23/10/2006 ore: 11:08
"Gdo" Ladri d’Italia
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Pagina 9 - Cronache Ladri d’Italia QUESTA ? una storia di ladri. Ladri di benessere. Ladri per fame. Ladri di un sogno. Ladri per sopravvivenza. L’Italia pu? essere raccontata dalla casalinga, dal carabiniere, dal manager, dall’extracomunitario, dal bancario, dai figli di pap? e perfino dalle suore che rubano? Noi ci abbiamo provato, visitando un po’ di centri commerciali e supermercati sparsi per lo Stivale: dal mitico Bonola, collocato a Milano in una zona iper popolare, lontana dalle luci del centro; passando per i patinati centro acquisti dell’elegante quartiere Chiaia di Napoli, dove a rubare sono pi? i colletti bianchi, quelli che attraverso il furto mirano all’inarrivabile status symbol. Un sogno da esibire agli amici. Un Paese creativo Cominciamo allora col dire che l’Italia che s’imbosca le cose ? un’Italia creativa. Almeno in questo conserviamo una sorta di primato mondiale di escamotage. E chi pensa che in questo primeggino i napoletani, si sbaglia di grosso. Il primo caso lo intercettiamo infatti nella nordica San Remo. Ci raccontano testimoni del fattaccio che in un locale supermercato, la GS, i sorveglianti videro incedere sicuro un signore di mezza et?, che punt? dritto verso il bancone della macelleria. Comanda sette bistecche, e quindi rapida sosta nel bagno del locale. E l? che avvenne la mutazione: l’imputato si spogli?, scart? fette di manzo e maiale, e le ?indoss?, sostenuto da due paia di mutande che potessero tenerle aderente alla pelle. Poi, rivestizione e fuga verso la cassa. A fermarlo fu il nostro testimone, Aurelio, quello della sicurezza. ?Lui per? si ? messo ad inveire e ad aggredirmi. Mi provocava: mi tocchi, diceva. Cosa che mi guardai dal fare visto che siamo a rischio denuncia?. Chiamati i carabinieri, lo spogliano, e il manager (come si riveler? poi) a quel punto rivela il suo disarmante look intimo, la sua ?carnosa? virilit? contenuta dalle mutande. Ecco, quella di indossare i prodotti rubati ? un trend contagioso. Ci spostiamo a Livorno, nella locale Cooperativa detta la Cooppona, in una zona popolare della citt?. A raccontarci l’episodio ? Silvia Mastagni, delle relazioni esterne. Protagonista ? una vecchietta, ?visto che il locale ? frequentato soprattutto da persone di una certa et?. Una persona avanti con gli anni che si era presentata malvestita, con fare un po’ da clochard. La sorveglianza allora la tiene d’occhio. Superata la cassa, casca per terra. ?A quel punto tutti accorrono per capire cosa le sia successo, finch? lei prende ad indicare la pancia, come a suggerire che le doleva?. Arriva il medico, e scopre l’amara sorpresa: tutto il pesce surgelato, era stato incamerato sotto la maglietta, provocando una micidiale congestione per la poveretta. Inutile dire che il direttore ha ritenuto di non denunciarla, ma vabb?. ?Quando Giuliano Amato dice che i furti sono calati, mi viene da ridere?, ironizza Riccardo, da 7 anni addetto alla sicurezza del centro commerciale Bonola in Milano, esattamente piantato a cavallo tra il quartiere dei ricchi, San Siro, e il bronx di QT8. ?I furti denunciati non sono pi? del 10 per cento. Lavoro qui ormai da molto tempo. La gente non ruba solo per bisogno ma anche perch? sa che la passer? liscia?. Bonola ? il simbolo perfetto di questa Italia un po’ cleptomane e ladrona. Frequentato soprattutto da poveri ma anche dai ricchissimi (noi stessi vi intercettiamo il calciatore dell’Inter Marco Materazzi che fa incetta di yogurt e di riviste rosa). Fuga dalla solitudine Quanto alle tecniche, poi, a Milano pi? che ?l’indossato? funziona il furto a ?illusione ottica?. Ci erudisce sempre Riccardo. Ad esempio: ?Arrivano qui zingare col pancione. Ovviamente ? finto. Una volta scaricati pullover che fanno volume, ol?, ecco che lo riempiono di oggetti?. Anche sulle classi anagrafiche ci sarebbe da spendere qualche parola. Perch? ?? vero che molti anziani rubano, ma molti altri vengono qui solo per fuggire dalla solitudine?, ci racconta la Signora Silvia titolare del negozio di