"Europa" La malinconica resa ai rincari del popolo tedesco

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16 Settembre 2003
IN GERMANIA IL BOICOTTAGGIO AGLI AUMENTI SELVAGGI E’ DURATO MESI, POI CI SI E’ RASSEGNATI La malinconica resa ai rincari del popolo tedesco
di Francesca Sforza corrispondente da BERLINO
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LA prima rivolta spontanea contro l’euro è scoppiata in Germania tra aprile e maggio dell’anno scorso, il quotidiano popolare «Bild» la battezzò «guerra del teuro» (giocando sui termini «euro» e «teur», che significa «caro, costoso». Le azioni di protesta e boicottaggio sono durate un paio di mesi e oggi sull’esito della rivolta esistono due versioni. Quella ufficiale, secondo cui il boicottaggio da parte della popolazione ha evitato che il malcostume di pochi commercianti disonesti si diffondesse a macchia d’olio, e quella generalmente diffusa (ma non suffragata da alcun dato) secondo cui invece l’euro continua ad essere scambiato con il marco «1 a 1», anziché «1 a 50 centesimi» come dovrebbe essere. Qualche esempio? Le buste dell’Ikea, che prima costavano un marco e oggi costano un euro. La monetina da inserire nei carrelli del supermercato: prima era un marco, oggi è un euro. Per non parlare dei prodotti alimentari o dei conti ai ristoranti. Chiunque li pratichi sa che cosa è successo, e cioè che i prezzi sono raddoppiati. Ma guai a dirlo ad un economista. Vi risponderà come rispose Duisenberg ai tedeschi in rivolta: «Le stime indicano che la soglia dell’aumento dei prezzi è in accordo con la politica dei tassi della Bce. Il resto è solo un problema di percezione». Nei giorni della rivolta, a Berlino, i ristoranti del centro erano semideserti, i commercianti di alimentari sottoposti a veri e propri interrogatori, e i mercatini popolati da acquirenti che tiravano fuori scontrini dell’anno prima per verificare il livello dei prezzi. Taxi semivuoti, e forum governativi su Internet per raccogliere le proteste dei cittadini. Anche il Ministro delle finanze Eichel era in prima linea: «Per contrastare gli aumenti - dichiarò in un’intervista televisiva - bisogna smettere di frequentare quei negozi i cui rincari ci sembrino ingiustificati». L’84% dei tedeschi prese parte al boicottaggio: i più agguerriti, secondo i dati dell’istituto di ricerca Polis, erano gli uomini sopra i cinquantacinque anni (92%), seguiti da donne e ragazzi tra i 17 e i 32 anni. Il settimanale Die Zeit pubblicò un inserto in cui esaminava i prezzi di 1213 prodotti dall’aprile 2001 all’aprile 2002. Ne risultò che i pomodori erano aumentati del 64%, le patate del 53%, i cavoli del 51% e il tabacco del 15%. Le proteste furono così mirate che molti commercianti ripristinarono il doppio prezzo. Dopo qualche mese, però, tutto è tornato come prima. Nel gennaio 2003 un rapporto dell’Istituto di statistica sottolineava: anche se i dati ufficiali del piccolo consumo non si discostano dalla media sono tantissimi i consumatori che risentono dell’ingresso dell’euro. Qualcuno ha dato la colpa ai cosiddetti panieri, che non restituirebbero un’immagine fedele di che cosa incide davvero nella spesa-tipo del consumatore medio. Ma la maggior parte dei tedeschi si è rassegnata a non veder confermate le proprie impressioni, avvalorando così la teoria del premio Nobel per l’economia Reinhard Selten, secondo cui «nella vita reale le cose non vanno come le teorie economiche vorrebbero».
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