1/6/2006 ore: 9:22
"Coop" Alleanza in Toscana
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ECONOMIA ITALIANA - Pagina 15 Cooperazione – Prove d’intesa tra Lega, Confederazione e Agci - Marino: ?Casa comune tra le centrali? Verso la firma di un documento unitario entro l’estate Il tema, sollevato a livello nazionale nel gennaio scorso dal presidente di Confcooperative, Luigi Marino, e subito ripreso dal leader di Legacoop Giuseppe Poletti, resta al centro dell’agenda delle due principali organizzazioni di settore del Paese. Poletti, per esempio, ne ha parlato ieri nel corso della direzione che ha fissato la data del congresso della Lega (dal 7 al 9 marrzo 2007). E Marino, interpellato dal Sole 24 Ore, rilancia il progetto indicando la strada per attuarlo. ?La formula che in questo momento vedo possibile, oltre che auspicabile, ? quella di una Federazione nazionale con competenze di rappresentanza, a cui le diverse centrali cooperative potrebbero aderire liberamente senza rinunciare alla propria identit? spiega il numero uno di Confcooperative. ?Sia chiaro - aggiunge - l’unificazione ? il traguardo finale, ma siccome non ? semplice da raggiungere subito, ritengo che la nascita di una federazione potrebbe essere una tappa intermedia utile per rispondere alle esigenze del nostro settore?. L’obiettivo di avere una rappresentanza meno frammentata e pi? autorevole in un momento in cui, tra riforme normative e regole di mercato da definire, le societ? cooperative si sentono in trincea. ?Per costruire una casa comune servono per? pilastri solidi - continua Marino - mi riferisco a una visione comune del modello cooperativo, che non pu? privilegiare il business a danno del localismo e della mutualit?, e dunque penso al recupero delle ragioni solidaristiche. E poi ? indispensabile l’autonomia dalla politica dei partiti. Dobbiamo trovare regole comuni - dice ancora - mentre oggi ci sono centrali minori che non esitano a fare dumping associativo?. Se dunque Marino guarda a una prossima rappresentanza nazionale unica (le cooperative italiane sono 75mila, con dieci milioni di soci, oltre un milione di addetti e pesano per il 7% sul Pil nazionale con circa 105 miliardi di fatturato), c’? chi sul territorio si sta gi? organizzando. Aziende di produzione come l’emiliana Granarolo (l’80% ? posseduta da societ? della Lega e di Confcooperative), o strutture della grande distribuzione come le Operaie di Trieste (anche qui con la doppia adesione), sperimentano da tempo la fomula mista. In Toscana poi, dove la cooperazione ? molto radicata, sta per essere varato un documento unitario da Legacoop, Confcooperative e Agci. ?Abbiamo deciso di passare dalla spontaneit? all’impegno della consultazione reciproca comune e prima dell’estate puntiamo a formalizzare l’intesa? dice Giovanni Doddoli, presidente regionale di Legaccop. In Toscana, che Doddoli non esita a indicare come una sorta di ?laboratorio dal basso?, le tre centrali gi? aderiscono al “Club articolo 45”, associazione nata dieci anni fa per difendere gli ideali della cooperazione; dalla fine degli anni ’90 sono insieme in Fidicoop, e presto costituiranno il Centro comune di assistenza alle imprese cooperative (Caic) previsto dalla legge regionale sul settore. ?? interesse del movimento arrivare a forme unitarie di rappresentanza e qui ? possibile perch? abbiamo posizioni culturali molto vicine? spiega Gianfranco Tilli, presidente regionale di Confcooperative e dal 2004 nel consiglio di Unioncamere Toscana anche per conto di Legaccop. ?Il processo ? ineluttabile e, senza abiure da parte di nessuno, lavoriamo per raggiungere l’unit? che spesso gi? esiste nei fatti? sottolinea Carlo Scarzanella, presidente toscano di Agci. E in ambito nazionale? Quanto tempo servir? per verificare se ? praticabile la formula indicata da Marano? ?Il dibattito ? aperto, ma non basteranno i mesi? conclude con realismo il leader di Confcooperative.
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