26/4/2006 ore: 11:39

"EtMaintenant..." Le metamorfosi di Fausto in gessato

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    mercoled? 26 aprile 2006

    Pagina 6 Primo Piano


    MOVIMENTISTA O ISTITUZIONALE, LA SVOLTA DEL SUBCOMANDANTE
      Le metamorfosi
      di Fausto in gessato

      personaggio
      Riccardo Barenghi
        ROMA
        Come sar? il futuro Presidente della Camera? Sar? un nonno felice di giocare coi suoi nipoti o il terrore di risparmiatori, proprietari di case e televisioni Mediaset? Sar? la persona ?pi? gentile del mondo? o il segretario comunista che ?quando si incazza, si incazza?? Sar? l’uomo al quale piace frequentare salotti borghesi e aristocratici o il leader politico che non sente ragioni quando pensa di averla, la ragione? Quello che passa mondane serate col senatore Mario D’Urso e Valeria Marini o che usa il pugno di ferro contro il dissenso interno? Sar? un Presidente che si commuove facilmente o un politico permaloso che si innervosisce se qualcuno (magari un vignettista) lo prende in giro. ?Un rivoluzionario che veste i panni della mitezza? oppure uno che se decide di squassare tutto, lo squassa? Vestir? insomma l’abito scuro, il gessato che si ? messo domenica in tv, o il passamontagna del subcomandante Marcos? Probabilmente si vestir? di scuro, ogni tanto si infiler? il passamontagna (scuro anch’esso per?).
          Il momento pi? felice della vita politica di Fausto Bertinotti ? in corso, questi giorni, queste ore, raccontano i suoi amici-compagni. Scaramanzia a parte ovviamente, abitudine che lui non abbandona mai. Il periodo di pi? duro fu quello che segu? la rottura col governo Prodi, l’isolamento, il brutto risultato alle elezioni europee, la paura di essere additato all’opinione pubblica della sinistra come colui che avrebbe fatto vincere Berlusconi (e infatti, a vittoria avvenuta, lo disse Nanni Moretti a Cannes). Lo stesso Bertinotti, in un’intervista a Claudio Sabelli Fioretti del settembre 2003 su Sette, sintetizza cos? quel momento: ?La cosa ? stata drammatica, asperrima, dolorosa, una lacerazione dei tuoi rapporti col vicino. Ho provato un aspetto del mondo di sinistra al quale appartengo, l’intolleranza?.
            Era amareggiato in quegli anni, il mondo politico, quello intellettuale, giornali, riviste, non gli perdonavano il peccato dell’ottobre del ’98. D’altra parte se l’era anche un po’ cercata, far cadere il primo governo della sinistra fu un’impresa niente male. Anzi pessima, per quasi tutti. Non per lui, che invece ha sempre rivendicato quella scelta. Ha passato anni bui, per quanto in televisione lo invitassero comunque, sui giornali lo intervistassero (spesso quelli di centrodestra, troppo spesso hanno detto in parecchi) e neanche le feste mancavano. Nel marzo del 2000 il suo sessantesimo compleanno fu celebrato nella villa del cantante Antonello Venditti: c’era poca politica, pezzi sparsi di cultura e giornalismo, molto mondo dello spettacolo. Comunque parecchia gente per un reietto.
              Il reietto tuttavia riusc? a resistere, anzi in quegli anni di chiusura (o settarismo che dir si voglia), qualcosa cominci? a maturare. Mentre resisteva all’ondata che rischiava di travolgerlo, evidentemente pensava al dopo. ?Primum sopravvivere?, poi si vede. E il dopo lo aiut?: la vittoria di Berlusconi, la rivolta di Genova, la reazione pacifista alle guerre provocate dall’11 settembre, mezza Italia che improvvisamente riempiva le piazze chiamata non dai partiti ma dalla Cgil e o dai girotondi. Finalmente i movimenti, i suoi amati movimenti. Loro c’erano, lui un po’ meno: era ancora ai margini, guardato a vista, con sospetto. I protagonisti erano altri, Cofferati, Moretti... Per? qualcosa s’era mosso, nel mondo, in Italia e pure nella testa di Bertinotti. Che evidentemente capisce che non poteva pi? starne fuori, troppo stava succedendo perch? Rifondazione restasse a guardare, scettica e anche rancorosa. Il rischio era la morte politica, un partitino residuale e dunque inutile.
