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"Conti" Tregua (armata) tra Bonanni e Padoa-Schioppa

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    marted? 13 giugno 2006

    Pagina 3 - Primo Piano

    Sindacato e Ministri
      Ma ? solo tregua (armata)
      tra Bonanni e Padoa-Schioppa
        Nerozzi (Cgil): Raffaele fa bene a volere un sindacato disubbidiente, spetta a noi la mediazione sociale

        Enrico Marro
          ROMA - Con la ruvidezza di cui ? capace, Raffaele Bonanni, abruzzese di Bomba, aveva definito il compassato professor Tommaso Padoa-Schioppa, ?ventriloquo di Maroni?. E questo a causa della prima intervista da ministro dell’Economia, concessa al Sole 24 Ore, dove Tps aveva "osato" dire che la concertazione si pu? pure fare, ma che insomma ? il governo che decide. Questa cosa Bonanni proprio non l’aveva mandata gi? e aveva sparato appunto le sue bordate come fa ormai quasi quotidianamente contro Prodi da quando, nel giro di un paio di settimane, lui ? diventato segretario della Cisl e Romano presidente del Consiglio. Ieri, attorno alla tavola imbandita nella studio del presidente del Consiglio, la ricucitura. Registi lo stesso Prodi e il sottosegretario Enrico Letta, che hanno ribadito il valore della concertazione, introducendo cos? lo stesso Padoa-Schioppa ai riti del rapporto che un governo di centrosinistra necessariamente ha con Cgil, Cisl e Uil. E aprendo la strada al rammarico dichiarato dallo stesso ministro per come le sue parole siano state male interpretate. Incidente chiuso, ha sottolineato un sorridente Bonanni all’uscita.

          L’avvertimento a Padoa-Schioppa ? stato solo l’ultimo di una serie che il nuovo segretario della Cisl ha inviato al governo e alla Cgil, ma sempre perch? Prodi intenda, come quando, nel suo primo discorso da segretario, Bonanni ha detto che il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, rischia di diventare ?la pietra al collo? che far? affogare il premier. E questo perch? la Cgil vuole l’abrogazione della legge Biagi, dice di no alla riforma della contrattazione e chiede la legge sulla rappresentanza sindacale. Insomma, pretende di dettare il programma a Prodi, ma il governo sappia, dice Bonanni, che in questo caso avrebbe la Cisl contro. E tanto per chiarire al premier che sarebbe sbagliata ogni tentazione di ritenere che l’accordo col sindacato c’? se c’? il s? della Cgil, il leader della Cisl ha messo le mani avanti su tutto: manovra, cuneo fiscale, Sud, pensioni. Certo, con posizioni largamente condivise con Cgil e Uil, ma Bonanni ci mette il massimo impegno per intestarle alla sua organizzazione. E poi ci sono quelle totalmente di marca Cisl, difese, se possibile, con forza ancora maggiore, a costo di esporsi all’accusa di populismo, come quando per attaccare l’operazione Autostrade-Abertis ha preso di mira il vertice della societ? pubblica italiana per aver offerto, prima delle elezioni, contributi a tutti i partiti. O come quando ha incoraggiato pi? di ogni altro il viceministro Vincenzo Visco a perseguire gli evasori fiscali.

          Dietro l’attivismo di Bonanni c’? sicuramente l’esigenza del nuovo capo di affermare la propria leadership. Ma forse c’? anche l’inizio di una svolta rispetto all’opera incompiuta di Pezzotta, consistita nel tentativo, fallito, di dimostrare che si pu? far sindacato senza la Cgil. Di che segno possa essere questa svolta ? davvero difficile dirlo. Per rendersene conto basta vendere le aspettative che ci sono in due persone tanto vicine a Bonanni quanto distanti tra loro. Da un lato Maurizio Sacconi (Forza Italia), vero artefice con Bonanni, Stefano Parisi e Antonio D’Amato (Confindustria) del Patto per l’Italia del 2002. Dall’altro Paolo Nerozzi, segretario confederale della Cgil, che col leader della Cisl ha un antico rapporto d’amicizia. Dice Sacconi: ?Bonanni sa che Prodi e la Cgil hanno stretto un patto scellerato che prevede la legge sulla rappresentanza, che di fatto consegnerebbe nella mani della Cgil il potere di veto su ogni contratto e accordo. Ecco perch? diffida del governo e a differenza di Pezzotta, che alla prova da sforzo moll?, non si far? infinocchiare dalla retorica dell’unit? sindacale?. Dice Nerozzi: ?Dietro le asprezze di Raffaele c’? un forte aspetto unitario. La Cgil - ma questa ? una mia opinione - non dovrebbe fare l’errore dell’altra volta quando, sempre sotto il governo Prodi, non raccolse il messaggio per l’unit? di Sergio D’Antoni. Raffaele dice in modo sgradevole una cosa giusta: che il sindacato non pu? servire solo quando c’? da fare opposizione e poi essere messo da parte quando c’? da costruire. Ci vuole un sindacato forte e anche un po’ disobbediente perch? io, come lui, preferisco che la mediazione sociale la facciamo noi e non le forze politiche?. Se questa ? la percezione, l’enigma Bonanni si risolver? strada facendo.

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