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domenica 19 novembre 2006
Pagina 5 - Primo Piano
FINANZIARIA L’ANALISI DEL PREMIER
“Protesta sia chi voleva la rivoluzione delle imposte con aliquote punitive, sia chi non voleva pagare le tasse”
?Aiutare chi produce e punire chi evade?
“Abbiamo fatto pi? noi in sei mesi che il centrodestra in 5 anni Ma rimettere in moto un Paese significa anche scontentare”
intervista a Romano Prodi CARLO BASTASIN
ROMA Presidente Prodi, conosce i sondaggi. Nel mezzo di una difficile Finanziaria gli italiani chiedono qual sia l’obiettivo del governo. Verso quale Italia vuole andare?
?Gli italiani hanno capito benissimo che, pur faticosissimamente e con i limiti che abbiamo visto, comincia una stagione in cui l’economia ha delle regole e in cui per? esiste anche una seria politica sociale. Chi non ? abituato alle regole nell’economia protesta e chi ? abituato all’anarchia sociale urla. Protesta sia chi voleva la rivoluzione delle imposte con aliquote punitive del 50%, sia chi non voleva pagare le tasse. Non ho alcun problema a riconoscere che in questo momento c’? il massimo d’opposizione, ma ho anche la chiara visione che era la stessa cosa nel 1996?.
Allora c’era l’euro, qual ? oggi il suo progetto?
?Riportare l’Italia nei Paesi moderni, darle una sveglia, farla tornare a crescere. Rimettere in moto un Paese significa sempre scontentare. Come anche ricostruire la credibilit? del governo, per questo abbiamo cominciato con l’unico grande taglio di questa Finanziaria: quello agli stipendi dei ministri e del presidente del consiglio. Un minimo di esempio si ? dato. Vedo i prossimi sei mesi come una lenta risalita che ci riposiziona in Europa: ci sono 2.500 imprese che se si compattassero potrebbero divenire mille protagonisti della crescita globale. Ce la possiamo fare?.
Ma il governo ? appeso alla sua piccola maggioranza.
?L‘opposizione ? ancor pi? frammentata. Berlusconi ora sostiene il referendum per cambiare la sua legge elettorale pur di sperare nella “spallata” al governo. Hanno tappezzato Roma con manifesti contro la mia persona, ma non riescono nemmeno a fare una manifestazione unitaria contro di noi. Se come io penso il governo durer? a lungo, vedremo i risultati nelle due direzioni: quella dell’equit? e quella delle regole del funzionamento dei mercati e di apertura del paese. Si pu? fare: lo dimostra la Fiat di Marchionne. Non ? stata una rivoluzione fulminea, n? di proclami. Siamo un po’ nella stessa condizione. Ma siamo di centrosinistra, quindi anche l’equit? ? importante?.
E’ vero che la Finanziaria ha agito molto sulla stabilit?, un po’ sull’equit?, ma poco sullo sviluppo?
?L’opposizione ci dice: “dovevate fare una Finanziaria di solo 15 miliardi per tappare il buco di bilancio e basta”, ma cos? si abbandona lo sviluppo. Invece abbiamo dato pi? di 5 miliardi alle imprese, che diventeranno 9 nel 2008. Dallo scorso governo l’impresa non ha avuto nulla. I calcoli della nuova Finanziaria sono semplici: 15 miliardi per chiudere il buco, 5 per le infrastrutture e il resto fra incentivi alle imprese, ricerca e sviluppo e aiuti alle classi pi? deboli e alle famiglie?.
Sembrava per? che chi urlava di pi?, ottenesse di pi?
?Tra l’inizio della Finanziaria, il 29 agosto, e oggi le differenze nella legge sono modeste?.
Diciamo tre miliardi di euro?
?Assai meno, neppure il 3% della manovra e senza aumentare il volume. E non ? vero che chi ha urlato di pi? ha ottenuto di pi?. Dobbiamo partire dal fatto che abbiamo trovato il deficit al 4,2% del Pil, oltre a 6 miliardi di euro in meno per le infrastrutture. Fa pi? del 5%. Una Finanziaria che fa scendere il disavanzo dal oltre il 5% a 2,8% ? per definizione una Finanziaria che scontenta?.
Il metodo di fare la Finanziaria deve cambiare?
?La Finanziaria ? il pi? grande atto di governo e dovrebbe essere presentata dal Governo come un pacchetto unico e presa o lasciata. Il nostro metodo rende il risanamento pi? difficile?.
Crede davvero al recupero dell’evasione?
?Ci credo se manteniamo l’impegno che non ci siano n? paradisi fiscali, n? condoni, n? altre diavolerie. C’? la volont? del governo e l’assoluta volont? mia. Ho fatto i conti: basta recuperare un terzo dell’evasione, nelle dimensioni definite dal mio predecessore, e il Paese ? a posto?.
