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"Deviati" La politica riscopre la sindrome del complotto

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    venerd? 27 ottobre 2006

    Pagina 8 - Primo Piano

    SCANDALI E MANOVRE

    ?E' il Watergate?. La politica riscopre
    la sindrome del complotto
      Dagli anni del Sifar a quelli degli spioni tecnologici. Cossiga: una situazione grave, ma non seria
        DUBBI E SOSPETTI
        Le ipotesi: scandalo che
        riguarda il Cavaliere o
        manovra dell'Unione per
        ricompattare l'alleanza?

        Aldo Cazzullo
          Era passato molto tempo, il progresso tecnologico aveva abituato a intercettazioni di nuova generazione e computer clonati, e quasi se ne sentiva la nostalgia. E quindi: ?servizi paralleli? (parola del diessino Angius); ?nuova Watergate? (lo dice il capogruppo alla Camera dei Verdi Bonelli); ?servizi deviati? (? l'ipotesi di Storace, che con qualche competenza aggiunge: ?Se ? spionaggio, a commissionarlo dev'essere stato un politico, esterno o interno al centrosinistra?). Si affaccia anche un ?non poteva non sapere?: lo dice ovviamente AntonioDi Pietro, ovviamente di Silvio Berlusconi.

          Ma quali sviluppi avr? la scoperta della procura di Milano sullo spionaggio contro Prodi e i suoi familiari? Quali i precedenti? Si ? all'inizio di uno scandalo che investe Berlusconi e il suo governo, come accusa il centrosinistra? O ? all'opposto una manovra ?per fare confusione e ricompattare una coalizione allo sbando?, come ribatte il centrodestra?

          ?Non sono d'accordo con le reazioni della mia parte, che trovo generiche e violente insieme — dice Lino Jannuzzi, senatore di Forza Italia e indagatore di lungo corso dei rapporti tra servizi e politica —. Mi pare inutile gridare che non ? vero nulla, che ? tutto un polverone. ? vero tutto, purtroppo. Oggi la tecnica permette qualunque cosa; e a spiare Prodi pu? essere stato chiunque. Ai suoi tempi, il povero De Lorenzo poteva fare in tutto sei o sette intercettazioni al giorno: la capacit? di fuoco del Sifar era tutta l?. E per otto anni, tanto pass? prima che li bruciassero, ci si interrog? su cosa contenessero i dossier, come fosse finita nella casa di Gelli a Montevideo la scheda su Saragat, e quali illazioni avanzasse sulla pazzia del fratello. Oggi, a forza di privatizzare e liberalizzare, si ? privatizzato pure lo spionaggio. Pi? che la politica comanda il mercato. Prima che spuntasse il nome di Prodi, l'unico politico coinvolto nelle intercettazioni Telecom era il mio amico Cesa; gli altri erano tutti calciatori, arbitri, veline. Questo nuovo scandalo verte attorno a questioni di tasse. Altri ne verranno. Capisco l'amarezza di Prodi, ma volendo trovare un lato positivo oggi la politica vive una parziale rivincita: se non altro spiavano il capo del governo, non la fidanzata di Briatore?.

