20/10/2006 ore: 11:29
"Governo" La riforma elettorale e lo spettro del dopo-Prodi
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Pagina 2- Economia La riforma elettorale e lo spettro del dopo-Prodi FABIO MARTINI ROMA Il colpo d’occhio sul salone del Consiglio dei ministri d? l’impressione di un diradamento attorno al Presidente del Consiglio: alle 10,33 a palazzo Chigi, quando Romano Prodi apre la seduta, sono diversi i ministri assenti per impegni esterni e qualche minuto pi? tardi quando Tommaso Padoa-Schioppa annuncia in “anteprima” ai colleghi la bocciatura delle agenzie di rating, ogni ministro legge sul viso del vicino un vago senso di spaesamento. Tanto pi? che il ministro dell’Economia non si limita all’annuncio ma si produce nell’apologia della severit?, di una manovra che lui pi? di tutti ha voluto ?pesante?. Non c’? voglia n? tempo per un dibattito e d’altra parte il Consiglio dei ministri non ? il luogo delle parole ma delle decisioni. Ma ? iniziata in questo clima l’ennesima giornata difficile per Romano Prodi e per il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Certo, in serata, al culmine di un lungo lavor?o dietro le quinte, ? maturato l’accordo trilaterale governo-Confindustria-sindacati sul Tfr, ma gioved? 19 ottobre ? destinata a restare una delle giornate meno felici per il governo Prodi. Perch? la valutazione negativa dei mercati ? sopraggiunta dopo una settimana tutta controvento, segnata dai giudizi in chiaroscuro sulla Finanziaria espressi da due autorit? ?terze?: il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, il capo dello Stato Giorgio Napolitano. E a palazzo Chigi non ? sfuggito anche il defilarsi di un pezzo importante della coalizione prodiana: due giorni fa il sito internet del quotidiano La Repubblica lanciava nella sua prima pagina e con titoli cubitali in rosso, il sondaggio Ipr sulla fiducia all’esecutivo, che sarebbe crollata dal 63% del 12 luglio al 45% del 17 settembre. E ieri, l’editoriale in prima pagina del quotidiano romano improvvisamente denunciava - 16 giorni dopo la presentazione della manovra - ?la sorpresa del cuneo? fiscale, destinato a premiare solo le imprese. Severissima la conclusione: ?Non si governa con l’improvvisazione?. Parole forti e inattese, non tanto perch? Marini, uomo-partito per definizione, si fa paladino dei cittadini contro gli apparati, ma per quella sottolineatura del Presidente del Senato circa l’?urgenza? della riforma elettorale. Ha buon gioco il prodiano Franco Monaco a pungere ironicamente: ?Riforma urgentissima? Io non farei un decreto-legge, perch? sulla necessit? della riforma sono convinto pi? di Marini, molto meno sull’urgenza. Le riforme elettorali, come ? noto, si fanno a fine legislatura e con un accordo bipartisan?. E allora? Marini forse pensa di poter essere il futuro punto di incrocio per un governo istituzionale che fa la riforma elettorale e poi riapre la contesa? Marini, ogniqualvolta i suoi gli prospettano l’ipotesi, letteralmente sbraita: ?Ma siete pazzi??. Ma un altro democristiano di esperienza, un personaggio prudente come Pierluigi Castagnetti, fa notare: ?Prodi non cadr? e durer? tutta la legislatura. Ma se per un incidente politico dovesse cadere, dopo di lui non ci sar? mai un altro esecutivo dell’Unione. E l’unica soluzione finirebbe per essere quella di un governo istituzionale e la prima scelta per tante ragioni sarebbe quella del Presidente del Senato?. Sar? il segno dei tempi, ma nel Transatlantico delle chiacchiere a tempo perduto, ieri mattina accanto al nome di Franco Marini, per un governo istituzionale i personaggi pi? citati erano due: Mario Draghi e Giuliano Amato. |