"Governo senza idee, ha solo puntato a dividere" . Epifani: il referendum ha bocciato la contrapposizione tra lavoro e diritti
Contenuti associati
«SE TAGLIA FUORI LA FIOM - dice Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - la Fiat rischia di infilarsi in una situazione molto più complicata di quanto immagini».
Non è una minaccia quella del leader sindacale, che parla da Vancouver dove è in corso il secondo congresso mondiale dell´Ituc (International trade union confederation), ma una sorta di invito al Lingotto, e soprattutto a Sergio Marchionne, a ripensare l´interruzione dei rapporti prodotta con l´accordo separato per Pomigliano e rimarcata con il comunicato post-referendum
Intanto, come giudica l´esito del referendum di Pomigliano?
«La prima cosa da dire è che c´è stata una straordinaria partecipazione. Hanno prevalso i sì, come era largamente prevedibile. Un sì al lavoro e agli investimenti. Poi c´è stato un risultato rilevante del no, al di là di quello che ci si poteva aspettare. Dal voto di Pomigliano, tuttavia, arriva una netta bocciatura della contrapposizione tra lavoro e diritti. Il messaggio è netto: vogliamo lavorare, ma vogliamo anche che siano rispettati i nostri diritti».
La Cgil insiste sulla violazione dei diritti. Chi ha firmato l´accordo nega però che siano stati intaccati.
«Capisco che chi firma un accordo lo difenda. Io resto dell´idea che ci siano tre aspetti discutibili, su due dei quali almeno, la stessa azienda ha tentato di metterci una toppa, a conferma della nostra tesi. Nel caso della malattia non si può trattare allo stesso modo i furbi assenteisti e chi sta male davvero; il testo sullo sciopero è particolarmente pasticciato anche se è evidente la forzatura a comprimere il diritto dei lavoratori; infine c´è una linea che punta a un progressivo e arbitrario demansionamento dei lavoratori».
Resta il fatto che ieri la Fiat ha confermato che andrà avanti e lo farà solo con chi ha firmato l´accordo.
«Nel comunicato Fiat c´è comunque una notizia positiva per Pomigliano: la conferma degli investimenti che garantiranno l´occupazione per 15 mila persone. Per questo ci siamo battuti e questo è anche un nostro successo. Poi ci sono due strade possibili. La prima, quella auspicabile, è che la Fiat tenga conto delle nostra obiezioni e provi a raggiungere un accordo condiviso da tutti; la seconda è che vada avanti estromettendo la Fiom. Una strada molto complicata che non risolverà alcun problema».
Secondo lei la Fiom dovrebbe firmare dopo l´esito del referendum?
«No, d´altra la parte la prima a prenderne atto è stata la Fiat.
Bisogna trovare un compromesso, una via d´uscita che rispetti i diritti e la legislazione. Qui non si tratta di sopraffare qualcuno ma di trovare una soluzione per il futuro dell´azienda».
Ma l´accordo c´è già. Non pensa che la sua richiesta arrivi fuori tempo massimo?
«Ci sono due anni per mandare a regime l´investimento. La Fiat dovrebbe tener conto che a Melfi la Fiom è tornata ad essere il primo sindacato e che è pronta ad accettare la sfida della produttività».
Mettere la Fiom nell´angolo: incidente di percorso strategia?
«In ogni caso mi pare uno schema perdente dal punto di vista delle certezze dell´azienda».
Lei è sicuro che la produzione della Panda sarà trasferita a Pomigliano?
«C´è scritto nel comunicato della Fiat e non ho motivo di dubitarne «.
Il governo avrebbe potuto avere un ruolo in questo vicenda per impedire la spaccatura?
«Questo governo non ha uno straccio di idea di politica industriale e, anziché unire, ha giocato un ruolo negativo con il ministro del Lavoro che, ideologizzando la vertenza, ha puntato alle divisioni».