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"Confindustria" Montezemolo attacca i politici

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    venerd? 25 maggio 2007

    Pagina 2 - Economia
      lo scontro
        Montezemolo attacca i politici
        ?Incapaci di cambiare l'Italia?
          Il leader degli industriali: preferite galleggiare e costate troppo

          Roberto Mania
            ROMA - ? una spallata alla politica quella che ? arrivata ieri da Luca di Montezemolo nella sua ultima relazione da presidente all?assemblea annuale della Confindustria. Trentasette cartelle, lette per la prima volta da un gobbo come fanno i leader americani, delle quali oltre il 70 per cento dedicato alla crisi della politica. Da ieri Montezemolo ? comunque entrato dalla porta centrale nell?arena della politica. Ha ricevuto pi? di sessanta applausi e tanti "Bravo!" dai circa tremila imprenditori, chiudendo definitivamente lo strappo di Vicenza dello scorso anno. Ha parlato di tutto: dalla ripresa economica al terrorismo, dalle riforme istituzionali all?accattonaggio dei minorenni, dai costi della politica allo scandalo dei rifiuti, dai molti no dei sindacati alle troppe tasse sulle aziende, dal bisogno di sicurezza dei cittadini alla burocrazia asfissiante, dall?evasione fiscale alle pensioni, dal ?vuoto morale?, infine, all?immigrazione. A tratti non senza un po? di demagogia. Ha lasciato basiti gli ospiti delle prime file, con il premier, Romano Prodi, mezzo governo, i presidenti di Camera e Senato, i leader di molti partiti (ma non Silvio Berlusconi) e il gotha dell?Italia finanziaria. In sintesi, Montezemolo ha detto "basta con questa politica". Ha attaccato la destra e la sinistra, e ha chiesto di ?cambiare l?Italia?. Di farlo tutti insieme (pena il rischio del ?paese fai da te?), giocando sulla contrapposizione tra le ?stanze della politica? e ?l?Italia reale?. Ha citato anche Tony Blair (?La politica ? l?arte del possibile, ma ogni tanto nella vita bisogna dare una chance all?impossibile?) e ha indicato in Angela Merkel un esempio di riformismo applicato. Due ?capacit? di leadership? che noi non abbiamo.

            Che la cifra della sua relazione sarebbe stata questa si ? capito subito quando ? partita l?offensiva contro il presidente della Camera, Fausto Bertinotti: ?Quando figure di primissimo piano delle istituzioni si spingono a dipingere come "impresentabile" il capitalismo italiano, senza che si alzi una sola voce dal mondo della politica a smentire questa grave affermazione, dobbiamo farlo noi. Non possiamo accettare questo processo alle imprese?. L?applauso ? stato fragoroso, dalla presidenza a tutta la galleria della sala Santa Cecilia dell?Auditorium di Renzo Piano. Da l? ? stato un crescendo. Intanto la rivendicazione orgogliosa del ruolo delle imprese nell?uscita dal tunnel della crisi, con una ?nuova borghesia che ha coscienza di s? e non teme di misurarsi con i mutamenti in atto. E la capacit? del sistema produttivo di adeguarsi ai cambiamenti con ristrutturazioni costanti serve al leader degli industriali per marcare il ritardo del sistema politico che, temendo di perdere rendite o privilegi, preferisce ?sempre galleggiare in attesa della consultazione elettorale successiva?. Invece si deve guardare al futuro, a quello che definisce ?il fatidico 2015?. Non salva n? la maggioranza n? la minoranza, n? la destra n? la sinistra: ?In entrambi gli schieramenti sembra mancare la forza per dare vita ad un grande progetto paese che sappia coinvolgere tutti gli italiani e i cui risultati non si vedranno in tempi brevi. ? un compito che certamente spetta soprattutto a chi governa, senza alibi o giustificazioni. Ma ci aspettiamo anche un?opposizione che esprima un progetto politico e culturale pi? che propaganda e denuncia. Fare scelte coraggiose, i cui risultati si vedranno fra otto o dieci anni, significa avere senso dello Stato?. Che fa riformato in profondit?. Una nuova Costituzione per ?rafforzare il governo e completare il federalismo?. Ci vuole un premier forte con poteri di nomina e di revoca dei ministri. Vanno accorciati i tempi ?inaccettabili e infiniti? dell?azione legislativa. Poi una nuova legge elettorale che dia ai cittadini la possibilit? di scegliere gli eletti ?senza liste prefabbricate?. ?La riforma delle istituzioni, della macchina amministrativa e della politica - insiste - viene prima di tutto. L?Italia non pu? continuare ad essere il paese dei veti, dai rifiuti alla Tav, dai rigassificatori alle autostrade, ma deve diventare il paese delle decisioni?. Snocciola i numeri, poi, e scatena quasi un tifo da stadio: ?La politica ? la prima azienda italiana con quasi 180 mila eletti. Il costo della rappresentanza politica nel suo complesso ? pari a quello di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna messi insieme. Il solo sistema dei partiti costa al contribuente 200 milioni di euro l?anno, contro i 73 milioni della Francia. Stime recenti parlano di un costo complessivo della politica vicino a 4 miliardi di euro?.

            Dura un minuto e mezzo l?applauso finale che costringe Montezemolo a rialzarsi dopo essersi seduto, e aver appena detto che ?cambiare l?Italia?, puntando sul merito, ? la prossima sfida. Di tutta la classe dirigente, precisa.

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