14/11/2006 ore: 10:46
"Governo" Silvio ci prova con la spallata
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Pagina 5 - Interni/la manovra d'autunno LA STRATEGIA DI BERLUSCONI - PRESENTE CON LE STAMPELLE A PALAZZO MADAMA Tutto in 48 ore Silvio ci prova con la spallata UGO MAGRI ROMA Il Cavaliere sta preparando l’agguato ai danni del Professore. Nei suoi piani scatter? gioved?, quando in Senato si voteranno le pregiudiziali al decreto fiscale. Le ?quinte colonne? nelle file della maggioranza, se ci sono, dovranno venire tutte insieme allo scoperto. Un consumato navigatore, come l’Udc Mario Baccini, non si sbilancia in pronostici: ?Potr? accadere qualunque cosa?. Il repubblicano Francesco Nucara assente: ?Il governo rischia grosso?. E per quanto tra gli oppositori qualcuno, come Paolo Bonaiuti, ostenti scaramantico scetticismo, la sensazione nel centrodestra ? che non sia solo fumo in vista della parata del 2 dicembre, ma stavolta ci sia anche l’arrosto. Qualcosa si capir? gi? oggi, quando nell’aula di Palazzo Madama verranno messi ai voti i presupposti di costituzionalit? del decreto pi? impopolare, perlomeno dai tempi della tassa sul macinato. Silvio Berlusconi, che pure ? stato eletto alla Camera, verr? ugualmente in Senato per passare in rassegna le truppe (e prendere nota di eventuali assenze o defezioni). Il suo arrivo si preannuncia molto scenografico: con le stampelle, alla Enrico Toti, per via dell’intervento al menisco appena subito. La sua presenza in queste condizioni ? segno che l’ex premier ci crede, o quantomeno vuol provarci, altrimenti mai si esporrebbe in prima persona. Sennonch?, mentre il Cavaliere ? tutto impegnato a tendere l’imboscata, c’? chi gli sta scavando a sua volta un trappolone. Quel qualcuno ? Umberto Bossi. Venerd? scorso, alla riunione di vertice della Lega, ha impresso una delle sue memorabili svolte politiche a 180 gradi. Il senso ? quello ripetuto ieri a Telepadania: ?Adesso come adesso? non ? possibile sostenere Prodi, ?ma se chi governa manda dei messaggi buoni, tutto pu? essere...?. Dipende (questa ? la novit?). Dipende da come la maggioranza si regoler? sulla madre di tutte le riforme, quella federale. Il referendum di giugno l’ha bocciata, ma Bossi non molla. Anzi vede la possibilit? di giungere alla devolution, se non dalla porta principale, perlomeno da quella di servizio. Attraverso maggiori poteri ?delegati? dal governo centrale alle regioni in base alla Costituzione vigente. Zapatero ha fatto qualcosa del genere per la Catalogna, perch? Prodi dovrebbe negarlo alla Lombardia? Il patto di alleanza con Berlusconi scadr? in primavera, al congresso federale del Carroccio. Poi potr? essere rinnovato o meno, ?a seconda delle risposte che ci verranno nei prossimi tre mesi?, confida Roberto Calderoli. Il quale ieri mattina ha passato un’ora e un quarto al telefono con il ministro dei Rapporti col Parlamento, Vannino Chiti, interessatissimo a farsi spiegare bene la faccenda, e a capire se Bossi chiede la luna (nel qual caso addio), oppure il Senat?r si muove nel solco del colloquio avuto il 3 luglio scorso con Giorgio Napolitano. Allorch? l’Umberto era apparso al Capo dello Stato talmente realista, cos? disponibile al colloquio, da meritarne addirittura la lode. Non foss’altro che per i precedenti tra Bossi e il Quirinale, Berlusconi farebbe bene a drizzare le orecchie. E a tener d’occhio i segnali provenienti da Lombardia e Veneto, dove la Finanziaria, quando si dice la coincidenza, ha rovesciato una pioggia di denari su alcune grandi opere care alla Lega come la Pedemontana (1 miliardo di euro), la Bre-Be-Mi e la Tangenziale Est esterna di Milano. Qualcosa in verit? il Cavaliere ha chiesto ieri sera a Bossi, durante la solita cena di Arcore del luned?, giusto per sondarne gli umori. Ma, racconta chi era seduto a tavola, Bossi s’? tenuto molto sul vago. Anche perch? da tempo questi incontri non incarnano pi? l’asse del Nord e hanno assunto invece un tono sempre pi? conviviale, cameratesco. Al punto che sovente vi sono ammesse belle e prosperose ?letterine? dall’accento meridionale. Per il momento Berlusconi si accontenta che la Lega non gli dia buca alla manifestazione del 2 dicembre a Roma. C’? grande apprensione, tra le file azzurre, in quanto su espressa richiesta di Gianfranco Fini ? stata scelta come teatro Piazza San Giovanni, che per riempirla servono perlomeno mezzo milione di persone, anzich? Piazza del Popolo, dove 100 mila sarebbero bastati per un figurone davanti alle telecamere. C’? chi sostiene che la presenza del leader oggi al Senato serva proprio a tenere alto il livello dello scontro in vista della mobilitazione. Ma la tesi pi? accreditata ? che Berlusconi abbia rotto gli ultimi indugi: subito la spallata. Su chi fa conto, il Cavaliere? Non su Lamberto Dini, fin qui il principale sospettato di tradimento. Sa che il ?Rospo? non si esporrebbe mai, magari per aprire la strada a un governo Marini. Semmai Dini potrebbe tornar buono nella fase successiva, per guidare un governo di larghe intese, in alternativa al nome insospettabile di cui Berlusconi ha parlato con qualche stupefatto interlocutore politico: Mario Monti. Se si d? retta alle voci, il cerchio dei possibili congiurati si stringe attorno a un paio di senatori dipietristi (ne sono rimasti in pista tre, dopo l’addio di Sergio De Gregorio dall’Italia dei valori), considerati l’anello debole dell’Unione a Palazzo Madama. Soprattutto, Berlusconi conta sul contributo di colui che, quando si parla di trame, non pu? mai mancare: Giulio Andreotti. |