24/5/2006 ore: 11:43

"ExVoto" Il Nord protesta ma si affida ai partiti più meridionalisti (2)

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    mercoled? 24 maggio 2006

    Pagina 11 - Politica
                    Con questa analisi del sociologo Luca Ricolfi, direttore della rivista ?Polena?, concludiamo l’inchiesta sui risultati elettorali del 9 e 10 aprile. La prima puntata, realizzata da Luigi La Spina, ? stata pubblicata il 5 maggio scorso

    ANALISI DEI RISULTATI ELETTORALI - IL CENTROSINISTRA E’ AL GOVERNO MA NON HA AFFATTO RISOLTO LA ?QUESTIONE SETTENTRIONALE? APERTA NEL 1994 DA BERLUSCONI
      Il Nord protesta ma si affida ai partiti
      pi? meridionalisti
        La borghesia in cerca di modernizzazione convinta da Casini e Fini, non da Fi e Lega

        inchiesta -2
        LUCA RICOLFI
          Le elezioni politiche le ha vinte il centro sinistra, ma le regioni del Nord restano largamente fedeli alla Casa delle libert?. L’inchiesta sugli umori del Nord pubblicata qualche giorno fa su questo giornale conferma che la ?questione settentrionale?, nata nel 1994 con la prima vittoria di Berlusconi, sembra tutt’altro che sepolta dalla sconfitta di Berlusconi.

          Non solo perch? il ?lombardo-veneto? resta largamente fedele alla Casa delle libert? ma perch?, relativamente al 2001, l’insediamento della destra si accentua anche in altre importanti aree sviluppate del Paese: in Piemonte e in Liguria, sia pure di poco; in due ?regioni rosse? come l’Emilia-Romagna e le Marche, in misura pi? apprezzabile. Insomma la sinistra non sfonda in nessuna regione del Nord, e anche nelle regioni rosse va avanti solo in Toscana e in Umbria. E’ superfluo aggiungere che una sinistra al governo, e non sembra capace di catturare la fiducia di una parte cos? importante del paese, dovr? riflettere su se stessa.

          La frattura del 1994
          E la destra? Possiamo concludere, come in molti sembrano suggerire, che la destra ha intercettato la domanda di modernizzazione proveniente dalle regioni pi? sviluppate del paese?

          E’ qui che le cose si fanno pi? complicate, e forse occorre un po’ di prudenza nel maneggiare l’espressione ?questione settentrionale?. Intanto c’? da notare una stranezza molto interessante: fin dal 1994 la frattura fondamentale che divide l’elettorato non ? fra il Nord e il Centro-Sud ma ? fra il Nord pi? la Sicilia da un lato, e il resto del Paese dall’altro.

          E’ questa frattura, o meglio questo enigma, che ? riemerso con particolare nitidezza nelle ultime elezioni: come mai le scelte elettorali della Sicilia assomigliano di pi? a quelle del lombardo-veneto che a quelle del resto del Mezzogiorno ? C’? poi il fatto che in molte parti dell'Italia le grandi citt? votano pi? a sinistra dei rispettivi hinterland. Certo le eccezioni sono numerosissime (vedi tabella accanto), e alcune sono decisamente importanti, come i casi di Milano, Trieste, Firenze.

          Comuni piccoli e grandi
          E tuttavia resta il fatto che, in media - ossia per l’insieme dell’Italia - nei Comuni maggiori la sinistra prevale sulla destra e nei Comuni minori ? la destra che prevale sulla sinistra. Difficile concluderne che il voto a destra segnala una richiesta di modernit? e quello a sinistra esprime arretratezza.

          Ma il punto pi? critico riguarda il modo in cui la destra si ? rinforzata o ha tenuto nelle regioni del Nord. La vera novit? del voto del Nord ? che il rafforzamento della destra ? dovuto alla crescita di An e Udc, ossia dei due partiti pi? statalisti e meridionalisti della Casa delle libert?. Curiosa, una domanda di modernizzazione, di competizione, di deregulation che si manifesta sottraendo voti a Lega e Forza Italia e consegnandoli al ?subgoverno? di Fini e Casini.

          A nostro parere il punto chiave sta nella qualit? del consenso che, ancora una volta, il Nord del Paese ha tributato al centrodestra. Come ha osservato giustamente Diamanti ?gli elettori del Nord, in questa occasione, pi? che per protesta, pi? che per amore, sembrano aver votato per “diffidenza”. L’antica diffidenza per il centrosinistra?.

          Se ci si rende conto di questo punto, ossia di quanto ? cambiato l’umore del Nord fra la met? degli anni 90 e oggi, si capisce meglio il voto di aprile. E’ vero, gli elettori del Nord continuano a ritenere di pagare troppe tasse rispetto alla quantit? e alla qualit? dei servizi pubblici che ricevono in cambio, e in questo senso la ?questione settentrionale? non ? affatto scomparsa.

          Ma nel 1994 la spinta a destra si coniugava a speranze di crescita e di modernizzazione, a una fiducia nel mercato e nei suoi ?spiriti animali?. Ora non ? pi? cos?. La domanda di modernizzazione c’? ancora, ma riguarda pi? le infrastrutture che le regole. Il popolo del Nord vuole che i servizi funzionino e le grandi opere non si fermino, ma ora avanza anche una nuova domanda, che ? innanzitutto di protezione dal mercato, dai suoi rischi, dai suoi fallimenti; e probabilmente ? anche di ordine, di moderazione, di pacificazione, di prudenza e di ragionevolezza. E’ forse per questo che vota sempre meno Forza Italia e Lega, e guarda con crescente attenzione ad An e Udc, ossia ai due partiti pi? statalisti e conservatori della Casa delle libert?.

          Un paio di mesi fa, nell’editoriale in cui schierava a sinistra il Corriere della Sera, Paolo Mieli aveva invitato a votare per l’Unione e, se proprio non si riusciva a votare a sinistra, aveva suggerito di scegliere Fini e Casini, ossia i due pi? accreditati successori di Berlusconi. Il voto di aprile sembra indicarci che il consiglio di Mieli ? stato raccolto solo a met?.
            La deriva rissosa
            A quanto pare il popolo del Nord crede nella sinistra meno di quanto vi creda il direttore del Corriere della Sera, ma in compenso comincia ad essere sempre pi? esausto della deriva rissosa e anti-istituzionale di Forza Italia e della Lega. La questione settentrionale, insomma, ? tutt’altro che morta. Ma la forma in cui sta risorgendo non ? quella ?rivoluzionaria? del ‘94, bens? quella ?borghese? di un ritorno alle buone maniere, alla prudenza istituzionale, alla normalit? della vita democratica. Un po’ di Paolo Mieli, forse. Ma molto, molto, molto Indro Montanelli.

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