"Intervista" A.Musi: Il governo? È diviso e improvvisa
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08 Dicembre 2003
intervista
Roberto Ippolito
«Il governo? È diviso e improvvisa»
Musi: Fini e Maroni esprimono posizioni molto differenti
PRONTI ad andare dal ministro del lavoro e delle politiche sociali Roberto Maroni? «I sindacati da sempre sono pronti al confronto con il governo o meglio al confronto con una posizione unitaria del governo» risponde Adriano Musi, segretario aggiunto della Uil, in vista dell’incontro di mercoledì con Maroni sulla riforma delle pensioni.
Musi, secondo lei nel governo esistono idee diverse?
«Ci preoccupano di più le divisioni del governo che l’unità fra la Cgil, la Cisl e la Uil sulla previdenza, sul Welfare state e sulla legge finanziaria».
Quali sono le divisioni di cui lei parla?
«Basta scorrere le varie dichiarazioni di ministri e sottosegretari. Il vicepresidente del consiglio Fini dice che il governo non si fa influenzare dalla piazza e va avanti per la sua strada. Maroni vuole conoscere la linea sindacale. Si tratta di impostazioni diametralmente diverse».
Così tanto diverse?
«Fini ritiene la maggioranza autosufficiente e pensa di prescindere dalle risposte da dare al paese. Maroni cerca di dialogare o di capire le motivazioni che hanno appena portato un milione di persone in piazza».
Quindi con Maroni per lei si può parlare?
«Con Maroni parliamo da sempre. Ma fu lui a interrompere il 23 giugno la discussione sulle proposte sindacali in attesa di conoscere la posizione collegiale del governo. Da allora siamo rimasti fermi. La discussione non è più stata ripresa. E una notte venne deciso l’emendamento per le pensioni».
Adesso appunto c’è la riforma delle pensioni presentata dal governo di Silvio Berlusconi in parlamento.
«Non si tratta di una proposta di riforma, ma di un emendamento al disegno di legge delega già in parlamento. E intanto all’interno del governo qualcuno vuole spalmare gli interventi negli anni e qualcuno vuole intervenire subito. Qui non c’è un coro, ma tante voci stonate. Ecco perché dico che bisogna chiarire chi rappresenta la posizione del governo».
L’incontro con Maroni comunque apre il confronto?
«Il confronto deve essere vero, non solo di immagine. Bisogna accettare l’idea di ritirare l’emendamento qualora dimostrassimo che le misure sono sbagliate. Anzi chiederemo al ministro esplicitamente di cancellare l’emendamento: solo così si può ragionare. Per la previdenza bisogna sempre tener presente sia la sostenibilità finanziaria di una decisione che quella sociale».
Questo non accade?
«Si tocca il Welfare con la preoccupazione di garantire l’equilibrio finanziario senza farsi carico di una corretta redistribuzione dei pesi del risanamento del debito pubblico. C’è chi paga le tasse sui redditi presunti autodichiarati per tre anni e chi le paga sui redditi reali».
La Cgil, la Cisl e la Uil presenteranno proposte?
«Le tre organizzazioni arriveranno da Maroni preparate, con un livello di approfondimento assente nel governo: è tutto improvvisato».
Addirittura improvvisato?
«Il governo cita spesso le riforme della Francia e della Germania dimenticando il riassetto del sistema deciso dal governo Dini nel 1995. La Francia sta facendo quello che l’Italia ha fatto nel 1997 (l’equiparazione pubblico-privato). La Germania quello che l’Italia ha fatto nel 1992 (l’eliminazione dell’aggancio delle pensioni ai salari). Qualche aggiustamento della riforma Dini ci può essere, noi sappiamo cosa serve».
Al di là degli auspici, pensa che il confronto ci sarà?
«Bisogna chiederlo a Maroni e a tutto il governo».
E’ proprio sicuro che i sindacati sono uniti?
«Su welfare, previdenza e sviluppo i sindacati si presentano uniti al confronto. Lo prova la grande mobilitazione».
Non teme differenziazioni?
«Non saprei proprio come si possano eludere le richieste avanzate dalla gente».