30/10/2006 ore: 10:36

"Deviati" Nome in codice Mortadella (M.Gramellini)

Contenuti associati

    sabato 28 ottobre 2006

    Prima Pagina e pagina 5 - Primo Piano


    Nome in codice
    Mortadella

    Romano e gli scandali, tra ciarlatani e 007 da operetta

    Massimo Gramellini
      LO scandalo non ? che lo spiassero, ma chi lo spiava. Qualunque premier, compreso quello che per 24 mila voti ci ? toccato in sorte, ha diritto di farsi rovistare la vita da professionisti seri. Non da uno stuolo di macchiette. E’ una questione di status. Sfogliando l’album dei complotti orditi negli ultimi tempi ai danni di Prodi, emerge invece un’Italietta infarcita di pataccari, millantatori e mezze calze. Buoni a pensar male, ma incapaci di metterlo in pratica con un minimo di qualit?. Sarebbe meglio non dover iniziare questo articolo da Telekom Serbia e dalle lettere anonime del ?conte Igor? Marini, un sedicente operaio che si presentava come numero due dello Ior, si firmava ?Guardiano del Santo Sepolcro? e trovava chi gli dava retta fra i disperati, ma anche fra gli altolocati.
        Per? non si pu? farne a meno, perch? ? la sua storia a segnare l’ingresso di Prodi nel gran circo della melma.

        Ora, chiunque di noi si mettesse intorno a un tavolo con l’obiettivo di inguaiare il Professore troverebbe un’idea migliore che immaginare degli ordini di pagamento in dollari con sopra scritto ?Mortad?. Abbreviazione di Mortadella. ?Vive a Bologna e va in bici?, sono gli indizi del cruciverba (1 orizzontale, 5 lettere) che nel 2003 il conte Igor anticipa alla commissione parlamentare presieduta dal finiano Enzo Trantino, il quale lo ascolta con l’attenzione che si dedica agli oracoli.

        Milioni di dollari
        La supertangente sull’acquisto di un pezzo di Telekom Serbia lievita di giorno in giorno come un calzone ai quattro formaggi sfuggito al controllo del pizzaiolo. All’inizio i beneficiari sarebbero solo il Mortadella, il Ranocchio e il Cicogna, nomi in codice ispirati a Forattini e dietro i quali persino il concorrente di un reality riuscirebbe a intuire i profili di Prodi, Dini e Fassino. Ma un po’ alla volta la lista si allunga: ci sarebbero dentro ?per milioni di dollari? Sua Eminenza Ruini e quel sant’uomo del cardinal Martini. Papa Wojtyla no, ringraziando Iddio, perch? ?mi guardava in cagnesco, essendo entrambi polacchi ed attori?. Per? ? davvero l’unico che manca. Ci stanno la ‘ndrangheta e pure la sacra corona unita. A furia di aggiungere destinatari, la Tangentissima partita dalla rispettabile somma di 36 miliardi di lire arriva a sfondare i 900, cio? l’intero prezzo dell’affare. Spuntano rubini da 32 carati dirottati in Cina e personaggi dai cognomi topolineschi come Volpe e Trippanera. Il conte Igor viene arrestato per calunnia e autocalunnia, che ? il massimo. Sostiene che le prove contro Mortadella e i suoi affettati sono custodite in settanta scatoloni presso il tribunale di Lugano, ma custodite cos? bene che nessuno ne sa nulla, neanche a Lugano.
          La donazione
          Prodi intanto ? a Bruxelles, presidente della commissione Ue, e ha gi? dovuto farsi il sangue amaro su un’altra storia di quattrini. Nulla di illegale, ma insinuano che abbia accettato una generosa donazione di 198 mila sterline da Malvina Borletti, dama della Milano che non ama Berlusconi, premurandosi di accogliere soltanto i fondi che l’ereditiera ha versato all’estero e sui quali la legge consente di non pagare le tasse. Quisquilie, rispetto a quanto si sta preparando per il suo rientro in Italia. Il telefonino intercettato dalla Spectre della Telecom, che tratta il Prof alla stessa stregua di BoboVieri. E i controlli sui redditi: suoi e della moglie. La notizia ? dell’altro ieri, ma le spiate risalgono ai mesi scorsi. Anche qui Prodi finisce in un calderone che comprende veline e calciatori, a riprova che la storia d’Italia ormai si ispira alla promiscuit? di un salotto televisivo, dove bonzi di partito e abbronzate da calendario si intrattengono sulla fame nel mondo e la ricetta del risotto, spesso nel corso della stessa frase.

