20/10/2006 ore: 11:08

"Gdo" Equo e solidale ma di largo consumo

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    venerd? 20 ottobre 2006

    Pagina 16 - Economia & Lavoro


    Equo e solidale ma di largo consumo
      Commercio in rapida evoluzione: pi? prodotti utili e pi? competizione


      di Luigina Venturelli/ Milano

      Per il commercio equo e solidale ? arrivato il momento del salto di qualit?, quello in cui archiviare la fase degli acquisti sporadici ed avviare la parziale sostituzione del mercato di largo consumo su una serie di prodotti sensibili. ?Serve una nuova strategia di sviluppo, altrimenti rischiamo di fare i buoni soltanto a Natale? avverte Paolo Pastore, direttore di Transfair, il consorzio senza scopo di lucro che rilascia il marchio di garanzia del commercio equo e solidale in Italia.

      Il motivo ? semplice: mentre la grande distribuzione si concentra su generi di largo consumo e registra indici di crescita a due cifre, le botteghe del mondo (inizialmente canale esclusivo di distribuzione dei prodotti solidali) restano ancorate ai giri d’affari degli scorsi anni, appesantite da mille curiosit? ed oggetti d’artigianato d’indubbio fascino esotico ma di scarsa utilit?. Un problema non da poco in tempi di crisi dei consumi. Oggi il settore al dettaglio vale 100 milioni di euro annui, dei quali una met? ? realizzata da ipermercati e supermercati con poche decine di referenze (essenzialmente generi alimentari), mentre la seconda met? ? realizzata dalle 480 botteghe specializzate con oltre 12mila referenze diverse (alimentari confezionati, tessile, arredamento e via dicendo).

      ?Il commercio equo deve posizionarsi sempre pi? su prodotti utili e di largo consumo - spiega Pastore - che possano sostituirsi a quelli delle multinazionali. Non si tratta di una semplice strategia di marketing, ma della necessit? di conquistare quote di mercato per perseguire la finalit? originaria con cui ? nato il fair trade: un reale cambiamento dei consumi, un modo nuovo e consapevole di fare la spesa per congiungere il Nord e il Sud del mondo garantendo uno sviluppo umano sostenibile per tutti?.

      Obiettivo ambizioso, che difficilmente pu? raggiungersi con acquisti episodici di oggetti regalo. Ben diversa la situazione per gli acquisti di tutti i giorni: le banane solidali hanno raggiunto in tre anni una quota del 35% di tutto il mercato biologico, lo zucchero di canna dei piccoli produttori di Per? ed Ecuador ha conquistato in meno di due anni il 5%, l’ananas fresco con certificazione etica arriva in Italia in quantit? da 1.300 tonnellate all’anno.

      La grande distribuzione investe ormai in misura crescente nello sviluppo del comparto. In occasione della settimana del commercio equo e solidale, in corso dal questa settimana fino a domenica, ogni catena ha ideato una propria campagna di promozione: ? il caso dei jeans dell’Iper (15mila paia vendute in quindici giorni), delle rose provenienti dal Kenia del Pam, della crema spalmabile alla nocciola o del modificatore del latte al cioccolato della Coop (50 tonnellate vendute in quattro mesi, a scapito dell’omologo della Nestl?). In tal senso ? illuminante l’evoluzione del fatturato della linea solidale della Coop: dai 3 milioni di euro del 2002 agli oltre 11 milioni di euro del 2005, con un’ulteriore crescita da gennaio a settembre 2006 del 35%. ?La certificazione equa e solidale ? un valore aggiunto - sottolinea il responsabile Solidal Coop, Vladimiro Adelmi - ma la prestazione del prodotto ? fondamentale nell’orientare le scelte del consumatore?. Anche di quello consapevole.

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