12/2/2007 ore: 10:32
"Convivenza" Alt del Papa: niente legge
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Pagina 3 - Politica Coppie di fatto, l’alt del Papa: niente legge NEANCHE 24 ORE e arriva il «non si deve» di Papa Benedetto XVI al disegno di legge Bindi-Pollastrini. Parla alla Colombia perché Roma intenda Papa Ratzinger, che ieri, proprio il giorno dopo il varo da parte del Consiglio dei ministri del sofferto ddl sui «Dico», ricevendo in udienza il nuovo ambasciatore di Bogotà presso la Santa Sede, lancia il suo ennesimo monito contro leggi che possono mettere in discussione «l'identità della famiglia e il rispetto del matrimonio», nonché «la difesa della vita». Va oltre il Non possumus dell’Avvenire. «Come Pastore della Chiesa universale - afferma - non posso non esprimere la mia preoccupazione per le leggi che riguardano questioni molto delicate come la trasmissione della vita, la malattia, l'identità della famiglia e il rispetto del matrimonio». In Colombia sono stati riconosciuti i diritti patrimoniali alle coppie omosessuali dopo due anni di convivenza, ma in Italia inizia l’iter del ddl sui «Dico». «Su questi temi e alla luce della ragione naturale e dei principi morali e spirituali che provengono dal Vangelo - commenta -, la Chiesa cattolica proseguirà a proclamare senza cessare la inalienabile grandezza della dignità umana». Parole che suonano come un secco e assoluto «non si deve». E per non lasciare spazio a dubbi il Papa si rivolge direttamente ai «laici» presenti negli «organi legislativi», al «governo e all'amministrazione della giustizia» affinché le leggi «siano sempre espressione di principi e di valori conformi col diritto naturale e promuovano l'autentico bene comune». Una presa di posizione inequivocabile. Questa o leggi simili non devono passare, né in Italia, né altrove. La Chiesa si ritiene esclusiva interprete del diritto naturale. Di rimando arriva lo sbarramento dei media cattolici, dell’Osservatore Romano e dell’agenzia Sir, legata alla Conferenza episcopale italiana. «La famiglia ferita: arrivano i “Dico”» titola il quotidiano della Santa Sede che però rileva come il governo abbia deciso di non porre la fiducia e di lasciare il testo aperto al confronto parlamentare, per non legare - osserva - «le proprie sorti ai “Dico”» e per «cercare sponde nell'altro schieramento politico». Anche se «per il momento - rileva - non ci siano le condizioni per una intesa bipartisan» su questo tema. Spara a palle incatenate contro il ddl a firma Bindi-Pollastrini l’agenzia dei vescovi italiani, Sir. «I cosiddetti "Dico" appaiono destinati a produrre sul cruciale piano delle politiche sociali e di solidarietà problemi più gravi di quelli che si ci si ripromette di affrontare» commenta. «Il testo normativo a proposito dei "diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi" minaccia, infatti, di incidere pesantemente – per intenzioni palesi e per conseguenze prevedibili – sul futuro della nostra società nazionale sia dal punto di vista giuridico, sia a livello culturale e di costume sia, infine, nella concreta ricaduta sulla vita delle famiglie italiane». È quel «piano inclinato» che preoccupa non poco i vescovi italiani. «Per questa somma di motivi, e non certo per un qualche astratto e pregiudiziale "anatema" – continua la nota - il giudizio su tale iniziativa di legge non può che essere nettamente negativo». Anche se l’agenzia dei vescovi non misconosce il «faticoso lavoro di scrittura e riscrittura che ha impegnato importanti membri del governo». Il risultato di questo lavoro - per la Bindi un «punto di sintesi» tra le culture come auspicato dal presidente della Repubblica - per la nota Sir è soltanto «un proclamato “punto di equilibrio” raggiunto tra i diversi orientamenti presenti nella coalizione di maggioranza», che in realtà - si afferma - «non assicura affatto un serio equilibrio tra l’inderogabile tutela delle persone che costituiscono una famiglia fondata sul matrimonio e le accresciute prerogative riconosciute – a partire da diritti e doveri già affermati da tempo – ai protagonisti di libere convivenze». Taglia corto l’agenzia cattolica. Proprio per il fortissimo impatto sull’opinione pubblica delle premesse ideologiche dell’iniziativa che è stata assunta, «si parla di "Dico" ma si pensa a "Pacs", e soprattutto si prefigura un’escalation legislativa in questo senso». Ufficialmente prende ancora tempo la Cei. Deve studiare il provvedimento articolo per articolo. Dai microfoni di Radio Vaticana parla il segretario della Commissione episcopale per la famiglia, l’arcivescovo di Ancona, monsignor Edoardo Menichelli. «Credo che le obiezioni a questo provvedimento possano riassumersi in una sola parola: è una ferita nei confronti del matrimonio». «Ho il timore - aggiunge - che si vada verso progetti che non sono nella nostra tradizione e nemmeno sono in linea con la Costituzione». Ripropone «il rischio» di una deriva etica: «Questa legge incide sul sentire della gente, anche di chi non ha la fede cristiana ma riconosce la necessità dei valori». I Dico, insomma, sono frutto di «un relativismo etico figlio del soggettivismo etico per il quale tutto è considerato relativo mentre serve una coscienza illuminata dalla ragione». E l’atteggiamento dei parlamentari cattolici? «Si dovrebbe essere capaci di non oltrepassare un certo limite, non vorrei - ha aggiunto - che si accettasse un principio ambiguo dicendo che lo si fa per venire incontro alle esigenze degli altri. Io non giudico nessuno, ma mi impressiona che le ferite al matrimonio vengano anche dai cristiani». |