11/11/2005 ore: 12:04
"Finanziaria" Il bonus arriva solo per i bebè del 2005
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Pagina 7 Prim0 Piano LA FINANZIARIA - ANCORA APERTO IL DIBATTITO SUL MAXIEMENDAMENTO FISCALE. ISTITUITO UN GRATTA E VINCI PER I GIOCHI OLIMPICI INVERNALI DI TORINO ROMA Il pacchetto famiglia, i tagli imposti, le promesse mancate e sullo sfondo le fibrillazioni sul disegno di legge di riforma del Risparmio. Giulio Tremonti ieri in Consiglio dei ministri si è trovato solo di fronte alle sue responsabilità. «Io a fare una Finanziaria elettorale non ci sto. Dobbiamo rispettare gli impegni con Bruxelles», andava dicendo a tutti. Ma chi più chi meno, quasi tutti i colleghi ministri avevano qualcosa da rimproverargli. I più arrabbiati erano quelli dell’Udc: «O sulla famiglia alla Camera si cambia oppure non votiamo», hanno minacciato i ministri Giovanardi, Baccini e Buttiglione, quest’ultimo ancora insoddisfatto nonostante i cento milioni recuperati per il Fondo unico dello Spettacolo. «Il testo dell’emendamento è stato concordato da tutti i rappresentati della coalizione venerdì scorso», hanno risposto dal Tesoro. Oggetto del contendere la decisione di inserire nel maxiemendamento la terza versione riveduta e corretta dei bonus per i bebè: non più mille euro per i secondogeniti del 2005 e tutti i bimbi del 2006, bensì mille per tutti quelli che hanno visto la luce nell’anno in corso, più 160 euro a favore dei nati fra il primo gennaio del 2003 e la fine del 2005. «Una platea troppo vasta e indeterminata», spiegava il sottosegretario Michele Vietti. Gran parte dei centristi vuole concentrare l’aiuto sui neonati come suggerito dalle gerarchie ecclesiastiche e dal Forum delle famiglie. Ma non tutto il partito è d’accordo: «La politica di aiuti non si esaurisce nell’aiuto alla nascita», spiegava Ivo Tarolli reo - raccontano alcune fonti - di aver preso accordi con la maggioranza e non averle comunicate al neosegretario Cesa. Verso sera, a mente fredda, alcuni dei fuochisti hanno comunque vestito i panni dei pompieri. «Non volevo certo polemizzare con Tremonti», garantiva Mario Baccini. «Credo che il testo dell’accordo sia quello a suo tempo garantito dal segretario Cesa». Se si tratti o meno della versione che oggi verrà votata con la fiducia al Senato Baccini se ne è guardato bene dal precisarlo. Il pacchetto famiglia ieri non è stata l’unica grana per Tremonti, il quale - raccontano alcune fonti della maggioranza - per l’esasperazione avrebbe persino minacciato le dimissioni. «Macché dimissioni, solo normale dialettica tra ministri risolta con un accordo», dicevano altre fonti. Di certo più d’uno aveva qualcosa da lamentare. O sul metodo con il quale il professore ha presentato i provvedimenti (Calderoli sulla riforma dell’Anas) o sull’entità dei tagli. Da Letizia Moratti a Francesco Storace, ma anche Antonio Martino e Gianfranco Fini. Quest’ultimo lamentava quello subito in extremis in Commissione dal Fondo per i Paesi in via di sviluppo. «Un errore tecnico, i 50 milioni verranno ripristinati», lo ha rassicurato Tremonti. Per Martino invece c’era il problema dei tagli alle Forze Armate. Risposta: 50 milioni di euro in più all’Arma e un «mi spiace, le compatibilità sono queste». |