13/6/2006 ore: 10:24
"Conti" Tregua (armata) tra Bonanni e Padoa-Schioppa
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Pagina 3 - Primo Piano Sindacato e Ministri tra Bonanni e Padoa-Schioppa L’avvertimento a Padoa-Schioppa ? stato solo l’ultimo di una serie che il nuovo segretario della Cisl ha inviato al governo e alla Cgil, ma sempre perch? Prodi intenda, come quando, nel suo primo discorso da segretario, Bonanni ha detto che il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, rischia di diventare ?la pietra al collo? che far? affogare il premier. E questo perch? la Cgil vuole l’abrogazione della legge Biagi, dice di no alla riforma della contrattazione e chiede la legge sulla rappresentanza sindacale. Insomma, pretende di dettare il programma a Prodi, ma il governo sappia, dice Bonanni, che in questo caso avrebbe la Cisl contro. E tanto per chiarire al premier che sarebbe sbagliata ogni tentazione di ritenere che l’accordo col sindacato c’? se c’? il s? della Cgil, il leader della Cisl ha messo le mani avanti su tutto: manovra, cuneo fiscale, Sud, pensioni. Certo, con posizioni largamente condivise con Cgil e Uil, ma Bonanni ci mette il massimo impegno per intestarle alla sua organizzazione. E poi ci sono quelle totalmente di marca Cisl, difese, se possibile, con forza ancora maggiore, a costo di esporsi all’accusa di populismo, come quando per attaccare l’operazione Autostrade-Abertis ha preso di mira il vertice della societ? pubblica italiana per aver offerto, prima delle elezioni, contributi a tutti i partiti. O come quando ha incoraggiato pi? di ogni altro il viceministro Vincenzo Visco a perseguire gli evasori fiscali. Dietro l’attivismo di Bonanni c’? sicuramente l’esigenza del nuovo capo di affermare la propria leadership. Ma forse c’? anche l’inizio di una svolta rispetto all’opera incompiuta di Pezzotta, consistita nel tentativo, fallito, di dimostrare che si pu? far sindacato senza la Cgil. Di che segno possa essere questa svolta ? davvero difficile dirlo. Per rendersene conto basta vendere le aspettative che ci sono in due persone tanto vicine a Bonanni quanto distanti tra loro. Da un lato Maurizio Sacconi (Forza Italia), vero artefice con Bonanni, Stefano Parisi e Antonio D’Amato (Confindustria) del Patto per l’Italia del 2002. Dall’altro Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, che col leader della Cisl ha un antico rapporto d’amicizia. Dice Sacconi: ?Bonanni sa che Prodi e la Cgil hanno stretto un patto scellerato che prevede la legge sulla rappresentanza, che di fatto consegnerebbe nella mani della Cgil il potere di veto su ogni contratto e accordo. Ecco perch? diffida del governo e a differenza di Pezzotta, che alla prova da sforzo moll?, non si far? infinocchiare dalla retorica dell’unit? sindacale?. Dice Nerozzi: ?Dietro le asprezze di Raffaele c’? un forte aspetto unitario. La Cgil - ma questa ? una mia opinione - non dovrebbe fare l’errore dell’altra volta quando, sempre sotto il governo Prodi, non raccolse il messaggio per l’unit? di Sergio D’Antoni. Raffaele dice in modo sgradevole una cosa giusta: che il sindacato non pu? servire solo quando c’? da fare opposizione e poi essere messo da parte quando c’? da costruire. Ci vuole un sindacato forte e anche un po’ disobbediente perch? io, come lui, preferisco che la mediazione sociale la facciamo noi e non le forze politiche?. Se questa ? la percezione, l’enigma Bonanni si risolver? strada facendo. |