13/11/2006 ore: 10:49
"Governo" Scoppia il caso Ferrero
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Nel governo scoppia il caso Ferrero Rifondazione comunista ha dato ieri un piccolo saggio di come andrebbe a finire, il giorno in cui Romano Prodi decidesse di snobbarla. E’ accaduto che il ministro della Solidariet? sociale, Paolo Ferrero, bertinottiano, senza pensarci due volte si sia pronunciato contro altrettanti provvedimenti nel Consiglio dei ministri. E successivamente abbia reso pubblico il suo dissenso con giudizi cos? duri da alimentare la chiacchiera che Ferrero fosse sul punto di dimettersi dal governo. Non ? andata cos?: il ministro rimarr? al suo posto. In serata ha smentito con una dichiarazione qualunque intento dimissionario: ?Le polemiche su presunte crisi di governo sulle pensioni sono infondate e fuori luogo?. Ma intanto l’opposizione ne ha profittato per svolgere il suo mestiere e denunciare le contraddizioni in seno al governo. Che, nell’immagine di Pier Ferdinando Casini, ?brancola nel buio?. La rivolta di Ferrero non ? stata l’unico passaggio vivace in Consiglio dei ministri. Dalle cronache della riunione, anzi, risulta un susseguirsi di liti e scontri praticamente su tutti gli argomenti presi in esame, dall’immigrazione clandestina alle coppie di fatto, con il premier nei panni scomodi del pianista in un saloon western. Ma il vero clou si ? avuto quando il ministro diessino del Lavoro, Cesare Damiano, ha presentato l’atteso decreto in materia di previdenza complementare. A quel punto Ferrero ? insorto. Non solo ha votato contro (gesto che in s? non comporta l’obbligo di dimettersi, sebbene non contribuisca a offrire un’immagine di compattezza), ma ha deciso di dare la massima enfasi al proprio dissenso. ?Considero grave che il governo proceda sul Tfr?, ha dichiarato Ferrero davanti alle telecamere, ?senza tenere conto del programma con il quale ? stato eletto e dell’opinione dell’intera sua maggioranza?. L’accusa a Damiano ? di avere anticipato un intervento ?in linea con la riforma Maroni a cui eravamo stati totalmente contrari?. Subito Franco Giordano, segretario di Prc, gli ha dato copertura politica: ?Abbiamo voluto rimarcarlo con un voto negativo anche perch? le modalit? di intervento dovevano essere definite con un accordo preventivo nella coalizione?. Un altol?, dunque, a chi volesse procedere su temi di rilievo senza il disco verde di Rifondazione. Poi la tensione ? scemata, perch? gli idranti sono entrati in azione. Fausto Bertinotti ha tenuto a rimarcare che lui, sulla Finanziaria, in quanto presidente della Camera non mette becco. E il capogruppo dei senatori di Rifondazione, Giovanni Russo Spena, s’? precipitato a definire ?assolutamente specifico? il caso sollevato da Ferrero, in pratica un incidente di percorso. Gi? chiuso quando la Cdl ha tentato di cavalcarlo, proponendo che la Camera discutesse seduta stante di Tfr (proposta messa ai voti e respinta). Ma Ferrero non ha votato contro il solo provvedimento sul Tfr. Il ministro della Solidariet? sociale ha pure bocciato la relazione del suo collega Antonio Di Pietro, titolare delle Infrastrutture, a proposito del Mose di Venezia (la grande opera concepita per combattere il fenomeno delle acque alte). Di Pietro ha strappato in Consiglio dei ministri uno stanziamento di 90 milioni per andare avanti, nonostante il parere contrario della giunta Cacciari e del fronte ambientalista. Anche qui si ? arrivati al voto, con Ferrero che ha ripetuto il suo no. Da notare: tanto il lancio della previdenza integrativa, quanto la costruzione del Mose, sono ?lasciti? del governo Berlusconi. Rifondazione comunista ha ribadito ieri di essere il cane da guardia, pronto a mordere ogni qualvolta si senta odore di continuismo con passato. Ponendo soprattutto a Prodi un problema di collegialit?. Avverte Gennaro Migliore, capogruppo alla Camera: ?Noi siamo parte di una coalizione, e il metodo deve essere quello della condivisione?. |