12/10/2006 ore: 12:32
"Cult&Info" Di Vittorio: la figura del grande dirigente sconfitto da Togliatti
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Pagina 6 DI VITTORIO. LA FIGURA DEL GRANDE DIRIGENTE SCONFITTO DA TOGLIATTI Che cosa c'era, in questa missiva, da consigliare tali procedure di segretezza e di urgenza? C'era molto, in effetti. Tanto da indurci a considerare questo testo come uno dei documenti pi? drammatici dell'intera storia del Pci. Rivolgendosi alla segreteria del Comitato centrale del Pcus, Togliatti esordisce affermando che ?gli avvenimenti ungheresi hanno creato una situazione pesante all'interno del movimento operaio italiano, e anche nel nostro partito?. Il distacco di Nenni dal Pci ?si ? bruscamente acuito?. Quanto allo stesso Pci, Togliatti dichiara di aver iniziato una lotta contro due posizioni che, pur essendo fra loro ?diametralmente opposte?, sono entrambe ?sbagliate?. La prima posizione, cui Togliatti dedica solo un paio di righe, ? quella dei nostalgici dei ?metodi stalinisti?. La seconda, verso cui viene indirizzata l'attenzione del lettore, ? quella dei ?gruppi? che ?accusano la direzione del nostro partito? di non aver appoggiato l'insurrezione. Questi gruppi, incalza Togliatti, ?esigono che l'intera direzione del nostro partito sia sostituita?; inoltre, ?ritengono che Di Vittorio dovrebbe diventare il nuovo leader del partito?. Ma non basta. Dopo Di Vittorio, nel mirino di Togliatti entra la sagoma di Imre Nagy, il comunista che ? stato posto, da pochi giorni, a capo del governo ungherese. Un governo che ?esalta l'insurrezione? e che ?si muover? irreversibilmente verso una direzione reazionaria?. Un'affermazione drastica cui segue, con sapiente giustapposizione, una domanda apparentemente dimessa: ?Vorrei sapere se voi siete della stessa opinione o se siete pi? ottimisti?. Una frase terribile che, nel compassato e quasi sarcastico politichese di Togliatti, significa: ?Siete disposti ad assumervi la responsabilit? di sottovalutare una situazione pericolosa, o intendete darvi da fare per bloccare questa deriva??. Ma non basta ancora. Dopo aver attaccato Di Vittorio e Nagy, Togliatti prende le distanze, seppure senza nominarlo, dalla linea antistalinista di Krusciov, che da appena otto mesi ? stato riconfermato nella carica di segretario del Pcus. ?Tra i dirigenti del nostro partito - scrive Togliatti - si sono diffuse preoccupazioni che gli avvenimenti polacchi e ungheresi possano lesionare l'unit? della direzione collegiale del vostro partito, quella che ? stata definita dal XX Congresso.? ?Noi tutti pensiamo - conclude Togliatti - che, se ci? avvenisse, le conseguenze potrebbero essere molto gravi per l'intero nostro movimento?. Che, tradotto in italiano corrente, sarebbe come a dire: ?Caro Krusciov, a causa del modo in cui, dal XX Congresso in poi, avete guidato il Pcus e l'Urss, avete messo tutto il movimento comunista in un mare di guai. Adesso fate subito qualcosa per tirarcene fuori, oppure tu per primo ne sarai travolto?. L'episodio ? noto. Nel senso che questa lettera, negli ultimi dieci anni, ? stata gi? pubblicata pi? volte. Ma, come ebbe a dire Leo Longanesi, nulla ? pi? inedito della carta stampata. E infatti, nonostante stia crescendo il numero dei volumi che la contengono, questa stessa lettera e i suoi significati non fanno ancora parte di una memoria politica condivisa, neppure nella sinistra. E' dunque bene che si torni a parlare di questo testo, e del contesto in cui fu concepito, cos? come accadr? oggi, a Roma, in un convegno su ?Di Vittorio e i fatti d'Ungheria?, promosso dalla Fondazione che porta il nome del leader Cgil scomparso nel '57. Gli ambiti problematici su cui la lettera getta una luce chiarificatrice sono almeno tre. La natura delle divergenze esistenti fra Di Vittorio e Togliatti sull'insurrezione ungherese. Il latente conflitto, fra Togliatti e Krusciov, sul processo di destalinizzazione in atto. Infine, il ruolo politico di Togliatti rispetto al secondo intervento sovietico, quello deciso, appunto, il 31 ottobre, dopo l'inizio della crisi di Suez. Sul primo punto, va detto che si tratta di divergenze che vengono da lontano. Gi? nel 1939, Di Vittorio si schier? contro il Patto Ribbentrop-Molotov. E pag? questa sua posizione eterodossa con un'esclusione dal vertice del partito che dur? fino al '44. Divenuto presidente della Federazione sindacale mondiale, lanci? gi? nel '53, a pochi mesi dalla morte di Stalin, l'idea di una Carta dei diritti dei lavoratori ?di tutto il mondo?. Intendendo, con questo, anche dei paesi socialisti. Quando, nell'estate del '56, la polizia polacca apre il fuoco su un corteo di metalmeccanici in lotta per il salario, a Di Vittorio viene naturale sottolineare il ?profondo malcontento? esistente ?nella classe operaia di Poznan?. Il 26 ottobre, a due giorni dal primo intervento sovietico, la segreteria Cgil ?ravvisa nei luttuosi avvenimenti? determinatisi in Ungheria ?la condanna storica e definitiva di metodi antidemocratici di governo e di direzione politica?. Il documento Cgil diventa la bandiera per un moto di opinione antistalinista che sta nascendo anche nel Pci. Togliatti decide di reagire. Di Vittorio intendeva combattere idee e comportamenti che gli apparivano errati e controproducenti per la causa del lavoro, e poneva quindi un problema di linea politica. Togliatti cambia gioco e pone un problema di potere. Porta quindi il suo attacco direttamente contro Di Vittorio, indicando il suo nome ai sovietici come quello di un pericoloso avversario. |