          Spiega Furio Colombo di non aver mai creduto a un ?complotto? tra alleati per far fuori Prodi. Ma di aver denunciato per cinque anni l'attitudine dei suoi avversari a usare ogni mezzo nella lotta politica, in forme sconosciute ai partiti della Prima Repubblica. ?Per noi, per il modo in cui io e Padellaro abbiamo diretto l'Unit?, questa ? una rivendicazione — dice Furio Colombo —. Noi abbiamo sempre detto che Berlusconi era un pericolo per la democrazia. E per questo ci guardavano storto, anche da sinistra; ci accusavano di esibizionismo giornalistico, di desiderio di protagonismo. Invece una serie abbastanza coerente di comportamenti minacciosi e intimidatori, da parte di Berlusconi e dei suoi, hanno dimostrato fin dall'inizio che non eravamo di fronte a una normale alternanza, ma a un periodo pericoloso per la Repubblica?. Per quali motivi? ?Almeno due. L'enormit? del potere determinato dal conflitto di interessi. E il comportamento di Berlusconi, con il suo invito esplicito e continuo a criminalizzare gli avversari. L'avversario veniva segnalato in pubblico: dall'Unit?, definita ?testata omicida?, a Prodi. In redazione noi ci siamo detti spesso: dev'essere un Paese davvero democratico quello in cui le forze dell'ordine non raccolgono segnali cos? pressanti e autorevoli, in cui il capo del governo gira con una cartellina contenente 500 accuse mosse contro di lui da un giornale, in gran parte inventate ma molte vere e sacrosante perch? riferite a cose da lui effettivamente fatte. Non c'? da stupirsi che alla fine si trovino i signori Pompa. Ora, il signor Pompa ha offerto un regalo o eseguito un ordine? ? una situazione di frontiera, sospesa tra un'esplicita violazione di norme e regole e un inizio di spionaggio di Stato. Lasciamo alla magistratura il verdetto. Di sicuro ? un segnale molto brutto. Se anche lo spionaggio contro Prodi fosse ?solo? un dono del signor Pompa a Berlusconi, il tentativo di offrire lo scalpo di un nemico, saremmo comunque in un'area sospetta, molto grigia, lontana dal cuore della democrazia?.

          Francesco Cossiga, grande esperto dell'intreccio tra politica e spionaggio, ha una visione diversa. ?Mi pare una tipica situazione all'italiana: grave ma non seria. Se pensiamo che in America la principale arma contro Hillary Clinton ? l'accusa di aver affidato il volto al chirurgo estetico, qui da noi il confronto politico resta alto e nobile. Tra l'altro, molte delle informazioni raccolte dagli spioni sono in realt? atti pubblici. La consistenza patrimoniale, il reddito, il numero delle automobili, delle case, delle azioni possedute da Prodi non sono un segreto, anzi; essendo parlamentare, ? tenuto a farne oggetto di una dichiarazione pubblica, che chiunque pu? consultare?. Ma Prodi nella scorsa legislatura non era parlamentare. ?In effetti i non parlamentari potevano essere ricattati in due modi. Minacciando di rivelare fatti illeciti, oppure di rendere pubblici flussi finanziari legittimi ma non conosciuti.

          C'? un aspetto della vicenda che mi colpisce, e la rende grave: siamo di fronte a un caso di infedelt? in affare di Stato. C'? stata evidentemente una violazione in area Intranet, cui si accedeva attraverso password. Spionaggio all'interno di un sistema, e all'interno dello Stato?.
            Che fare quindi? ?Da una parte, un'inchiesta severa, che persegua chi ha sbagliato. Dall'altra parte, per?, bisognerebbe rendere subito pubblici tutti i dati illegalmente raccolti?. Ma cos? si farebbe il gioco degli spioni e dei loro eventuali mandanti. ?No, si farebbe l'interesse degli spiati — sostiene Cossiga —. Se prevalesse il segreto, si innescherebbe la spirale delle leggende e delle speculazioni. Magari qualcuno non ha denunciato il possesso di un garage, e lo si accusa sottovoce di aver occultato fondi all'estero. Quanto a me, conto talmente poco che sono sicuro di non essere nell'elenco. Ma, se cos? non fosse, chiedo che tutti i miei dati siano resi pubblici. E poi, attenzione: quando si gioca con politica e spionaggio, a manovrare non sono soltanto i mandanti, ma pure le vittime?. Che cosa intende? ?Sarebbe importante sapere da chi ? venuta la denuncia. Se da Padoa-Schioppa, la vicenda ? molto seria; se da Visco, lo ? molto meno. Perch? Tps ? un ex dirigente della Banca d'Italia, non ha secondi fini politici. Visco invece ? da anni impegnato in una guerra privata con Tremonti, che ? il vero bersaglio dell'operazione. Non a caso il viceministro ha tentato di decapitare il vertice della Guardia di finanza, bloccato proprio dalla Procura milanese. Quello di oggi potrebbe essere un nuovo attacco su un altro fronte?.

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