«Ferrari e Unes, le aziende dove si lavora meglio»

Martedì 14 gennaio 2003
CLASSIFICHE / Lo scorso anno tra le imprese in graduatoria c’erano San Raffaele e Stm
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«Ferrari e Unes, le aziende dove si lavora meglio»
Per la rivista «Fortune» le due società italiane sono tra le dieci più ambite in Europa
MILANO - Lo scorso anno nella «top ten» l’Italia era rappresentata dalla ST-Microelectronics e dall’Ospedale San Raffaele. Quest’anno la presenza nazionale è solidamente confermata, con la Ferrari e i supermercati Unes. Ma non della «solita» classifica di primati tecnologici o di business si tratta. Secondo l’edizione europea di Fortune - il periodico economico Usa - Ferrari e Unes rientrano a pieno titolo nel lotto delle dieci migliori aziende dove lavorare di tutto il Vecchio Continente. Parola degli stessi dipendenti, che hanno mostrato un entusiasmo che ha stupito gli stessi cronisti della rivista, che dalla classe lavoratrice della saggia Europa si aspettavano maggior scetticismo. Soprattutto se si pensa che ad essere apprezzati in modo particolare non sono solo stipendio e «benefits» vari - assolutamente fondamentali, ci mancherebbe - ma valori come la condivisione della «missione» aziendale, l’egualitarismo interno e la rilevanza internazionale. Così, anche se nel terzo mondo la multinazionale alimentare Nestlé viene aspramente contestata per la sua politica, a Vevey, nella sua «bucolica» sede svizzera, i dipendenti sono soddisfatti di far parte di un gruppo che ha come obiettivo quello di «nutrire la gente». In Spagna, nella cooperativa dei paesi baschi Mondragon i differenziali di retribuzione tra i «top manager» e le fasce più basse sono limitati invece in un rapporto di otto a uno; il presidente viene addirittura eletto con un processo democratico. La britannica Bacardi Martini (bibite), la sede irlandese dell’Intel (semiconduttori), la francese Lafarge (cemento), la svedese H&M (abbigliamento al dettaglio), la tedesca Schering (farmaceutica), la danese Grundfos (pompe per l’acqua): ognuna delle aziende vincitrici, passata attraverso una rigida selezione, ha un tratto distintivo. Quale quello dei finalisti italiani? Alla Ferrari gli inviati di Fortune sono arrivati nel bel mezzo di uno sciopero dei lavoratori del gruppo Fiat. Proprio quel giorno erano state prodotte solo cinque vetture invece delle solite diciannove. Malgrado ciò nessun picchetto, raccontano, e nessun ostacolo nel parlare con i dipendenti. Atmosfera «senza confronti» intorno allo stabilimento, dove i 2.500 lavoratori possono contare su fitness center, caffetteria, visite mediche annuali, programmi di insegnamento. E soprattutto all’interno, dove i diversi team si soffermano su una vettura all’incirca per novanta minuti ciascuno, con un lavoro che unisce «l’impegno dell’artigiano con la raffinatezza italiana». Doti riscontrate anche tra le quaranta donne impegnate a tagliare e cucire gli interni in pelle ordinati dai clienti, e che «non sembrano guardare all’orologio». «Per molti di noi lavorare con la Ferrari è come lavorare al Vaticano», è stato il commento di un manager, Antonio Ghini. Atmosfera tranquilla, senza preoccupazioni per il mantenimento del posto di lavoro e con una sola ansia: quella di sapere se Michael Schumacher e il Cavallino si ripeteranno anche nel campionato mondiale 2003. «Supermercati per amanti, per amanti del cibo». Ma la Unes - al di là del gorgonzola, del prosciutto, di scampi, aragoste e seppie - secondo il periodico Usa si afferma per una particolare forma di «pensiero positivo», introdotta dal presidente Pier Mario Vello, deluso dalla sua precedente esperienze in un’azienda farmaceutica. Spiegata anche sul sito internet aziendale si basa su quattro caposaldi: «Amare clienti, colleghi e il proprio lavoro», «orientarsi con ottimismo al futuro», «pensare sempre a nuove idee», «tollerare la frustrazione». Una filosofia non convenzionale, che è piaciuta a Fortune , e che secondo Vello sta alla base della crescita degli ultimi anni: da 60 a 100 punti vendita con ricavi arrivati a 450 milioni di dollari.
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S. Agn. |
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