13/3/2007 ore: 10:22
"Cult&Info" Lavoro, vecchio e nuovo sfruttamento
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Pagina 13 - CULTURA di una contrattazione incerta strutture produttive nel saggio di Andrea Fumagalli «Lavoro, vecchio e nuovo sfruttamento» Ha un titolo esplicito - Lavoro, vecchio e nuovo sfruttamento - il saggio che Andrea Fumagalli ha da poco pubblicato per i tipi del Puntorosso (pp. 212, euro 7) e che tratteggia gli snodi storici e culturali, oltre che sociali ed economici, intervenuti nell'evoluzione del lavoro fin dalle sue origini. Già dall'inizio però l'autore sottolinea quello che sarà un punto essenziale del suo ragionamento, cioè l'impossibilità di considerare il lavoro come una merce qualsiasi. A differenza di tutte le altre merci, infatti, la «disponibilità lavorativa» non è fisicamente separabile dall'agente che ne è detentore: quello che avviene nello scambio di lavoro non è quindi uno scambio effettivo di diritti di proprietà, bensì uno scambio di disponibilità. Ma Fumagalli nella prima parte del saggio affronta anche la storia del «senso» del lavoro, prendendo avvio dalla rivoluzione francese - da quando cioè il lavoro diventa attività libera e remunerata e non più sottomessa alle leggi della servitù feudale - e passando poi alla prima rivoluzione industriale, fino a incontrare, con Marx, alcuni concetti cari all'autore: in particolare l'uso della parola «opera» o «messa in opera», per definire la prestazione liberamente svolta dalla mente umana. Negli stessi anni ha assunto un ruolo fondamentale il linguaggio dell'informatica che ha trasformato sia le imprese di stampo fordista sia le attività del lavoro autonomo di seconda generazione. E proprio su questo punto sarebbe utile avviare un confronto con gli altri paesi europei: infatti, la capacità di generare innovazione tecnologica può avere sul lavoro impatti molto diversi. È sintomatico come la flessibilità del mercato del lavoro italiano, in ragione della specializzazione produttiva e della dimensione di impresa, sia significativamente alta: nessun paese europeo consta di oltre trenta modelli contrattuali come avviene in Italia. Alla precarizzazione del lavoro e alle contraddizioni e ai conflitti che ne derivano è dedicata la terza parte del saggio che, oltre a analizzare la più recente normativa del lavoro, tratteggia alcune proposte che interessano le politiche di protezione sociale e di welfare avanzate dal governo Prodi, dal diritto al reddito e dall'accesso ai beni comuni, fino a una ipotetica tassazione dell'uso del territorio come luogo di produzione di ricchezza. Proposte che hanno un indubbio carattere di originalità, ma che dovrebbero essere necessariamente affiancate da unrecupero del ruolo pubblico almeno per quelle attività che sono soggette ai cosiddetti fallimenti del mercato, e più in generale a monte dei processi produttivi in una indispensabile attività di programmazione. |