6/7/2006 ore: 10:18

"Governo" No al diritto di veto (P.Ichino)

Contenuti associati

    gioved? 6 luglio 2006

    Prima Pagina - Commenti


    No al diritto di veto

    di Pietro Ichino
      I rappresentanti dei tassisti e di alcune altre categorie di lavoratori autonomi, contrariati dalle misure decise dal governo, lamentano che queste siano state adottate senza previa concertazione con loro. Dimenticano che una politica di concertazione, da che mondo ? mondo, ha senso e pu? produrre risultati positivi solo a condizione che il governo e i rappresentanti delle parti sociali abbiano fin dall’inizio almeno una visione comune degli obbiettivi da raggiungere e dei vincoli da rispettare lungo il percorso. Se quella visione comune c’?, la concertazione costituisce una risorsa preziosa, d? al Paese una marcia in pi?; se invece quella visione comune non c’?, una politica di concertazione pu? portare alla paralisi. Un altro requisito essenziale per la praticabilit? di una concertazione degna di questo nome ? che i rappresentanti delle parti sociali contrapposte condividano tra loro una cultura del dialogo, una capacit? di negoziazione che nasce in qualche misura dalla fiducia reciproca e dalla capacit? degli uni di comprendere i problemi degli altri. Cos?, per esempio, un sistema di relazioni sindacali ben funzionante, capace di selezionare e conciliare intelligentemente gli interessi di lavoratori e imprenditori, ha pieno titolo per proporsi come interlocutore del governo anche per la concertazione di scelte di politica economica generale. Ma ben difficilmente possono candidarsi a questo ruolo sindacati e associazioni imprenditoriali che non riescono ad accordarsi neppure sulle materie di loro diretta e specifica competenza.

      Tra governo, sindacati e imprenditori una grande capacit? di dialogo e una condivisione piena degli obbiettivi e dei vincoli da rispettare ci sono state, per esempio, negli anni 90, quando si ? trattato di scommettere sulla capacit? del nostro Paese di entrare tra i primi nel sistema dell’euro. Nel ’92 nessuno degli osservatori qualificati avrebbe puntato un soldo bucato sulla nostra capacit? di centrare quell’obbiettivo: se, contro ogni aspettativa, siamo riusciti a dare il colpo di reni necessario, ? stato perch? i grandi protagonisti di quella vicenda hanno saputo costruire una visione comune ben chiara di ci? che volevano e di quel che andava fatto per ottenerlo. Le confederazioni sindacali hanno valutato positivamente l’affidabilit? del governo, la bont? del suo progetto, l’equit? della ripartizione dei sacrifici, i vantaggi che ne sarebbero derivati per i loro rappresentati; e hanno avuto la lungimiranza di partecipare da protagoniste a una scommessa comune su quel progetto. Questa ? concertazione.

      Per tornare alla questione di oggi, i rappresentanti dei tassisti, dei farmacisti e dei liberi professionisti (ma il discorso ovviamente non vale soltanto per loro), se vogliono essere credibili nella loro proposta o richiesta di concertazione, dovrebbero dire preliminarmente che cosa condividono degli obbiettivi generali enunciati dal governo, almeno sulla materia della liberalizzazione dei servizi, e delineare il contenuto di un’intesa possibile su questo terreno con le associazioni dei consumatori. Se, invece, di quegli obbiettivi condividono poco o nulla, se con le associazioni dei consumatori sanno soltanto guardarsi in cagnesco e non hanno neppure avviato un inizio di dialogo, allora la ?concertazione? che essi rivendicano pu? servire soltanto a far valere un loro preteso, ma inesistente, diritto di veto.

    Close menu