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venerd? 22 settembre 2006
Pagina 1 e 15 - Editoriale
A chi conviene
Luigi La Spina
NON la vuole nessuno. Non la vogliono Fini e Casini, per motivi opposti. Non la vogliono i ds e neanche gli ex popolari nella Margherita. Non la vuole l’estrema sinistra e perfino Berlusconi preferirebbe aspettare un po’. La caduta del governo Prodi, nonostante la precaria maggioranza al Senato, le giravolte linguistiche e parlamentari del premier, le guerre trasversali per il controllo politico di banche e aziende, ? un evento, per ora, altamente improbabile. Anche se, in politica, non si pu? escludere nulla. Insomma, conviene a tutti che il presidente del Consiglio resti a Palazzo Chigi. Ma conviene anche agli italiani?
Al rientro in Italia dal suo giro del mondo alla ricerca di quel successo che, in patria, ? pi? difficile gli venga riconosciuto, Prodi trova una situazione politica paradossale. Nonostante le obbligate, eppure scarne, difese d’ufficio dei leader della sua coalizione, le critiche e le diffidenze della maggioranza nei suoi confronti paiono dilagare. L’opposizione, poi, sembra compatta nella scelta di una tattica dirompente contro il governo, con toni verbali e scelte parlamentari che non prevedono tregue, mediazioni o alcun compromesso. Malgrado le apparenze, sia i mugugni nel centrosinistra sia le accuse nel centrodestra sono destinati, per?, a non trovare lo sbocco di una crisi politica.
Il centrosinistra non ha, in questo momento, un leader alternativo che possa sostituire l’attuale presidente del Consiglio senza un passaggio elettorale, come fecero D’Alema e Amato due legislature fa. Ma neanche la fondata speranza, oggi, di vincere un duello alle urne con il centrodestra, nel caso di una rapida caduta del governo. Solo una ragionevole durata di Prodi a Palazzo Chigi potrebbe aprire la strada ai tanti aspiranti suoi successori alla presidenza del Consiglio. Nell’opposizione, i centristi di Casini temono che la immediata caduta di Prodi porti inevitabilmente alle elezioni, con la scontata ricandidatura di Berlusconi. Una eventualit? che l’Udc cerca di scongiurare con altre ipotesi politiche che hanno bisogno, per?, di un qualche tempo per maturare davvero. Fini ha la preoccupazione opposta: teme che si arrivi a una grande coalizione, mascherata da governo tecnico, che emargini lui e An, mentre non ? ancora avvenuto il passaggio a quel partito popolare europeo che ormai costituisce il suo obbiettivo fondamentale.
Anche per Berlusconi, l’unico che evidentemente potrebbe avvantaggiarsi da una bruciatura rapidissima di Prodi nella sua seconda esperienza a capo di un governo, i tempi potrebbero stare troppo stretti. Non ? cos? sicuro, infatti, che il presidente della Repubblica, all’inizio del suo mandato settennale e all’inizio di una legislatura, sia cos? disposto a ricorrere nuovamente alle urne. Senza dar ascolto a chi, in quel caso, gli suggerirebbe la soluzione, appunto, del governo di ?salute pubblica?. Il leader di Forza Italia, inoltre, assiste in questi giorni a un nuovo grande sconvolgimento nella galassia del capitalismo italiano. Una fase di movimento in cui potrebbe essergli pi? conveniente la maggiore libert? di manovra consentita a chi, da imprenditore, non ? anche capo del governo.
Una sommaria ricognizione di apparenze e convenienze, perci?, pare condannare Prodi a governare pi? a lungo di quanto le previsioni di questi giorni, per lui davvero sfortunati, facciano supporre. Per gli italiani il rischio ? che l’?obbligata? sua permanenza a Palazzo Chigi produca l’effetto negativo di una altrettanto ?obbligata? convivenza tra le varie anime della sua coalizione: una serie di decisioni politiche di compromesso. L’efficacia del governo per risolvere i tanti problemi del nostro Paese verrebbe meno e la navigazione del suo secondo ministero si ridurrebbe a una gestione burocratica e mediatoria dell’esistente, volta solo a evitare trappole parlamentari e ricatti di partiti e partitini che compongono la variegata sua maggioranza. Le speranze che i primi atti del governo avevano suscitato, quelle per esempio legate al varo del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, svanirebbero subito. Con l’aggravante di non vedere una realistica soluzione di ricambio immediato.
I successi che la coppia Prodi-D’Alema possono legittimamente vantare sulla politica estera non possono far dimenticare che gli italiani aspettano il governo al varco della politica interna e, in primo luogo, di quella economica. Ecco perch? l’occasione della finanziaria sar? ancora pi? importante del solito per capire se le convenienze della nostra classe politica coincidono con quelle dei cittadini italiani. La mancanza di alternative pu? alimentare sia il coraggio di chi non ha niente da perdere sia la paura di chi teme il salto nel buio. A Prodi la scelta.
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