«Flessibilità? Al call center anche il Primo Maggio»
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Martedì 1 maggio 2001
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 LA STORIA
«Flessibilità? Al call center anche il Primo Maggio»
«Lavoravo al call cent er anche per sedici ore di fila, con una pausa pranzo di solo dieci minuti. Il tutto per una paga oraria di 10 mila lire lorde. Insomma, mi sentivo sfruttata, senza alcun diritto e non rappresentata». Maria Perri ha 30 anni, si è così trasferita a Milano dalla provincia di Cosenza e, al tempo di quella sua prima esperienza milanese, era parte del cosiddetto popolo dei «Cococo», collaboratori coordinati e continuativi. «In Calabria il lavoro c’era, ma solo in nero e con paghe irrisorie, per questo sono venuta al Nord con mio marito. Lui ha trovato posto in una carrozzeria, ma io dovevo collaborare per integrare il bilancio familiare, anche se ormai mi mancavano solo due esami alla laurea in giurisprudenza». Quando è arrivato quel call center di un’azienda dell’informatica che le ha offerto un lavoro part-time, lei non ha avuto dubbi. Contratti da rinnovare ogni mese come collaboratrice esterna, orario estenuante. «Fino a che, mentre aspettavo nostro figlio e non stavo bene di salute, ho dovuto lasciare». Diciassette mesi fuori gioco. Fino a che, nel maggio di due anni fa, decide di riproporsi come «Cococo» alla stessa azienda, che la presta a un’altra per lavorare come data entry . «Cinque giorni la settimana dalle 15 alle 23, con un capo alle spalle che controllava non andassi sotto le cento lettere immesse in un’ora. Paga, 11 mila lorde. Era troppo duro, ho resistito solo un mese. Fino a che, nel luglio dell’anno scorso ho letto un annuncio di un’agenzia interinale, E-work, che cercava personale part-time da affittare per un lavoro di help desk, per bloccare le carte bancomat in caso di furto». Curriculum inviato il 10 luglio, colloquio il 15, assunta il 17, da quel momento le cose migliorano: contratti di assunzione regolari come interinale, rinnovati ogni mese, in corso tuttora. «Non mi sembra vero, 21 mila lire l’ora con tutte le garanzie, straordinari e festivi pagati. Il sindacato mi rappresenta? Indirettamente sì, visto che gli aumenti del contratto dei bancari li ho ricevuti anch’io. E poi lavoro quando va bene a me: nel weekend e nei festivi. Compreso il Primo Maggio».
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Enzo Riboni
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Economia
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