«Il nostro silenzio sarà assordante»
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Imbavagliati e oscurati. Silenziati. Ma solo per un giorno e per scelta propria. Per Protesta. Non di certo per rispettare una legge liberticida che vuole cancellare la libertà di stampa in Italia. Perché, se anche è vero che l'approvazione al senato del disegno di legge anti intercettazioni, con voto di fiducia, mette a segno un duro colpo contro la libertà di informazione nel nostro paese, la battaglia non è ancora perduta. E va combattuta tutti insieme, fino alla fine. Allora si inizia così, con la «giornata del silenzio», indetta in contemporanea con l'approvazione definitiva alla camera della legge. Quel giorno, l'informazione italiana sarà in black out. Non una riga, non una parola, andrà detta o
scritta. A suonare la carica è la Fnsi, la federazione della stampa italiana, il sindacato unico dei giornalisti: «Siamo solo all'inizio di una battaglia per la libertà molto dura - dice il segretario generale Franco Siddi – Bisogna impedire che si torni al regime del 1925, bisogna bloccare questa legge prima che diventi definitiva ». Rispondendo colpo su colpo agli attacchi del governo. A partire proprio dalla giornata di sciopero generale, che dovrà essere in contemporanea con l'approvazione definitiva della legge. Loro spostano i lavori dell'aula? Bene, anche lo sciopero si sposta. Al momento la data fissata per la carta stampata è l'8 luglio, per radio e televisioni il 9, giorno in cui, dunque, il silenzio sarà totale, «rumoroso». Loro riempiono l'aula per votare la loro legge con la più ampia maggioranza possibile? Dalla parte opposta si riempiono le piazze per dire no alla legge liberticida. Che è un po' quello che già è stato fatto, e si continuerà a fare. Ieri, mentre dentro palazzo Madama i senatori del centrodestra rano tutti in fila, silenziosi e obbedienti, a votare la legge voluta da Silvio Berlusconi, dopo aver cacciato i senatori dell'Italia dei Valori che avevano occupato l'aula in segno di protesta, fuori, in piazza Navona, il popolo viola organizzava il primo dei molti
sit-in che si vedranno nei prossimi tempi. «Vergogna, vergogna», urlavano i tanti riunitosi spontaneamente, con il tam-tam mediatico di facebook, via sms, con il semplice passaparola. Qualcuno si era messo un tampone in bocca e indossava tuniche tagliuzzate, a rappresentare la politica «taglia e imbavaglia» del governo. E i viola si sono anche dati un nuovo appuntamento a Montecitorio, per le nove di ieri sera. Oggi si bissa a Milano, dove il Pd ha indetto una manifestazione per le 17 in piazza san Babila. E in altre città, più o meno spontaneamente, ci saranno presidi e cortei. A Roma, alle 18 alla casa delle Culture in Trastevere, il circolo «Amici del manifesto » ha organizzato un dibattito dal titolo «Informazione e democrazia non tollerano alcun bavaglio». Articolo 21 da ieri ha listato a lutto il suo sito, per sottolineare la giornata nera dell'informazione in Italia, e invita tutti i siti e i blog a fare lo stesso. E da ieri sera sono listate a lutto anche tutte le edizioni di Skytg24. Protesta anche l’Unione della stampa cattolica. Il provvedimento, dice il presidente Andrea Melodia al Sir, l’agenzia dei vescovi italiani, «porterà l'Italia agli ultimi posti tra i paesi occidentali nella classifica sulla libertà di informazione » e «aprirà una nuova stagione di scontro tra le istituzioni e di dubbia autorevolezza nel nostro sistema dei media».
La Fnsi ha chiesto agli editori di «predisporre un impianto comune per la prima pagina dei giornali in cui si segnali il colpo mortale inferto alla libertà». E pubblicare, tra oggi e domani, una pagina in bianco. Iniziativa che, a pagamento, potrebbe essere estesa ai giornali stranieri, «perché questa è una vicenda che incide sulla convenzione dei diritti dell’uomo a livello internazionale». Se gli editori italiani non dovessero accettare (la Fieg annuncia la «più ferma
protesta» contro un disegno di legge «intimidatorio»), il sindacato comprerà lo spazio per la pubblicazione di un necrologio, perché «sia chiaro l'allarme»: in Italia, con l'approvazione di questa legge, non si potrà più informare. Ma arrestare tutti sarà dura.