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domenica 23 luglio 2006
Pagina 10 - Interni
L’INTERVISTA
?Ho fatto una cosa giusta e di sinistra?
di Rinaldo Gianola
OLTRE IL TAXI - Bersani spiega che le liberalizzazioni sono state comprese dall’opinione pubblica, che il governo non vuole vincere e ammazzare le categorie, ma modernizzare il Paese. Anticipa che in autunno aprir? il fronte della politica industriale per aiutare le imprese e avviare la nuova stagione dello sviluppo
Ministro Bersani, anche la compagna Ferilli ? solidale con la sua battaglia contro le lobby. Contento? ?Bene, va tutto bene. Non ho mai ricevuto tanti complimenti e anche da gente che non mi vota. ? un bel segnale: vuole dire che quello che stiamo facendo in parlamento trova riscontro nel Paese, la gente capisce, l’opinione pubblica sta con noi...?.
Pierluigi Bersani, ministro delle Sviluppo economico, ha appena terminato la prima tappa della battaglia delle liberalizzazioni. Venerd? ? stato definito il testo che da domani sar? al voto del Senato. Tassisti, avvocati, assicuratori, panificatori, banche, tutti hanno avuto e hanno qualche cosa da dire e contestare, ?come si conviene in un bel confronto, anche duro e aspro, di democrazia? spiega il ministro, ma quello che conta alla fine ? il risultato complessivo, la capacit? politica di governare, di realizzare anche ?le riforme a costo zero che modernizzano il Paese?, di scuotere l’economia.
Scioperi, proteste, botte, insulti. Bersani, l’Italia ? pronta per la sua svolta liberalizzatrice?
?Il Paese ? prontissimo, casomai ? la classe politica ad essere in ritardo. Non ho alcun dubbio nel dire che i cittadini hanno compreso la giustezza della nostra proposta e della nostra azione. Lo hanno capito nel centrosinistra, e la maggioranza ? stata unita e solida, e anche nel centrodestra da cui ho ricevuto onesti sostegni: su questo terreno si pu? misurare una bella competizione politica a favore del Paese, vediamo tra sinistra e destra chi ? pi? coerente nel processo di modernizzazione. In questi giorni penso che stiamo vivendo un fenomeno particolare: c’? davvero una coincidenza tra quello che sente la grandissima maggioranza dell’opinione pubblica e l’azione del governo e del parlamento. Ci sono le categorie, le lobby con le loro azioni e i loro interessi, qualcosa ? stato cambiato, ma ? il disegno complessivo, la filosofia originaria a restare immutati?.
Insomma, lei ? convinto di aver fatto la cosa giusta?
?Ecco, questa mi piace: abbiamo fatto una roba giusta e la gente l’ha capita. Le libert? sono percepite sempre come equit?, una conquista di giustizia?.
Perch? ? la sinistra a buttarsi in questa battaglia, che pu? avere dei rischi politici, sociali, elettorali?
?Io dico che tocca a noi fare questa battaglia. Mi piace ricordare ai nostri elettori, ai lettori dell’Unit? che quando alla conferenza di Firenze sollevai il punto che “liberalizzare ? di sinistra“ pensavo non a un semplice slogan, ma a un’azione di governo, riformatrice e, aggiungo oggi, profondamente di sinistra. La saldatura dei diritti, e anche dei doveri, del lavoratore-cittadino-consumatore di fronte al mercato e allo Stato ? un compito nostro?.
Qualcuno in Confindustria o tra i maestri del pensiero riformatore che circolano nei salotti di sinistra le direbbe che basterebbe lasciar fare al mercato...
?Io invece sostengo che la civilizzazione del mercato tocca alla sinistra, nell’ottica dello sviluppo e della tutela dei diritti, di un’equit? diffusa, di una societ? pi? giusta. La nostra vocazione riformatrice si misura nella capacit? di modernizzare il Paese nella prospettiva europea. Qui si gioca la nostra capacit? di essere una sinistra moderna?
Insomma si parte dai taxi, dagli avvocati per arrivare chiss? dove. Invece lei ? stato accusato di aver provocato una mezza rivoluzione per un provvedimento tutto sommato modesto, marginale.
?Questa critica che io avrei presentato un progetto de minimis non sta in piedi. Siamo solo all’inizio di un processo, ma il decreto contiene gi? una dozzina di misure, in pi? ho presentato un progetto di legge e una legge delega per i servizi pubblici locali e la class action. La legge delega sui temi dell’energia, inoltre, consente di andare avanti nella liberalizzazione del settore. In pi? stiamo mettendo in moto, come ha annunciato il ministro Mastella, interventi strutturali, come il riordino delle professioni. Vorrei anche ricordare che nella Finanziaria 2001 presentai un piano di liberalizzazione del trasporto di merci e persone su ferrovia: adesso che la nostra rete su rotaia si sta sviluppando non vorrei avere rotaie nuove senza treni. Per cui mi aspetto qualche risposta industriale, anche privata?.
L’accordo coi tassisti le ha provocato qualche rampogna, anche tra i suoi amici del centrosinistra. Cosa ne dice?
