21/12/2004 ore: 10:52

«Il taglio delle tasse non basta a riequilibrare la spesa sociale»

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    martedì 21 dicembre 2004

    Pagina 4 - Economia

    L´ANALISI
      Lavoce.info: subito la riforma degli ammortizzatori
      «Il taglio delle tasse non basta a riequilibrare la spesa sociale»
      I lavoratori dipendenti più colpiti dal fisco
        GIORGIO LONARDI
          MILANO - Non è equa la riforma fiscale voluta dal governo ma manca di equità anche la proposta di «controriforma» messa a punto dal centrosinistra. Un quadro allarmante perché in Italia le disuguaglianze nei redditi sono più pronunciate che nell´Unione Europea. Gli economisti del sito www.lavoce.info hanno passato al setaccio le proposte fiscali di governo e opposizione confrontandole con la realtà di un Bel Paese sempre più diseguale. Scrive Antony Atkinson riferendosi al Rapporto congiunto sull´inclusione sociale del Consiglio e dalla Commissione Ue: «Le stime per l´Italia parlano di circa il 25% di bambini che vivono in condizioni di povertà relativa. Inoltre è aumentata l´incidenza della povertà fra chi lavora».

          In un «Italia due volte più diseguale», come la definiscono Tito Boeri e Massimo Bordignon nel loro articolo («la percentuale di famiglie con redditi inferiori a due terzi del reddito mediano», osservano, «è di circa 4 punti più alta che nella media dell´Europa a 15») è dunque legittimo chiedersi se sia meglio ridistribuire con le tasse oppure con la spesa. Purtroppo, però, come ricordano i due economisti «Nessuna riforma fiscale potrà aiutare chi già oggi non paga le tasse perché troppo povero». E allora, se il fisco non basta? La soluzione proposta è semplice: riequilibrare la spesa sociale a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali.

          Uno studio di Euromed citato sempre da Boeri e Bordignon mostra che l´Italia è uno dei paesi in cui tasse e contributi contribuiscono di meno a ridurre le diseguaglianze. Il motivo: viene tassato severamente solo il lavoro dipendente. «I rendimenti della ricchezza finanziaria», osservano ancora i due economisti, «quando non elusi del tutto sono sottoposti alle aliquote più basse d´Europa». Tutto il peso della presunta ridistribuzione è dunque addossato sull´Ire, l´imposta sui redditi personali. Peccato però, che anche l´Ire «sia largamente elusa o evasa». Lo dimostra il fatto che «i redditi da lavoro dipendente compongono il 75% della base imponibile Ire, oltre il 20% in più della loro quota sul reddito nazionale».

          Ce n´è abbastanza, dunque, per concludere che con la riforma fiscale il governo «si è semplicemente dimenticato del problema concentrando la riduzione dell´Ire sui redditi più alti». Boeri e Bordignon osservano quindi che l´aspetto ridistributivo residuo si è concentrato nella «no tax area» e nella «introduzione di oneri deducibili decrescenti sul reddito con l´effetto prevedibile di generare aliquote marginali erratiche e crescenti ai livelli più bassi di reddito». Quanto al progetto del centrosinistra per i due economisti ha un vizio di fondo: «Sconta l´illusione di credere che a un unico strumento, l´Ire, possa essere affidato il complesso dei compiti redistributivi».
            Il giudizio dell´intera redazione de lavoce.info sui progetti di governo e opposizione è netto: «Se si vogliono ridurre le disuguaglianze anche al di sopra della soglia di povertà, meglio aumentare la tassazione delle rendite da capitale, ridurre i contributi sociali o reintrodurre le imposte sulle successioni, piuttosto che introdurre aliquote ancora più alte per i redditi più elevati. Finirebbero per pagarle solo i lavoratori dipendenti».

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