6/7/2006 ore: 10:18
"Governo" No al diritto di veto (P.Ichino)
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Prima Pagina - Commenti No al diritto di veto Tra governo, sindacati e imprenditori una grande capacit? di dialogo e una condivisione piena degli obbiettivi e dei vincoli da rispettare ci sono state, per esempio, negli anni 90, quando si ? trattato di scommettere sulla capacit? del nostro Paese di entrare tra i primi nel sistema dell’euro. Nel ’92 nessuno degli osservatori qualificati avrebbe puntato un soldo bucato sulla nostra capacit? di centrare quell’obbiettivo: se, contro ogni aspettativa, siamo riusciti a dare il colpo di reni necessario, ? stato perch? i grandi protagonisti di quella vicenda hanno saputo costruire una visione comune ben chiara di ci? che volevano e di quel che andava fatto per ottenerlo. Le confederazioni sindacali hanno valutato positivamente l’affidabilit? del governo, la bont? del suo progetto, l’equit? della ripartizione dei sacrifici, i vantaggi che ne sarebbero derivati per i loro rappresentati; e hanno avuto la lungimiranza di partecipare da protagoniste a una scommessa comune su quel progetto. Questa ? concertazione. Per tornare alla questione di oggi, i rappresentanti dei tassisti, dei farmacisti e dei liberi professionisti (ma il discorso ovviamente non vale soltanto per loro), se vogliono essere credibili nella loro proposta o richiesta di concertazione, dovrebbero dire preliminarmente che cosa condividono degli obbiettivi generali enunciati dal governo, almeno sulla materia della liberalizzazione dei servizi, e delineare il contenuto di un’intesa possibile su questo terreno con le associazioni dei consumatori. Se, invece, di quegli obbiettivi condividono poco o nulla, se con le associazioni dei consumatori sanno soltanto guardarsi in cagnesco e non hanno neppure avviato un inizio di dialogo, allora la ?concertazione? che essi rivendicano pu? servire soltanto a far valere un loro preteso, ma inesistente, diritto di veto. |