22/12/2005 ore: 12:12

"ConfCom" «Coi soldi di Billè la scalata alla Rcs»

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    giovedì 22 dicembre 2005

    Pagina 3 - Primo Piano


    L’INCHIESTA ROMANA - «LA SOCIETÀ OGGETTO DEL CONTRATTO NON È MAI STATA PROPRIETARIA DEL PALAZZO DI VIA LIMA»

    «Coi soldi di Billè la scalata alla Rcs»
      Interrogato Ricucci. Gli inquirenti: operazioni immobiliari fittizie per acquistare azioni
        Guido Ruotolo

        ROMA
        «Non so spiegarlo». Ha avuto solo pochi attimi di silenzio, veri vuoti di memoria, Stefano Ricucci. E’ successo quando, verso la fine dell’incontro, i pm Cascini e Sabelli gli hanno chiesto conto di alcune fatture di compravendita di immobili. Nei vari passaggi di intestazione di questi immobili a società riconducibili alla Magiste del gruppo Ricucci, l’importo delle fatturazioni lievitava inspiegabilmente. Su queste anomalie, Ricucci avrebbe esitato a dare risposte convincenti. Ha spiegato, rispondendo a precise contestazioni, che se non corrispondevano le cifre indicate nei contratti di compravendita con quelle registrate nei bilanci, per il futuro questo non accadrà più perché ha affidato a una società esterna il compito di mettere in regola i conti delle sue società. Per il resto, si è dichiarato del tutto estraneo a comportamenti illeciti, confermando la regolarità delle sue operazioni.

        Stefano Ricucci aveva chiesto di poter fare «spontanee dichiarazioni» dopo aver letto le «carte» dell’accusa sulla vicenda della vendita dell’immobile di via Lima 51/53 alla Confcommercio del presidente Sergio Billè. E voleva rispondere, giustificarsi, spiegare che quel versamento di 39 milioni di euro da parte di Billè corrispondeva effettivamente a quanto previsto dal contratto preliminare di acquisto da parte di una società del gruppo Ricucci. Ma poi, e per quasi cinque ore in tutto, assistito dall’avvocato Grazia Volo, Ricucci ha parlato anche della scalata Rcs e delle varie compravendite immobiliari, rispondendo ai chiarimenti posti dai magistrati.

        L’immobiliarista romano è arrivato alle quattro del pomeriggio nel cortile del palazzo di Giustizia di piazzale Clodio. E’ sceso dalla sua Mercedes ed è salito al secondo piano della palazzina C, dove si trovano gli uffici del pm Giuseppe Cascini che, insieme al pm Rodolfo Sabelli, lo indaga per concorso in appropriazione indebita aggravata e continuata, per la vicenda Confcommercio, per aggiotaggio informativo e manipolativo e ostacolo alle autorità di vigilanza nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata Rcs. E per falso in bilancio e false fatturazioni per le quattordici compravendite di immobili portate a termine dalle società riconducibili alla sua Magiste.

        Non deve essere stata una giornata serena per Stefano Ricucci. Iniziata, ieri mattina, con l’ex presidente di Confcommercio, Sergio Billè, suo testimone di nozze, che faceva pubblica ammenda: «Ho sbagliato - faceva sapere al popolo della Confcommercio - a fidarmi di Stefano Ricucci». Chiamato in causa anche dall’«amico» Gianpiero Fiorani, secondo cui il sottosegretario alla Giustizia, Giuseppe Valentino, rivelò proprio a Ricucci che lui e Fiorani erano indagati e avevano i telefoni sotto controllo.

        E poi, questa improvvisa accelerazione della Procura di Roma che sembra determinata ad andare fino in fondo. Nubi all’orizzonte che devono aver incupito Ricucci. Che la situazione rischi di precipitare se ne deve essere convinto lo stesso immobiliarista, leggendo gli atti del decreto di sequestro preventivo nei confronti di beni, conti correnti, azioni intestate alla Confcommercio di Sergio Billè e dei suoi «complici». Ecco perché, dopo averne discusso con il suo avvocato, Grazia Volo, Ricucci ha cercato di giocare d’anticipo, di convincere i pm della sua buona fede, della sua verità: «Via Lima è un’operazione immobiliare e basta. Faccio questo mestiere da una vita. Mi piace speculare nella compravendita degli immobili. Che male c’è?». Si sarebbe giustificato così, davanti ai magistrati, l’immobiliarista dei Castelli Romani.
        Solo che i pm della Procura, almeno su via Lima sono arrivati a una verità opposta a quella prospettata da Stefano Ricucci. Quell’immobile di via Lima doveva diventare sede della Confcommercio? «E’ singolare chel’acquisto di un immobile da destinare a sede dell’Associazione - è il convincimento di piazzale Clodio - dovesse essere eseguito con fondi gestiti extrabilancio e non riconducibili immediatamente all’Associazione». Questione di stile, anzi di metodo. I pm, in realtà, hanno accertato che «la società le cui quote costituiscono oggetto del contratto preliminare non è e non è mai stata proprietaria dell’immobile di via Lima. Bensì lo è stata un’altra società del gruppo Ricucci, la Magiste Real Estate Spa, che poi lo ha ceduto, proprio nel periodo in cui sarebbe dovuto intervenire il contratto definitivo con il Billè, alla Magiste Real Estate Property Spa, altra società riconducibile a Ricucci».
          Altro che operazione immobiliare: per l’accusa si tratta di «una operazione di natura finanziaria». Per dirla tutta: il sospetto è che Billè portò moneta contante e fresca (39 milioni di euro) che serviva alla scalata dell’Rcs, e che servì, questo è stato accertato, all’acquisto di azioni Capitalia.

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