"Elezioni" A.Megale: «Temono più i cinesi che la precarietà»
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mercoled? 7 giugno 2006
Pagina 10 - L'inchiesta
Intervista Agostino Megale - Per il presidente dell’Ires c’? un blocco sociale omogeneo, che sente gli stessi problemi
?Temono pi? i cinesi che la precariet?
Roma ?Non bisogna aver timore di andare a vedere dove sono le difficolt?. E se al Nord operai, pensionati e disoccupati votano a destra qualche domanda occorre pur farsela. Cos? la pensa Agostino Megale, presidente dell’Ires.
Che cosa balza agli occhi in questa indagine?
?Il mondo del lavoro, dal dirigente all’operaio, si colloca nel centrosinistra il cui programma ha evidentemente avuto consenso. Cos? come hanno avuto seguito le scelte della Cgil. Ma al Nord il mondo del lavoro e in particolare l’operaio d? al centrosinistra una percentuale di consensi inferiore al centrodestra?.
Quindi la percezione che vuole gli operai schierati a sinistra ? infondata?
?Zone come quelle del Nord non si sono mai collocate a sinistra, sono bacini storicamente legati all’area cattolica o democristiana. Area superata: centrodestra e centrosinistra si sono battuti per la conquista dei consensi, hanno prevalso le posizioni del centrodestra. Attenzione per?, anche al Nord l’insegnante, l’impiegato privato, l’impiegato pubblico sono molto pi? schierati nel centrosinistra. La differenza la fanno l’operaio, il pensionato, il disoccupato?.
Il cuore del target del sindacato. Pare che la capacit? di aggregazione della Cgil contro le politiche di Berlusconi al Nord non si sia tradotta in scelta di campo del lavoratore-elettore. Come lo spiega?
?Intanto la Cgil non ? collocabile a priori in uno schieramento, ma soltanto sulla base di convergenze di programmi. In secondo luogo va detto, e questo vale anche a livello pi? generale, che pi? si ? colti e pi? vi ? un voto progressista e di sinistra. Per? in genere si pensava anche che pi? si ? sfruttati, pi? ci si riconoscesse a sinistra. Forse tanto il fronte politico, e cio? il centrosinistra, quanto la nostra azione sociale non sono stati capaci di conquistare parte del mondo del lavoro alla cultura dei diritti, alla cultura della battaglia di questi anni?.
Per? non stiamo parlando del mondo delle partite Iva sbandierato come blocco sociale del centrodestra...
?Ci troviamo di fronte ad un blocco sociale abbastanza omogeneo tra il lavoratore, il rapporto parentale e il mondo della piccole e media impresa. Al Nord si coglie una condizione in cui la sofferenza per la crisi industriale, la globalizzazione, le difficolt? della piccola impresa e di conseguenza del mondo che le sta attorno, compreso il lavoratore dipendente, hanno riconfermato quello che chiamo un blocco sociale omogeneo, con interessi comuni, che trova pi? incisive le azioni proposte per far fronte ai rischi della globalizzazione per evitare le paure dei prodotti cinesi...?
Sta dicendo che la Cina fa pi? paura della precariet??
?Direi che le nostre risposte sulla precariet? sono state pi? convincenti di quelle sulla politica industriale o sulle prospettive per le imprese. Si, credo che al Nord faccia pi? paura la Cina. Ecco perch? la mia tesi ? che abbiamo una questione settentrionale anche nel mondo del lavoro che non va assunta come una posizione di conservazione, un fenomeno “avversario”. Il Nord vive pi? alle porte dell’Europa, vive pi? immediatamente rischi e opportunit? della globalizzazione: non siamo riusciti a trasmettergli un messaggio di innovazione in cui la cultura dei diritti e della solidariet? si sposa con la cultura della competitivit? e la modernit?. In sostanza un’idea di forte compromesso sociale, di collaborazione tra imprese e lavoratori. Anche perch? i fatti di Varese indicano che c’? un ventre molle nell’impresa che ha bisogno di essere contaminato dalla cultura dei diritti e della solidariet?.
E cos? non ci si allontana dal resto d’Italia che chiede altro?
?L’Italia con cui abbiamo a che fare presenta per molti versi tratti comuni e poi grandi questioni che attengono al territorio. Quindi occorre una strategia generale, ma anche capacit? di entrare nelle pieghe delle realt? locali. Guardiamo all’elezione diretta dei sindaci: Sergio Chiamparino che non ? un tribuno, ma un pragmatico, un riformista, che ha saputo rapportarsi al territorio ? stato il sindaco che ha conquistato pi? consensi. Forse anche il sindacato deve ripensare il suo rapporto con le realt? e i lavoratori locali, diversificare il messaggio, andare oltre il tradizionale, cio? la fabbrica manifatturiera, il luogo sacro della nostra presenza. Insomma credo si tratti di riorganizzare l’azione sindacale in modo di penetrare nelle piccole e piccolissime realt? e parlare un linguaggio di tutela e solidariet? ma anche di sviluppo e competitivit?.
fe.m.
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