15/1/2007 ore: 11:08
"Governo" Lo sfogo di Bersani: basta freni sulle riforme
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Pagina 5- Primo Piano IL VERTICE I NODI non vengono dalla sinistra radicale. Il vicepremier: creare consenso sulle proposte, come Berlusconi LE COMPETENZE Il ministro dello Sviluppo ai suoi: gli ordini riguardavano Mastella e lui non ha detto niente, come la Turco sulle farmacie Lo scontro sotterraneo sulle liberalizzazioni c' era già stato l' altro ieri. Ma il giorno dopo è stato peggio. In mattinata Rutelli annuncia che su questo tema vi sarà «una cabina di regia». Bersani legge le agenzie e sbianca. Sembra una sorta di suo commissariamento. Prodi si irrita: «Basta - si sfoga con qualche alleato - non ne posso più di queste polemiche». Il ministro per lo Sviluppo, però, non è tipo che demorde. Anche perché era stato il premier a dirgli qualche tempo fa: «Inventati qualcosa che ci ridia il consenso». Bersani quindi si sfoga con i suoi: «La cabina di regia può andare bene se serve a coordinare, non se serve a frenare. Non si può pensare di buttare tutto questo lavoro. Io, comunque, ho tutto pronto, ho portato tutto qui, in una cartellina. Prodi ha già visto il mio pacchetto. Questo è il riformismo: non quello ideologico di qualcun altro che non porta a nulla...». E ogni riferimento alla Margherita è puramente voluto. Ma Bersani non può non sapere quel che Paolo Gentiloni, ministro per le Comunicazioni, va dicendo ai colleghi di partito: «Sono quattro mesi che lavoro sulle ricariche dei cellulari e poi lui va a Ballarò ad annunciare la novità...». E può immaginare che Linda Lanzillotta ritenga che le liberalizzazioni siano anche materia sua. La titolare degli Affari regionali è un osso duro. Ne sa qualcosa anche Walter Veltroni, guarda caso un altro Ds, a cui lei, al vertice di Caserta, dedica una frecciata mica male: «I sindaci - dice Lanzillotta - stanno aumentando le tariffe dei servizi pubblici in regime di monopolio vanificando i vantaggi della riduzione Irpef: basti pensare che a Roma il costo della nettezza urbana è aumentato del 20 per cento». Come osserva da lontano Peppino Caldarola «c' è competizione tra Ds e Dl». Il che, aggiunge l' esponente della terza mozione diessina, «rende difficile il varo del Pd». Ne è convinto anche il ministro Fabio Mussi, leader del Correntone, che dice: «Il progetto è fallito e va avanti solo per inerzia. Intanto Bersani respinge al mittente le proteste dei singoli ministri Dl: «Anche la liberalizzazione degli ordini professionali - spiega ai compagni di partito - riguardava Mastella e lui non ha detto niente, come non ha detto niente Livia Turco per quella delle farmacie». Insomma, anche se il titolare del dicastero dello Sviluppo è un emiliano portato al buonumore in questi giorni è un po' più cupo: «Le nostre difficoltà - si è lamentato al vertice - nascono anche da come è nato il governo, con l' invadenza dei partiti». Rutelli, però, non vuol passare per colui che frena. «Noi - è il ragionamento del vicepremier - dobbiamo saper costruire consenso attorno alle nostre proposte come fece Berlusconi». E Rutelli lancia a Bersani e ai suoi quest' accusa: «Siete stati voi a mandare in gioco la velina secondo cui io avrei bloccato le liberalizzazioni. Ma non è vero: ho detto che dovevamo decidere insieme le priorità». Sembra allora avere gioco facile il leader Sdi Enrico Boselli che dice: «Rutelli e Fassino devono dimostrarci che il Partito Democratico non è solo un espediente per conservare al potere la classe dirigente che c' è». Ma è proprio dalle parti della Margherita che, indugiando maliziosamente sulle rivalità interne ai Ds, fanno notare che Fassino, tutto sommato, mica ha protestato dopo lo slittamento il pacchetto Bersani. Morale della favola: si finisce con Bersani che dice che «gli ostacoli alle liberalizzazioni non verranno dalla sinistra radicale» e con Giordano che apre al ministro Ds e chiude invece ai Dl con queste parole: «Il provvedimento della Lanzillotta sulla privatizzazione dei servizi pubblici non va bene». «E l' Ulivo dov' è?» chiede ironico Boselli. |