18/5/2006 ore: 9:57
«Coop rosse»: il pm Nordio risarcisce D’Alema e Occhetto
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Pagina 12 - Interni ?Coop rosse?, il pm Nordio risarcisce D’Alema e Occhetto Ritardo nell’archiviazione degli esponenti dell’allora Pds per il sospetto finanziamento al partito ?CHE DEVO DIRE? Era una mia inchiesta, me ne assumo la responsabilit?… ?. Allarga le braccia, il pm veneziano Carlo Nordio: che potrebbe essere chiamato a risarcire il ministero della Giustizia, a sua volta condannato a versare 9.000 euro ciascuno a Massimo D'Alema ed Achille Occhetto per i ritardi nell'archiviazione della loro posizione nella vecchia inchiesta lagunare sulle ?coop rosse?. Nordio sospira, speranzoso: ?Beh, per? non ? detto che lo Stato mi chieda i soldi. In fin dei conti sono incerti del mestiere, non tutti i magistrati vengono chiamati a rispondere delle eccessive lentezze, ci sono anche difficolt? oggettive. Se poi mi vogliono crocifiggere, pazienza: pagher?. Torniamo indietro di tredici anni. Nel 1993 Carlo Nordio avvia una maxiinchiesta sulle coop rosse, partendo da una serie di fallimenti sospetti di cooperative agricole del Veneto. Ipotizza una associazione a delinquere, finalizzata a finanziare illegalmente il Pci-Pds, attraverso un tortuoso meccanismo: creare coop agricole, ottenere per esse congrui finanziamenti pubblici, dirottarli al partito e far fallire le coop. L'uomo-chiave ? Alberto Fontana, dirigente regionale della cooperazione; ma vengono indagati anche i vertici veneti del Pds. Il processo si gonfia, sempre pi?, comincia ad essere considerato come una sorta di contraltare a Mani pulite sul versante ?rosso?. Nel settembre 1995 il pm stila un invito a comparire, con l'accusa di ricettazione e finanziamento illegale ai partiti, nei confronti di Massimo D'Alema - appena diventato presidente del Consiglio - Achille Occhetto e Bettino Craxi. La sua tesi ? che i soldi ?guadagnati? in Veneto finissero nelle casse nazionali di Pci-Pds e Psi, e che i loro segretari nazionali non potessero non saperlo. Craxi ? gi? latitante in Tunisia. Occhetto e D'Alema, assistiti dal prof. Guido Calvi, vengono sentiti a Roma. D'Alema commenta, sarcastico: ?? stato un momento importante del dibattito sul surrealismo?. Passano altri tre anni. Alla fine del 1998 Carlo Nordio chiede il rinvio a giudizio di 93 imputati sui 278 iniziali. Spiccano soprattutto le assenze: dei dirigenti pidiessini veneti e del trio D'Alema-Occhetto-Craxi, per le cui posizioni lo stesso pm chiede l'archiviazione: ?Non ? stata raggiunta la prova che le risorse sottratte alle coop insolventi siano state direttamente gestite dagli indagati… ? del tutto inaccettabile l'assioma che chi stava al vertice della struttura non potesse non sapere?. Passa un altro anno, e nel dicembre del 1999 il gip Vincenzo Santoro emette la sua sentenza-ordinanza. Il drappello di rinviati a giudizio ne esce ulteriormente sfoltito, la posizione della maggior parte degli accusati superstiti viene sparpagliata per altre procure del Veneto. Per quanto riguarda D'Alema-Occhetto-Craxi, il gip dispone la restituzione degli atti alla Procura veneziana, perch? li trasmetta a quella di Roma, competente per l'archiviazione. ? qui che il meccanismo si inceppa. Nordio non si accorge della restituzione, crede che gli atti, a Roma, abbia provveduto ad inviarli lo stesso gip, considera chiusa la faccenda. Cos?, per quattro anni, i faldoni dormono tranquilli in laguna: fino al 1994, quando Bruno Vespa, in un suo libro, segnala il caso. A quel punto il meccanismo si riattiva fulmineamente, e il caso dei tre politici viene archiviato anche per la forma. Dopo di che, tramite l'avv. Calvi, D'Alema ed Occhetto chiedono e ottengono il risarcimento per l'ingiusto ritardo subito. Dice adesso Carlo Nordio: ?Mi preme sottolineare che l'inchiesta vera e propria io l'avevo chiusa in tempi rapidi. Dopo che avevo chiesto l'archiviazione, tutti erano convinti che la cosa fosse finita l?, nessuno si era pi? fatto vivo. In realt? nessuno ha avuto danni, neanche d'immagine: infatti, novemila euro ? un risarcimento molto contenuto?. Ed il resto della maxiistruttoria che fine ha fatto? Nessuno ne ha tenuto il conto. L'unica pena consistente ? toccata ad Alberto Fontana: ?Ha patteggiato tre anni e otto mesi ricorrendo alla cosiddetta salva-Previti?, ricorda Nordio. Il resto si ? sperso in mille rivoli, fra assoluzioni e patteggiamenti, lontanissimo dal dirompente potenziale dell'inizio. |