questo dibattito sui salari è stato il pastaio di Campofilone».

        Ma secondo lei che segnale arriva dal mondo industriale?
          «Viene da pensare che questa disponibilità sia indice di una minore resistenza sul salario, da parte delle imprese, per evitare che sul contratto si arrivi a uno scontro duro. È l’apertura di un possibilità di scambio, che può anche non piacere ma che diventa difficile da respingere. Certo, la consistenza di questa operazione dà più l’idea dell’acquisizione del tema salariale all’ordine del giorno, delle questioni da affrontare, come era inevitabile dopo il superamento della partita sul welfare».

          Però questa mossa ha irritato i sindacati...
            «Sì, l’avvio è di tipo unilaterale, però in sé non è un’iniziativa che elude il contratto nazionale. È solo l’inizio, infatti gli imprenditori si sono tenuti molto bassi con la cifra, magari per poi passare a una trattativa che includa la questione della struttura contrattuale puntando a una diversa distribuzione del costo dell’aumento salariale per contratto».

            Allora il nodo è sempre quello: salario in cambio di riforma dei contratti? È una via praticabile?
              «Qualcosa è già avvenuto, in questa direzione, con il protocollo sul welfare del luglio scorso, che porta dal 3 al 5% la quota di salario legata alla produttività. Ma su questo tema resta aperto il grande problema della struttura produttiva italiana, dove soltanto un terzo dei lavoratori può beneficiare di una contrattazione di secondo livello».

              Appunto. E allora come se ne esce?
                «Tra gli imprenditori c’è chi vorrebbe un salario minimo per tutti, magari più alto, stabilito non per contratto ma per legge, come avviene in altri paesi europei. Ma credo che questa sarebbe una scelta rischiosa proprio perché lascerebbe esposti i lavoratori delle tante piccole e medie aziende italiane, che senza contrattazione aziendale non avrebbero altro che quello».

                Scartata questa via, cosa si potrebbe fare, dunque?
                  «Credo che la via sia quella indicata dal protocollo, che agevola una redistribuzione aziendale del salario. Secondo me è questa la strada da percorrere».

                  gp.r.

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