Berlusconi dava un messaggio molto semplice: riduciamo le tasse e la crescita ripartir?.
?E il risultato ? che la crescita non c’?. Non condivido la ricetta, ma non l’ha nemmeno applicata. Ci ha portato alla pi? alta spesa corrente della storia, aumentata del 4,7% all’anno: 90 miliardi in tutto. Abbiamo trovato 260 mila consulenti nella pubblica amministrazione. Ma se vuoi dare un messaggio liberale, allora non ti occupi degli interessi personali e particolari. “Etica, incentivi a chi produce, punizioni a chi evade”, questo ? il messaggio del mio governo?.
A chi si riferiva parlando di Paese impazzito?
?Alla maionese: quando l’olio e l’uovo smettono di andare d’accordo impazziscono e cos? succede all’Italia: se ognuno dice la sua e difende solo il proprio interesse il Paese impazzisce. E’ un termine serio, si scompongono gli elementi del Paese. Pensavo all’eterno problema delle corporazioni, che in Italia sono anche territoriali. Ma pi? in generale la salute morale del Paese ha bisogno di una sterzata. Opportunit? per i giovani, indicazioni chiare sui doveri e non solo sui diritti. L’Italia ha bisogno che i ragazzi non restino provinciali e si impegnino nei confronti della collettivit?. Non posso non riflettere su quanto successo nelle scuole negli ultimi giorni?.
A Napoli pi? che di moralit? si parla di ordine pubblico.
?Non ? un’emergenza, ? una tragedia continua. Dobbiamo andare a fondo sul ripristino della legalit? contro la criminalit? organizzata. Confiscare i beni illeciti, lavorare sull’aspetto fiscale e vedere le connessioni con gli appalti e la finanza. E’ fondamentale per il cambiamento etico ed economico. Ho esempi umilianti ogni settimana di imprenditori stranieri che mi dicono “no nel Mezzogiorno non verr? a investire, perch? l’ordine pubblico non ? il mio lavoro”. Vedono le classifiche sulla corruzione dove l’Italia sta tra i Paesi africani. Un Paese che non sia pazzo, questo lo deve dire?.
Non so se ci sono molti pazzi in Italia, ma ci sono certo molte camicie di forza e l’idea di scioglierle dipende dalle liberalizzazioni, perch? non farne la bandiera del governo?
?Lo sono: in sei mesi abbiamo fatto quello che in cinque anni non era stato fatto. Oggi all’esame del Parlamento c’? la proposta sulla class action, sulla liberalizzazione dell’energia, sulla riorganizzazione dei servizi pubblici locali. Ci sono in discussione disegni di legge sulle professioni, c’? la riforma del risparmio e tra poco quella delle Authority?.
Lei sottolinea il problema di legalit?. Ma a giudicare dall’indulto non pareva una priorit? alta.
?Abbiamo perduto popolarit? nell’unico provvedimento bipartisan della legislatura, cio? l’indulto. Il costo politico l’ha pagato il governo anche se la legge era stata voluta e votata anche dalla destra. Ma fa parte della moralit? pubblica non accettare che tutto il Parlamento si alzi davanti al Papa che chiedeva l’indulto e poi nasconda la mano. Me ne prendo comunque tutte le responsabilit?, perch? conoscevo la situazione tragica delle carceri?.
Il dialogo con il Nord sembra difficile
?L’aggancio al mondo che corre deve trovare il Nord trainante. Abbiamo un programma di opere pubbliche molto forte e con risorse vere e disponibili. Infrastrutture con priorit? decise insieme alle regioni. E questo oltre alle politiche di sostegno alle imprese che vanno principalmente al Nord?.
Venerd? discuterete di Tav con i francesi. Il governo conferma gli impegni?
?Abbiamo fatto seri passi in avanti. Abbiamo mobilitato i colloqui con le istituzioni locali e ci siamo impegnati, entro sette-otto mesi in tempo per non perdere i finanziamenti europei, a una risposta progettuale sul “come” e non sul “se”. Entro la scadenza saremo pronti per il s? al progetto?.
Il sindaco di Torino, Chiamparino ha detto che per mancanza di fondi le porter? le chiavi della citt?.
?L’altro giorno per scherzo gli ho offerto pubblicamente le chiavi di casa mia. Sul problema dell’Expo andata a Milano l’avevo preavvertito. Ma Torino, dopo le Olimpiadi riuscite in modo eccezionale, deve preparare le celebrazioni del 150? anniversario dell’Unit? d’Italia nel 2011. Torino pu? offrire un’occasione grande di riflessione all’Italia, contro egoismi e frammentazione, il 2011 pu? essere un anno di vera unit? nazionale?.
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