26/7/2004 ore: 10:39
"Dpef 1" Il governo: in due anni tasse ridotte di 12 miliardi
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La «scossa» all’economia nel nuovo Dpef. Parti sociali convocate per lunedì Si farà il taglio delle tasse? Diluito in due anni, più alle imprese che alle famiglie, ma si farà, assicura il governo. E come sarà finanziato, come saranno finanziate le altre azioni promesse per rilanciare l’economia, dato che già solo per rimettere il bilancio dello Stato in ordine bisognerà diminuire il deficit 2005 di 24 miliardi di euro, ossia la stessa cifra che tagliò (allora in lire) il primo governo Amato nel 1992 per evitare che lo Stato italiano facesse bancarotta? Il ministro dell’Economia Domenico Siniscalco ha fatto quella che anche l’opposizione chiama una operazione verità. Assicura inoltre che per coprire gli sgravi fiscali non ricorrerà a trucchi contabili. Ma Silvio Berlusconi ha insistito che se ne formulasse la cifra. Così c’è una carta che rimane coperta, per ragioni di opportunità politica. E la attuazione del programma severo, contenuto nelle linee guida del Dpef 2005-2008 «collegialmente discusse e unanimemente condivise» dal Consiglio dei ministri di ieri, è affidata a un clima nuovo che dovrebbe formarsi, di cooperazione con le parti sociali. Nel testo discusso ieri Siniscalco ha scritto che «serve una scossa o uno shock strutturale per sostenere i consumi, creare occupazione, liberalizzare l’economia, accrescere l'innovazione e la produttività, aumentare la competitività e il potenziale di crescita». La sua idea, differente da quelle fin qui prevalse nel governo e più vicina a Confindustria e Banca d’Italia, è che l’economia italiana soffra soprattutto di scarsa competitività, e che lì occorra intervenire; mentre la dinamica dei consumi, mantenutasi attorno al 2% annuo, non è affatto insoddisfacente. Tentare di indurre gli italiani a spendere di più, abbassando l’Irpef, non converrebbe molto oltre a essere difficile da realizzare. Per la competività occorre invece un insieme di azioni, alcune che non costano, come nuove leggi liberalizzatrici, alcune vantaggiose sotto tutti gli aspetti, come le privatizzazioni, e altre che costano, come nuovi tipi di inventivi, alcuni investimenti, e tagli fiscali diretti alle imprese. Il governo metterà questo su un piatto della bilancia; sull’altro dovrà ottenere consenso o perlomeno opposizione non feroce a tagli alle spese che saranno pesanti. In questo quadro, dei tagli alle tasse ridimensionati e ripensati - meno Irap alle imprese, meno Irpef alle famiglie a basso reddito - diventano anche una possibile moneta di scambio per ottenere consenso ai tagli di spesa; pur se certo la coalizione di centro-destra vorrà rivendicare di aver attuato almeno in parte il suo programma (il primo Dpef, quello del 2001, prometteva pressione fiscale sotto il 38% del prodotto lordo nel 2006, dopo il taglio di un punto all’anno; il secondo, dopo le Due Torri, sotto il 40% nel 2006, con 1,6 punti in meno negli ultimi 2 anni di legislatura). Nelle intenzioni del testo di ieri, questi sgravi dovrebbero ammontare a 12 miliardi in due anni, ossia per la precisione lo 0,8% del prodotto lordo. Tuttavia, se è una moneta di scambio è moneta politica, visto che non è indicato esattamente quanto valga in numeri: ovvero quanti tagli in più, rispetto ai 24 miliardi di correzione di bilancio per il 2005 e ai 13,7 indicati per il 2006. Il sottosegretario Giuseppe Vegas ha accennato all’effetto di maggior crescita ottenuto con la «manovra di sviluppo», che però ripagherebbe solo una quota degli sgravi; da altre parti si sente parlare di recupero dell’evasione o comunque di misure per ricostituire il gettito in altro modo. Ed è certo che i tagli saranno severi. Dalle voci che girano, non risparmierebbero la spesa sociale, previdenza, sanità eccetera. Già Vegas annuncia una stretta sulle pensioni di invalidità; ritorna in ballo l’idea di adottare una serie di scalini di inasprimento delle norme per la pensione di anzianità, invece di un unico «scalone» al 2008 come nel disegno di legge che da tempo si discute in Parlamento. Oggi si comincerà a discuterne con gli enti locali, lunedì alle 19 con le parti sociali. Le «linee guida» di Siniscalco sono improntate al rispetto degli obblighi europei, senza speranza di deroghe preventive o indulgenze successive. Dal 2006 non si faranno più misure «una tantum». Nel 2005 vi si ricorrerà ancora per circa un terzo dell’importo di 24 miliardi, necessaria a ricondurre il deficit al 2,7% del prodotto lordo stante la previsione scelta di una sua tendenza a salire al 4,4%, ma sufficiente a non sforare la soglia del 3% anche nell’ipotesi peggiore tra quelle esaminate, di una tendenza al 4,7%. Siniscalco ha anche scelto di tenere prudenti le previsioni di crescita dell’economia: 1,9% l’anno prossimo, 2,0% nel 2006, 2,1% nel 2007, in ciascun caso con due decimi in più da aggiungere per gli effetti positivi della manovra. |