"Governo" Partito Democratico paracadute per Romano
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mercoled? 11 ottobre 2006
Pagina 5 - Economia
CALDAROLA: ?ACCELERA PER RESTARE IN CAMPO ANCHE NEL SECONDO TEMPO?
Partito Democratico paracadute per Romano
Il Professore punta a un antidoto al rischio-esilio
retroscena AUGUSTO MINZOLINI
ROMA In un angolo di Montecitorio Giuseppe Caldarola, il pi? ?eretico? tra i dalemiani, tenta di fare una fotografia nitida dell’attuale scenario politico nel quale si confondono diverse vicende, dai travagli della maggioranza sulla Finanziaria all’accelerazione imposta da Romano Prodi sul Partito Democratico.
?Ma come si fa - si chiede sospirando l’esponente della Quercia - a far convivere una Finanziaria dagli ingredienti vecchi come questa con il rilancio del Partito Democratico? Dov’? la coerenza? Inoltre Prodi si ? gettato in un’operazione ad alto rischio: i traumi di un’accelerazione e di un’idea non chiara del nuovo partito potrebbero, infatti, avere conseguenze sul quadro politico. Perch? lo fa visto che ? tutt’altro che stupido? Secondo me si sta rendendo conto che il suo governo difficilmente potr? andare avanti per molto, e visto che rischia di prendere due gol si sta attrezzando per restare in campo anche nel secondo tempo della partita di questa legislatura. Punta cio? ad assicurarsi la leadership del Partito Democratico per non rischiare che la crisi del suo governo comporti, come nel ‘98, automaticamente il suo esilio. Questa ? l’unica spiegazione che mi do. Solo che mentre lui lo capisco, non capisco gli altri, a cominciare da D’Alema. Che debbo dire: Massimo vada per la sua strada?.
Gi?, molti pensano che il Professore per superare quello che potrebbe diventare il suo ?annus horribilis? voglia dotarsi in tutta fretta di un ?paracadute?, di un ruolo che gli eviti la prospettiva di diventare come nel ‘96 una parentesi. In altre parole che l’operazione Partito Democratico in fondo si riduca solo a una polizza d’assicurazione per l’attuale premier. ?Un grande progetto - osserva laconico Nicola Rossi, consigliere economico di D’Alema - piegato a piccoli interessi personali?. Mentre il ?deus ex machina? delle finanze della Quercia, personaggio estremamente geloso del proprio anonimato, si limita a dire: ?Pi? guardo le cronache degli ultimi avvenimenti e pi? penso che Romano Prodi dopo di lui veda solo le elezioni. E il Partito Democratico ? un altro strumento per imporre a tutti un simile aut aut: o me, o le urne. E in fondo alla fine dei giochi in questo scenario potrebbe ritrovarsi alleato proprio Berlusconi?.
Cos? l’accelerazione sul Partito Democratico ? la dimostrazione che Prodi teme estremamente i prossimi dodici mesi e che cerchi, quindi, opportunamente di corazzarsi. Del resto solo un cieco non si accorgerebbe di quello che sta accadendo. Anche la Corte dei conti ha criticato la Finanziaria, e gli emendamenti alla legge che oggi gli esponenti del tavolo dei ?volenterosi? metteranno nero su bianco, pi? che ?una sfida al governo? (come li ha definiti Nicola Rossi,) rappresentano quasi un programma alternativo che paradossalmente potrebbe contraddistinguere pi? e meglio il nuovo Partito Democratico.
Ma avendo affidato tutte le sue chances di sopravvivenza al rapporto con Bertinotti, il Professore non pu? ?osare? sul piano riformatore n? accettare sfide. Pu? cedere qualcosa (600 milioni di euro ai Comuni) ma non pu? cambiare l’impianto della legge. Deve muoversi per forza con cautela in tutte le direzioni, magari adottando la tattica dello ?stop and go?. Ad esempio, pu? essere ?duro? con il tavolo dei volenterosi: ?Non durer? molto?. Ma, contemporaneamente, dopo l’accelerazione di domenica deve lanciare segnali rassicuranti ai partiti dell’Ulivo prendendo apparentemente la distanza dalle frenesie movimentiste dei suoi: ?Ci vuole cautela - sono i discorsi di Prodi in queste ore -. Dobbiamo rispettare i travagli dei partiti che compongono l’Ulivo, anche perch? le loro organizzazioni sono di certo pi? efficaci di quelle che ha a disposizione un partito virtuale...?.
Appunto, il Professore ora impartisce lezioni di realismo e di prudenza anche perch? c’? freddezza attorno a lui (ieri Dario Franceschini gli ha ricordato che non potr? essere lui il leader del nuovo partito). Ma ? un atteggiamento tattico perch? l’obiettivo di realizzare in un anno il Partito Democratico e di esserne nei fatti il leader, per lui ? una scelta obbligata. Ed ? pronto a correre qualunque rischio pur di centrarlo. ?Non credo che chi nell’Unione ? contrario al Partito Democratico - spiega fiducioso uno dei suoi, il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Giampaolo D’Andrea - possa rivalersi sul governo?. Mentre un ex dc come Antonello Soro, prima freddo e ora diventato un fan del nuovo partito, ammette: ?Per Prodi ? essenziale raggiungere questo obiettivo. In fondo la fase pi? difficile per lui sar? il secondo semestre del prossimo anno: l? tenter? di modificare la legge elettorale usando come arma la minaccia del referendum Guzzetti; e brucer? le tappe per il Partito Democratico. Cos? dopo Prodi non potr? che esserci Prodi o le elezioni?.
Insomma un’idea ambiziosa che non ? sfuggita agli avversari del centro-destra. ?Quella di Prodi - sintetizza Fabrizio Cicchitto, uno degli strateghi del Cavaliere - ? un’operazione di potere. Molto sofisticata. Lui vuole rivoltare da cima a fondo il suo schieramento dal punto di vista del potere economico del blocco sociale. Magari usando come strumenti ciechi Padoa-Schioppa e Visco. Del resto quello che ha fatto nelle banche, quello che ha tentato in Telecom e l’accelerazione nel Partito Democratico sono tutti segnali. E vedrete quello che far? nella scelta del nuovo capo dei servizi. Far? di tutto per impossessarsene con un suo uomo?. Un’analisi che si ritrova in parte anche nei ragionamenti di Gianfranco Fini: ?Prodi ? preoccupato, non sa fino a quando regger? e il Partito Democratico ? la sua rete di salvataggio. Lo strumento per restare in gioco anche dopo la crisi del suo governo. Bisogna vedere se per? riuscir? a centrare l’obiettivo prima che sia cacciato via. In Parlamento gli imprevisti si nascondono dietro ogni votazione?.
In poche parole per i suoi avversari il Partito Democratico nella testa di Prodi ? lo strumento per durare: se riuscir? a raggiungere il traguardo prima che cambi il quadro politico il Professore potr? dire la sua anche dopo. Potr? puntare alle elezioni o proporsi come l’interlocutore di Berlusconi come qualcuno insinua. Alla fine potrebbe anche diventare il nuovo padrone dell’Ulivo e dell’Unione. ?Io - confida Luciano Pettinari, diessino che nel Partito Democratico non andr? mai - Prodi lo capisco, lui ha bisogno di un partito per sopravvivere politicamente. Non capisco invece quelli del gruppo dirigente dei Ds che un partito ce l’hanno, ma rischiano di perderlo?.
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