                Bertinotti svolta, revisione teorica (la non violenza) e politica (il centrosinistra, l’Unione, il governo) camminano insieme. Si scontra con le sue minoranze interne, ne provoca addirittura la nascita di nuove ma va dritto per la sua strada. Anzi corre. Si candida alle Primarie, investe tutto se stesso e tutto il patrimonio politico di cui dispone nella nuova avventura di governo. Con le stesse modalit?, la stessa convinzione - cocciutaggine dicono - la stessa determinazione insomma con cui anni prima aveva fatto la scelta opposta. Le politiche cambiano, il carattere no.
                  Tanto che Armando Cossutta, col quale divise cinque anni di leadership - ?la coppia pi? bella del mondo?, si autodefinivano, tramontata poi in un divorzio violento e rancoroso -, proprio Cossutta racconta di aver scoperto questo lato caratteriale di Bertinotti quando cercava di convincerlo a non rompere con Prodi nel ’97, ossia l’anno prima della rottura vera e propria. ?Una volta - ci raccont? l’ex dirigente del Pci - entrai nella sua stanza e gli dissi: bene, ora ci siamo fatti sentire ma adesso dobbiamo ricucire, mediare. Cap? dalla sua faccia che lui non aveva affatto quest’intenzione: ma allora tu vuoi rompere sul serio??. Con Cossutta la storia fin? l? anche se si trascin? stancamente per altri dodici mesi.
                    Il resto ? cronaca, dal partito residuale si passa al partito-movimento, dunque alle svolte che via via mettono in crisi le stesse radici comunistiche, e si arriva cos? al partito-governo, sempre per? con un po’ di movimento appresso. Fino al partito-istituzione, la Presidenza della Camera appunto. E qui torna il punto interrogativo, come sar? Bertinotti Presidente della Camera e, di conseguenza, come diventer? l’Istituzione sotto la sua guida? Dicono che star? molto attento a tutte le regole, grande rispetto per l’opposizione ma nessuna concessione a piccole e larghe intese. Al contrario, ?garantiremo l’autosufficienza del governo Prodi?. Tenter? di aprire la Camera alla societ? civile e viceversa, perch? ?il risultato di Berlusconi ci dice che esistono larghissime fette di societ? che noi, noi la sinistra intendo, nemmeno sappiamo chi sono, dove vivono, cosa pensano?. Si occuper? di politica estera, visto che il ruolo gli consente parecchi viaggi e contatti internazionali. Con in testa un’idea sola: la pace.
                      Certamente non smetter? di frequentare i salotti famosi e quelli pi? intimi, organizza tutto la moglie Lella (?la sua migliore amica?, dicono i suoi amici) ma lui ci va volentieri, anche stanco morto. Dicono che la molla che lo muove sia la curiosit? e non la mondanit?. Curioso di tutti comunque, qualsiasi ambiente sociale, dai pi? raffinati ai pi? semplici, dalle stelle alle stalle insomma. Cos? come gli piace il cinema, il teatro, i romanzi e la sua famiglia, raccontano che coi tre nipoti avuti dal figlio Duccio passa ore a giocare. Non smetter? di trovare insopportabili i pettegolezzi sulle giacche di cachemire, la sua erre moscia, i vestiti di tweed. Non smetter? di piangere, come fece quando dovette difendere un accordo che non voleva, quello che chiuse la crisi Fiat del 1980, e al teatro Smeraldo di Torino scoppi? in lacrime davanti a migliaia di delegati sindacali. Oppure, pi? recentemente, quando ha incontrato la madre di Peppino Impastato, ?e fu un diluvio?.
                        Ai commessi della Camera che le chiedevano qualche ?anticipazione?, Ritanna Armeni, che di Bertinotti ? amica da una vita oltre ad esser stata la sua addetta stampa per sei anni, ha risposto di stare tranquilli: ?E’ un uomo gentile e cortese, non gli piacciono gli screzi ma ? anche molto preciso, tutto deve funzionare bene, procedere?. E se invece non procede, se insomma succede qualcosa che lui considera grave? Racconta un’altra sua amica, la neosenatrice Rina Gagliardi: ?Allora pu? esplodere. E lo si capisce perch? un attimo prima gli si gonfia una vena del collo?. Dunque Onorevoli colleghi, occhio alla vena.

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