          Il mistero
          Ma se si pu? supporre che un impiegato del fisco innamorato di Totti o della valletta Giorgia Palmas abbia voluto violare un computer del ministero per sapere quanto guadagnavano i suoi idoli, riesce pi? difficile immaginare che decine di persone abbiano nutrito lo stesso genere di curiosit? nei confronti di Prodi, e negli stessi momenti. La prima volta fra il 21 e il 24 novembre 2005, proprio quando “Il Giornale” rivelava che due anni prima una societ? immobiliare posseduta al 50% dalla moglie di Prodi aveva utilizzato le norme sul condono che il marito condannava nei comizi.

          Identico ingorgo di guardoni si verifica in coincidenza dell’ultimo scandaletto pre-elettorale: la scoperta che i coniugi Prodi hanno donato 860 mila euro ai figli per comprarsi casa, usufruendo anche l? di una norma del governo di centrodestra che l’Ulivo promette di abrogare. Noi ingenui pensiamo che gli incursori telematici diedero libero sfogo al guardonismo dopo aver letto la notizia, desiderando controllarne l’esattezza. Nessuno per? pu? impedire a Prodi di supporre il processo inverso: dal computer del Fisco ai giornali. Ma se fosse stato davvero un complotto, a violare la segretezza dei documenti poteva bastare uno spione. Perch? istigarne decine? Si dividevano i compiti? Uno leggeva le righe pari e un altro le dispari? Uno i sostantivi, uno i verbi e poi si ritrovavano al bar per mettere insieme il puzzle? Che curiosa razza di ficcanaso annovera questo Paese? Ti immagini il loro lavoro come l’opera di menti solitarie e superiori. Invece scopri che si muovono a branchi come le oche e i turisti giapponesi.

          A riscattare in parte la categoria provvede l’ultimo protagonista della Mortadella Spy: il signor Pio Pompa, nome che sembra uscito da un vecchio monologo di Petrolini, ma anche da uno nuovissimo dei cabarettisti di Zelig. Pompa ? un omino piccolo cos? e lavora agli autoarresti domiciliari, nel senso che sta relegato in solitudine da mattina a sera dentro un ufficio di via Nazionale ingombro di scartoffie. Ogni tanto alza la cornetta e chiama il suo superiore, Niccol? Pollari, grande capo degli 007 del Sismi. Quando trova occupato, telefona ai giornalisti amici, alcuni anche a libro paga, per spifferare storie o farsele raccontare. Poi ritenta il numero di Pollari e lo trova libero, liberissimo. Si annodano grandi trame, nell’ufficio di Pompa.

          Il complotto
          Un bel giorno di giugno il signor Pio racconta al suo amico Betulla, che su ?Libero? usa il nome in codice di Renato Farina, una storia ghiotta: ad autorizzare il rapimento in Italia del terribile Abu Omar da parte della Cia non sarebbe stato il governo Berlusconi, ma la Commissione Europea all’epoca presieduta da Prodi. Poi chiama Pollari e gli legge l’articolo di Farina. Il capo, furbo, suggerisce di togliere il nome di Prodi, solo che a ?Libero? sono pi? furbi di lui e lo mettono nel titolo. L’ultima fatica dell’infaticabile Pompa ? un piano contro il partito dei giudici ostile a Berlusconi. Lo battezza ?Operazio-ni Traumatiche?, per non dare nell’occhio. Come se un ladro raccogliesse le piantine delle banche da derubare in un dossier intitolato ?Rapi-ne?. Povero Prodi, che nemici scalcinati gli ha riservato il destino.

          Close menu