22/10/2007 ore: 12:01

«In piazza siamo un milione, ma il governo vada avanti»

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    domenica 21 ottobre 2007
      Pagina 2 - Economia
        "In piazza siamo un milione
        ma il governo vada avanti"
          Giordano: le nostre primarie. Prodi: vi ho sempre ascoltato

          UMBERTO ROSSO

          ROMA - Quando Pietro Ingrao, dal palco di San Giovanni, al canto di Bandiera Rossa incita emozionato il popolo dei precari, «è una grande giornata di speranza e la lotta continua», la coda del corteo ha appena lasciato piazza della Repubblica trascinata a tempo di rap. Siamo un milione, annunciano gli organizzatori. Più, molto di più di quanto avessero osato sperare i direttori di Liberazione, Manifesto e Carta, ma soprattutto Giordano e Diliberto che sulla manifestazione si giocavano tutto. Tantissimi, giovani e pensionati, metalmeccanici e migranti, lavavetri e gay, donne in nero e uomini-casalinghi, mille e mille storie di lavoro spezzato e part time, e quindi un corteo anche duro e arrabbiato, ma alla fine gli slogan contro Prodi e il suo governo arrivano solo da piccole frange (quelli del Carc o di Action). Cobas assenti. No-Tav e No Dal Molin pochi. Il messaggio perciò che il segretario di Rifondazione spedisce al premier è tutto qui: «Vai avanti, non sfiliamo contro di te. Ma ascolta questo popolo». La riposta del professore arriva a strettissimo giro, sul palcoscenico di San Giovanni stanno ancora suonando i Tete de Bois e la gente balla, il premier garantisce «il popolo l´ho sempre ascoltato, ringrazio Giordano per la raccomandazione ma non ce n´era bisogno».

          Niente ministri, si vedono alcuni sottosegretari, fra gli altri la Sentinelli (viceministro agli Esteri), Gianni (Attività produttive), la Rinaldi (Lavoro). Così, mentre il centrodestra attacca e intravede nel corteo la spallata finale, per la sinistra radicale invece «il governo esce stimolato, si appoggi su di noi, porti fino in fondo il programma - dice il segretario del Pdci - perché siamo tanti, e molto di più dei centristi». C´è qualche eccezione. Giorgio Cremaschi, leader Fiom, «questa gente è venuta qui contro il governo, pure se gli organizzatori provano a dimostrare il contrario». Tanti simboli del sindacato dei metalmeccanici, con il segretario Rinaldini in prima fila che regge lo striscione «Siamo tutti un programma», e tante bandiere della Cgil a sfidare la scomunica, «forse Epifani ha sbagliato i suoi conti», sorride Giovanni Russo Spena, capogruppo dei senatori del Prc. Sindacato bersaglio di un mega -striscione, «Cgil vendesi, Cento anni di storia svenduti al Pd».

          «Noi non abbiamo governo amici, basta con i sacrifici» gridano i lavoratori delle Poste di Milano. Sotto tiro anche l´ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, in questo caso come sindaco: «Bologna libera», invocano i militanti del Prc che vivono sotto le due Torri. Ma dopo il «left pride», la giornata dell´orgoglio della sinistra, si riapre anche un canale di comunicazione con il Pd - rapporti gelidi finora - con Walter Veltroni che saluta la manifestazione come un «grande fatto democratico» e si dice sicuro che «le differenze, che ci sono, non impediranno di rafforzare la collaborazione».

          «Queste sono le nostre primarie per il soggetto unitario», annuncia Giordano. Anche chi ha scelto di non sfilare, Sd e Verdi, ora accelerano. «Manifestazione bella, grande e forte», commenta Mussi, e molti dei suoi (compresi cinque senatori) erano a San Giovanni. Anche Pecoraro applaude, pure se lui la Cosa la vuole arcobaleno. E il prossimo passo, con la costituente della Sinistra, sarà l´addio alla falce e martello.

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