20/12/2005 ore: 12:15
"Cult&Info" Barca: anche le coop hanno da tempo i loro boiardi
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Pagina 12- Primo Piano A quel punto aveva già rinunciato a rinnovare la sua tessera, anche se non se n’erano accorti. E sì che Luciano Barca, già nella segreteria di Togliatti nonché direttore dell’ Unità , era iscritto dal ’45, l’anno dopo si faceva le ossa nel quotidiano del partito «e il mio primo pezzo importante, pensi un po’, fu l’assemblea della Banca d’Italia», ridacchia, «sa, allora il governatore era Luigi Einaudi...». Ex ufficiale di Marina, non veniva «da lontano» e Giorgio Amendola lo prendeva in giro per la sua ascesa alla segreteria, nel ’60, «tu che non sei neanche vescovo!». Ma Barca godeva della fiducia di Togliatti e ora bisogna sentirlo mentre racconta del Migliore che chiedeva un ritocco allo stipendio, «arrivò in segreteria e disse: "Insomma, guardate, il 67 per cento di prelievo sugli stipendi dei parlamentari mi pare un po’ troppo, se potessimo ridurlo...". Si rende conto? Togliatti che sottopone la cosa ai suoi! A poco a poco fu ridotto, se tua moglie lavorava e vivevi a Roma il partito si teneva il 57 per cento, adesso si figuri...». Nella seconda metà degli anni Ottanta, da presidente della commissione per il Mezzogiorno, il comunista Barca polemizzò «con alcuni boiardi della cooperazione». La voce si arrochisce: «Si mandava al Sud il capo, l’ingegnere, il capomastro, e il resto veniva affidato con appalti e subappalti, come un’azienda qualsiasi. E allora che differenza c’era tra le coop e la Fiat?». Certo non si può generalizzare, «alcune hanno mantenuto le loro caratteristiche», però l’essenziale è semplice, vedi Unipol: «Mi domando: qual era il rapporto tra Unipol e i soci di base? Cosa mi dà di diverso rispetto a un’altra compagnia?». Forse il problema è sempre lo stesso, «l’assoluta mancanza di democrazia interna» che gli ha fatto lasciare il partito. Consorte e il vice Sacchetti, indagati, devono dimettersi? «Non esiste obbligo, loro sanno come stanno le cose e spetta alla loro coscienza decidere». Pausa, risatina: «Non so se sia mania di grandezza o un sogno utopistico delle origini: la Bnl è nata come società di credito cooperativo, sa?». In ogni caso, è questione di stile. Sarà stato il cambio di generazione, «veniva avanti una classe dirigente che non aveva sofferto le asprezze del dopoguerra», la prima macchina a quarant’anni, «il rapido Roma-Ancona sul quale il Guardasigilli Oronzo Reale pranzava con i due panini preparati dalla moglie, e sullo stesso treno c’era pure un industriale come Merloni». Non è tanto questione di persone, «ho incontrato Fassino cinque mesi fa, conosco da trent’anni e ho grande stima di Vannino Chiti. Non è questo o quello, è che ai tempi tutti si sarebbero vergognati di lussi e comportamenti non adatti a un parlamentare comunista». I soldi, le barche? «Con Pajetta, al massimo della festa, si andava a mangiare alla Carbonara di Campo de’ Fiori». |