?Ci ho pensato su in questi giorni. Certe espressioni non mi sono piaciute perch?, lo dico rispettosamente, fanno trasparire un certo “classismo”. Io sono abituato a distinguere tra chi sciopera e perde la paga e chi sciopera senza perdere nulla. Mi ? parso che alcune valutazioni fossero distorte dal circolo mediatico in cui siamo immersi. Bisogna stare attenti. Il ministro Bersani non vuole vincere e ammazzare le categorie, vuole governare e riformare. Noi non colpiamo i pi? deboli e lasciamo stare i pi? forti. Faccio un esempio: quando andr? a disturbare i benzinai non mi dimenticher? che pi? sopra ci sono i petrolieri. Il nostro compito ? di mantenere sempre aperti i canali di comunicazione e confronto con tutti i soggetti, perch? poi alla fine bisogner? ritrovare anche quelle categorie con cui ti sei scontrato per dimostrare che la tua azione ? stata giusta, coerente, al servizio del Paese. Forse questo ? un comportamento molto “emiliano”, ma nelle critiche che ho ricevuto sui taxi c’? qualcosina che proprio non mi ? piaciuta?.
La destra ? gi? furibonda perch? sostiene che chiederete la fiducia al Senato sul decreto.
?Su questo provvedimento non c’? alcun problema politico. La maggioranza ? solidissima, non ci sono state n? critiche, n? dissociazioni. La questione della fiducia ? solo funzionale ai tempi delle decisioni. Anche perch? dopo la fase uno delle liberalizazioni, aprir? dopo l’estate la fase due, anzi un nuovo fronte: quello della politica industriale?.
Come sta l’industria italiana?
?Il paese sta vivendo una fase crucialissima di selezione. Siamo in presenza di dati e situazioni ancora molto problematici ma anche di segnali di vitalit?. Ci sono imprese che stanno prendendo le misure della globalizzazione, della competizione internazionale, della qualificazione dell’apparato produttivo. Bisogna riportare le imprese a fare rete, capaci di funzioni superiori, commercializzazione, valorizzazione dei marchi, logistca, mix professionali, insomma una sfida impegnativa. L’intervento di politica industriale che il governo intende realizzare sar? complessivo?.
Quali sono i segnali di vitalit? che vede?
?Faccio solo qualche caso. La Fiat sembrava morta e invece ha ripreso a produrre e a vendere auto. C’? il caso Piaggio che ? un esempio di risanamento e di rilancio di un bel gruppo italiano. La siderurgia pu? darci della soddisfazioni. Mi pare che si possa trarre l’insegnamento che focalizzarsi, scegliere un mestiere, fare con coerenza il proprio lavoro, non avere paura della competizione, offre delle soddisfazioni, anche perch? noi siamo bravi. Bisogna tornare a lavorare insieme - governo, imprese, sindacati - per mettere in moto una nuova stagione di svilupppo?.
Che ruolo affida ai gruppi controllati dallo Stato nella nuova stagione?
?Nei grandi gruppi pubblici, cos? come in generale nei settori delle grandi economie di scala, penso a energia, auto, tecnologie della difesa e spazio, siderurgia, telecomunicazioni, cantieristica, chimica, dobbiamo predisporci in modo consapevole ed essere ben attrezzati al processo di convergenza verso accordi industriali che continuer? in Europa e oltre. Le imprese devono avere le spalle solide, anche con l’aiuto e la diplomazia del governo, per presentarsi a questo processo di concentrazione come protagoniste, perch? ? ovvio che da soli non possiamo restare, nessuno ce la fa nei prossimi dieci anni?
Possiamo trascurare i settori tradizionali della nostra economia e puntare altrove?
?Mi lasci dire che io voglio combattere a fondo la leggenda metropolitana secondo cui le produzioni pesanti, “vecchie”, si fanno altrove. Nemmeno per sogno ed ? per questo che sto mettendo in piedi i tavoli su Marghera, i gassificatori, la siderurgia. Noi non possiamo rinunciare. Poi, naturalmente, punteremo sulle nuove aree tecnologiche, ma non buttiamo via quello che abbiamo?.
Pensa che lo Stato possa rinunciare al controllo di grandi aziende pubbliche nelle prospettiva di strategici accordi internazionali?
?Premesso che, in una logica di mercato europea, non sono pregiudizialmente contrario alla perdita del controllo di un’azienda italiana se naturalmente gli interessi nazonali sono adeguatamente tutelati, ritengo per? indispensabile che sulle grandi reti di energia, telecomunicazioni, trasporti, gas, non ci siano progetti che danneggino l’Italia sotto il profilo del controllo, dei processi decisionali, delle localizzazioni produttive. Starei molto attento?.
Un’ultima domanda: siamo alla vigilia di un ribaltone ai vertici di Alitalia e Ferrovie?
?Stiamo analizzando le condizioni delle societ? per delineare la nuova missione da perseguire e quale impegno pu? assumere lo Stato. Poi arriveranno le nomine?.
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