intimo Siluel, che insieme al figlio Dario ? un po’ la memoria storica del centro Bonola. ?Ammettiamolo – prosegue - sono soprattutto le donne di una certa et? a rubare, almeno qui. Ma non tutte vengono qui per alleggerire. Ne conosco decine che stanno qui mediamente 12 ore al giorno e per tutti i santigiorni. Fanno colazione, leggono il giornale. Siamo un po’ come un centro di assistenza sociale?. Se invece ci spostiamo al Briko center, ecco che ad accoglierci c’? Sergio. ?Su come ruba la gente – abbozza sorridendo – ormai potrei scriverci un libro. Anche perch? da noi devono ingegnarsi un po’ di pi?. Prendono la latta per la vernice, la aprono, poi prendono la confezione del trapano (100 euro) e la infilano dentro il contenitore?. Chi arriva a tanto? ?tutti: bancari, casalinghe, impiegati. Non c’? molta differenza. E comunque di denunce ne facciamo pochissime, tanto non serve a niente, fanno solo perdere tempo. Quel che non sopporto ? che quando i “ricchi” vengono colti in castagna e fermati alzano la voce e iniziano a minacciare, sciorinando il classicissimo “lei non sa chi sono io”, oppure “potrei comperare l’intero negozio”?. Il termine miseria risuona spesso fra i commercianti di tutta Italia. ?Per miseria ci si imbosca anche un fiore da un euro?, racconta Mauro Parrillo di Manilia fiori. Gi?. Si diventa anche dei piccoli Robin Hood, per miseria. A Parma, ad esempio, un investigatore come Franco Ponzi sorprese una cassiera forse un po’ troppo distratta, nel battere i prezzi dei prodotti, diciamo cos?. La sicurezza del supermercato accert? la truffa. La donna batteva un euro per il costo di un’insalata e non s’accorgeva che nel frattempo il cliente faceva scivolare il carrello con centinaia di euro di spesa. Insomma era diventata una sorta di eroina del condominio, i cui inquilini non a caso andavano tutti da lei per acquistare. A man bassa. Tra l’altro, come appurato dalla polizia, la ladra in questione ci guadagnava pochissimo. Rubava per semplice solidariet?. E lo stesso vale per quelle suore di Roma che, fermate per aver sottratto un po’ di lamette al Supermercato, confessarono candidamente alla sorveglianza – come racconta Franco Malatesta della Polo Investigazioni – che ?rubare a fin di bene non ? poi tanto peccato. In fondo, queste lamette andranno ai carcerati…?. Le cronache - ci rivelano i sorveglianti che vogliono restare anonimi - annoverano tra i furbetti un benestante pensionato (a chi lo interrog? disse di percepire 2500 euro mensili di pensione) che riusc? a occultare con questa tecnica ben 47 boccette della acqua di colonia Eau Sauvage di Christian Dior da una profumeria al pian terreno del grande magazzino. Di cui 45 rivendute ad amici e conoscenti e solo 2 per uso personale, come spieg? quasi a giustificarsi. Napoletanizzati Insomma ? proprio vero, allora, come ci racconta Vittorio Crivelli, da circa 17 anni attivo nella vigilanza dei supermercati di periferia, che ?tutta l’Italia si ? napoletanizzata, sia detto senza offesa?. ?Io – dice guardandoci freddo – non provo nessuna pena per i ladri. Rubano per fame ma non mi fanno piet?. Crivelli insomma ammette che l’odio per la povert? trasuda eccome, da certi comportamenti. In fondo, li imbottiamo di pubblicit?, di marchi e di voglie e poi ci lamentiamo se rubano, ribattiamo noi. Proprio cos?. Forse la povert? piace solo ai ricchi, a quelli che possono permettersela, a piccole dosi. Come ha confessato il dipendente di un supermercato di Napoli, nel quartiere borghese di Chiaia, stufo di essere considerato un ?reietto?. Per 2 mesi 2, sapendo come eludere i meccanismi della sicurezza, sottrasse al suo datore di lavoro una bottiglia al giorno di Dom Perignon. Totalizzando un bottino di ben 85 mila euro, raccontano le cronache del Mattino di Napoli , che giustamente diede molto spazio alla vicenda. La polizia scopr? poi che le rivendeva al mercato nero. Dunque lui non rubava per dare ai poveri, ma per s?. Che volete, ?anche io ho il diritto di diventare ricco, no??, confess? agli investigatori, aggiungendo serafico: ?il benessere, in fondo, ? un diritto di tutti...?. |